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Immobili non residenziali dismessi: dove trovarli, quanti sono e come riutilizzarli. In occasione dell’Accademia dell’Edilizia presentate le prime evidenze di uno studio commissionato a Smart Land con focus su due realtà comunali

Gli eventi atmosferici degli ultimi giorni riportano in primo piano la necessità di ripensare al territorio e il suo utilizzo. In questa direzione vanno le norme, regionali ed europee, per la riduzione del consumo di suolo spingendo amministrazioni e cittadini, ad agire e operare al fine di preservare il territorio, valorizzandolo nelle sue componenti ambientali, economiche e sociali senza ulteriori impatti. Lo sforzo che il Veneto sta compiendo è arrivare al 2050 al “consumo di suolo zero”. Per farlo non si tratta di limitare necessariamente l’attività edilizia, ma di orientarla verso obiettivi di riuso e riqualificazione delle città e del territorio, in accordo con le necessità di rigenerazione non solo energetica degli edifici.
Sono queste le premesse dello studio che Confartigianato Imprese Vicenza ha commissionato a Smart Land, un approfondimento provinciale delle ricerche condotte a livello Veneto sul tema del patrimonio pubblico e privato, in particolare quello relativo ai capannoni, dismesso e inutilizzato, al fine di ipotizzare interventi di trasformazione, riuso con relative ricadute socioeconomiche.
In particolare il ‘mandato’ vicentino si è concentrato su due Comuni, Quinto e Bolzano, quali casi-studio. La restituzione dei primi risultati si è avuta in un convegno che si è svolto oggi (1 marzo, ndr) al Centro Congressi di Via Fermi in occasione dell’Accademia dell’Edilizia, una due giorni dedicata al settore promossa da Confartigianato Vicenza in collaborazione con CESAR e il sostegno di Edilcassa Veneto che ha contato 300 partecipanti, tra cui molti giovani.
“Le indagini che Smart Land ha realizzato precedentemente per Confartigianato Imprese Veneto sul tema hanno messo in evidenza alcuni elementi di grande importanza per un lavoro strategico da svolgere, nel territorio, al fine di individuare azioni e occasioni per riutilizzare tali vuoti urbani e non urbani, grazie alle differenti opportunità date dalle norme in vigore”, spiega il relatore prof. Federico Della Puppa. In base ai dati a suo tempo raccolti, Confartigianato ha voluto perciò approfondire il tema con un focus su due comuni con l’obiettivo di studiare e delineare con maggiore specificità il tema del dismesso e ipotizzando delle proposte di intervento che possano costituire una base di riflessione per il riuso di edifici e aree tenendo anche conto della pre-fattibilità della trasformazione e degli strumenti normativi disponibili in tal senso.
L’analisi svolta da Smart Land ha contato 13 edifici abbandonati e inutilizzati a Bolzano Vicentino e 8 a Quinto Vicentino, per un totale di 21 edifici.
“Il prossimo passo sarà definire il quadro di riferimento del sistema di recupero attuabile, gli strumenti disponibili a livello regionale e comunale e il loro uso, nonché le opportunità generabili per il territorio dalla riconversione – prosegue Della Puppa-. Dal recupero di immobili dismessi, infatti, si traggono più vantaggi di tipo: economico, ad esempio i grandi investimenti che una potenziale riconversione del patrimonio porterebbe sul territorio con conseguenze positive per la valorizzazione del settore edilizio, oppure le risorse liberate da un eventuale rottamazione di tale patrimonio; sociale, con il miglioramento della qualità urbana e con la risposta a nuove domande di spazi e servizi per i cittadini e le imprese; ambientale, perché il riuso è “consumo di suolo zero”, trasformando dunque tali vuoti urbani in risorsa per il territorio”.
“Lo studio rappresenta un unicum perché va a operare in maniera chirurgica calandosi concretamente in un territorio specifico, per questo potrebbe essere ‘esportato’ – commenta Giovanni Lovato, presidente del Sistema Casa -. Mappare gli edifici dismessi, talvolta di uso pubblico ma agli effetti privati come ad esempio quelli delle IPAB, ha richiesto tempo e non pochi passaggi burocratici”.
Nei prossimi mesi quindi si proseguirà con una analisi di dettaglio su due edifici scelti in ragione della loro potenziale trasformabilità e riqualificazione, con una valutazione di massima della fattibilità del recupero, ipotizzando usi e modalità di intervento, valutando gli impatti positivi sotto diversi aspetti, in rapporto anche ad alcune best practice.
“Dare la possibilità ai cittadini di avere spazi già esistenti riadattati alle nuove esigenze di comunità è sicuramente una ricchezza, oltre che un buon esempio – aggiunge Thomas Fantin, presidente del Sistema Attività Complementari all’Edilizia -. D’altro canto la sistemazione di immobili dismessi, secondo anche i criteri della sostenibilità e del risparmio energetico con alimentazione da fonti alternative, permette alle amministrazioni di intercettare contributi di varia natura. Poi ci sono le imprese. Soprattutto quelle locali possono essere competenti artefici di sistemazioni, ristrutturazioni, riqualificazione degli edifici individuati. In questo modo si alimenta l’economia locale ‘premiando’ le realtà imprenditoriali a km zero, anche in questo caso un aspetto sociale e sostenibile da valorizzare”. “E, in un’ottica di acquisizione di competenze e professionalità di quanti operano nel settore e per una crescita di nuove maestranze, nelle intenzioni di Confartigianato i due edifici oggetto di ‘riuso’ potranno inoltre diventare altrettanti ‘cantieri studio’”, conclude Lovato.
Il recupero di immobili dismessi rappresenta per svariati motivi un buon investimento, per questo dopo la mappatura nei comuni di Bolzano e Quinto, l’analisi prevede altri step fino ad arrivare a mappare tutti i comuni del vicentino.
“Il tema dell’ambiente e della sostenibilità parte a livello locale – commenta il Presidente del Raggruppamento di Camisano, Vicentino Maurizio Facco-. Sempre più ci rendiamo conto che il dissesto idrogeologico, di forte interesse anche in questi giorni di abbondanti piogge, dipende molto dalla cementificazione di molte aree. Il consumo del suolo è un argomento su cui porre massima attenzione, anche da parte delle Amministrazioni locali, perché da esso può dipendere il benessere della collettività con una forte incidenza per il nostro territorio. Lo studio proposto da Confartigianato Vicenza, fortemente voluto e sostenuto dall’Area di Vicenza, Raggruppamento di Camisano, coinvolgendo i due comuni campione, va proprio nella direzione di identificare opportunità di riutilizzo e di riqualificazione di edifici dismessi evitando quanto più possibile nuove cementificazioni.”

Comunicato 25