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Le imprese dell’edilizia e degli impianti messe in ginocchio dal blocco dei crediti fiscali

A rischio la tenuta di un sistema che è ripartito grazie ai bonus. L’appello ai parlamentari: “Stralciate la norma, non bloccate il mercato e permettete alle aziende di continuare a lavorare”

4 febbraio 2022

Si è svolto oggi un incontro tra le imprese edili e impiantistiche di Vicenza, rappresentate da Giovanni Lovato (presidente della Categoria Edilizia di Confartigianato Imprese Vicenza) e Luigi Schiavo (presidente della Sezione Costruttori edili e impianti di Confindustria Vicenza – Ance Vicenza), e una rappresentanza di parlamentari berici, invitati dalle due associazioni di categoria in merito alla norma contenuta nel decreto Sostegni-ter che vieta le cessioni del credito oltre la prima e che di fatto comporterebbe il blocco totale del settore legato ai bonus edilizi, tra cui il Superbonus 110%.

I PARLAMENTARI CHE HANNO ACCOLTO L’INVITO

Oltre alla ministra, nonché senatrice, Erika Stefani (Lega), tra i parlamentari vicentini hanno partecipato, in presenza o da remoto Maria Cristina Caretta (Fratelli d’Italia), Silvia Covolo (Lega), Germano Racchella (Lega), Barbara Guidolin (Movimento 5 Stelle), Daniela Sbrollini (Italia Viva) e Pierluigi Zanettin (Forza Italia).

Lovato e Schiavo hanno in primis ringraziato i presenti che, nonostante i tempi stretti, hanno partecipato in gran numero, testimoniando un’importante volontà di partecipare attivamente alla risoluzione delle questioni urgenti del territorio. Era presente all’incontro anche lo scledense Dario Dalla Costa, presidente nazionale della Federazione impianti di Confartigianato Imprese.

I TEMI

I rappresentanti delle imprese hanno quindi portando all’attenzione dei Parlamentari le preoccupazioni di un intero comparto il quale, da sempre, traina una lunga filiera di produttori e professionisti fortemente legati al territorio e al made in Italy. Hanno perciò ribadito l’urgente necessità di mettere mano alla norma “incriminata” nel processo di conversione del decreto che spetta, appunto, ai due rami del Parlamento.

“La giusta azione di contrastato ad eventuali frodi legati ai bonus deve trovare soluzioni che non vanno a scapito di un intero settore – spiegano –, per questo chiediamo l’abrogazione della norma (già in vigore essendo stata emessa con Decreto legge) che vieta la cessione multipla del credito fra contribuenti, imprese ed eventuali cessionari, compresi gli istituti di credito. Già si contano gli effetti nefasti di una tale scelta. Il primo è quello di aver creato un clima di sospensione dei lavori e di forte incertezza per quelli avviati. Tutto questo a meno di un mese dalla notizia delle proroghe concesse grazie alla legge di stabilità. Il rischio concreto è la compromissione dell’intera filiera casa che nel nostro territorio interessa oltre 12mila aziende e oltre 33mila addetti”.

SOLUZIONI

“È necessario quindi ripristinare la certezza dei meccanismi di cessione, eventualmente introducendo una disciplina transitoria per salvaguardare i contratti e gli impegni già presi da clienti, imprese e fornitori, applicando eventuali nuove regole dal 1° gennaio 2023 e senza effetti retroattivi. Questa considerazione dovrebbe valere in senso generale. Il recente intervento dell’Agenzia delle Entrate che, con un comunicato stampa diffuso nella serata di ieri, ha allungato di 10 giorni il periodo transitorio previsto dalla norma, sicuramente è un segnale positivo, ma di certo non risolve il problema”.

È giunta da tutti i presenti la sottolineatura per cui, a causa di alcuni che si approfittano illecitamente dei bonus, non debbano essere colpiti anche coloro che invece sono rispettosi della legge.

LE RISPOSTE DEI PARLAMENTARI

Nei successivi interventi, tutti i rappresentanti politici presenti hanno espresso, ognuno con la propria visione e con pochi e limitati distinguo, la comune intenzione di intervenire con modifiche sostanziali su alcuni dei punti più delicati sollevati dalle imprese.
In primis, trasversalmente e con grande rispetto del proprio impegno nel rappresentare il territorio, si sono detti impegnati nel risolvere il problema della cessione del credito con le forme e nei modi previsti dall’iter parlamentare, comprendendone e sottolineandone il carattere d’urgenza. Unanime il consenso anche sulla necessità di un intervento atto a bloccare la retroattività del provvedimento.

I RISCHI

“Se questa norma non verrà profondamente modificata – sottolineano Lovato e Schiavo -, la limitazione delle cessioni dei crediti fiscali inevitabilmente innescherà un effetto domino: se le banche hanno plafond ridotti, non potendo a loro volta cedere, non acquisteranno più crediti o lo faranno per una clientela selezionata, con prezzi sempre più alti; il mercato si contrarrà, quindi, in modo significativo e si genererà una enorme crisi di liquidità dell’intero comparto.

Sicuramente il costo maggiore di tale situazione verrà subito dalle imprese impegnate seriamente sul campo, che non riusciranno a portare a termine i cantieri già aperti, e dai contribuenti che non potranno concludere i lavori, con il rischio di innesco di migliaia di contenziosi.

In questo caso – paradossalmente – avranno tratto beneficio dalla misura solo i soliti furbetti, con danno certo dello Stato, delle imprese, dei contribuenti e soprattutto delle finalità di riqualificazione energetica che il superbonus ci offre e che l’Europa, sempre con più insistenza, ci chiede. Il regime dei bonus fiscali va stabilizzato nella sostanza evitando di cambiare le norme e le regole di riferimento ad impegni già presi e con contratti già in vigore.

I TIMORI PER ALTRI PROVVEDIMENTI

C’è poi il sospetto che la cessione del credito non sia l’unico intervento normativo con effetti devastanti per il mercato. Siamo infatti in attesa anche della pubblicazione del Decreto del Ministero della Transizione Ecologica (previsto nella Legge di Bilancio) che aggiunge ulteriori nuovi massimali delle detrazioni modificando i parametri economici degli interventi incentivati. Se anche questo decreto entrerà in vigore senza prevedere un congruo tempo di transizione e di adeguamento sarà la fine dei Bonus edilizi con il rischio di contenziosi e di fallimento per molte imprese. Ad oggi, è possibile scongiurare tutto questo attraverso un’azione coordinata e speriamo corale da parte dei Parlamentari a Roma. Le nostre associazioni di categoria sono ovviamente a disposizione anche con i rispettivi tecnici”.

CONCLUSIONI

Lovato e Schiavo concludono, quindi: “Registriamo con favore non solo la grande partecipazione, ma anche l’impegno condiviso e convinto a sostenere emendamenti che vanno nella direzione da noi auspicata. Compresa la salvaguardia della ratio che riguarda la prevenzione delle truffe e i controlli sugli abusi. È necessario, però, fare presto. Perché il decreto è attualmente in vigore, con i conseguenti effetti dannosi sia per le aziende che per i cittadini, innescando pericolose spirali di incertezza di mercato”.