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XVI° INDAGINE CONGIUNTURALE SULL’OCCUPAZIONE ARTIGIANA – PRIMO SEMESTRE 2006

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02/12/2006XVI° INDAGINE CONGIUNTURALE SULL’OCCUPAZIONE ARTIGIANA – PRIMO SEMESTRE 2006_x000D_
L’occupazione nell’artigianato veneto continua a calare: nei primi sei mesi dell’anno i dipendenti del comparto sono diminuiti dell’ 1,8 per cento rispetto al primo semestre 2005. Il dato emerge dall’indagine semestrale che la Confartigianato del Veneto realizza per monitorare l’andamento del lavoro attraverso l’elaborazione (a cura di BS consulting) di oltre 50mila cedolini paga elaborati dalle Associazioni/Unioni provinciali per le aziende socie. Sono ormai sei semestri consecutivi che i dipendenti delle imprese artigiane del Veneto calano: l’ultimo incremento (più 2,2%) si registrò nel primo semestre 2003. Il calo maggiore si è registrato nel manifatturiero, meno 2,1 per cento; ma flessioni significative riguardano anche le costruzioni (meno 1,4%) e i servizi (meno 1,1%). All’interno dei servizi si trova l’unica categoria che abbia avuto un incremento occupazionale, nel primo semestre: l’autotrasporto ha messo a segno un più 2,2%. Ma, notoriamente, una rondine non fa primavera.Ancora: la flessione non è uniforme a livello territoriale. Perdono occupati le province di Padova, Treviso, Venezia, Vicenza: crescono Verona e Rovigo. Stazionaria Belluno.Anche per quanto riguarda la veste giuridica, la flessione viaggia a ritmi diversificati: gli impiegati crescono, sia pure dello 0,6%, mentre calano visibilmente gli operai (meno 2,1%) e crollano gli apprendisti sotto i 18 anni: meno 8,3%. Assieme agli impiegati, l’unica categoria con il segno più é quella dei lavoratori part time: più 0,9%.I dipendenti che non conoscono flessioni, invece, sono gli extracomunitari: crescono, sia pure di poco, più 0,4%. Il loro contributo consente di limitare le perdite occupazionali nell’ artigianato, che per quanto riguarda i dipendenti comunitari, quasi tutti italiani, è di 2,2 punti percentuali. Complessivamente, gli extra comunitari oggi totalizzano il 15,4% dell’occupazione del settore, in Veneto.Il calo degli occupati nell’artigianato è tanto più significativo, sottolineano alla Confartigianato del Veneto, in quanto in complesso i dipendenti stanno crescendo, a livello regionale: nel primo semestre erano 2 milioni 120 mila unità, più 1,2%. "Duplice la spiegazione a questo fenomeno -commenta Vendemiano Sartor Presidente regionale di Confartigianato- la prima di natura congiunturale: il manifatturiero artigiano sconta il calo degli ordini a causa della delocalizzazione ed i servizi invece soffrono per la mancata crescita dei consumi interni; la seconda dovuta invece alla scarsissima presenza nelle nostre aziende di lavoro interinale e di contratti a tempo determinato. Tipologie che nel 2006 (dati Unioncamere) rappresentano in regione quasi il 50% delle nuove assunzioni. L’artigianato quindi, assume meno di una volta -prosegue Sartor- ma offre ancora lavoro di qualità: a tempo indeterminato e capillarmente su tutto il territorio. Due qualità decisamente importanti." LE CATEGORIEIl calo più pesante si è registrato, in base ai dati della Confartigianato, nel tessile- abbigliamento- calzaturiero: meno 7,0 punti percentuali. Seguono, con una forte flessione di 5,4 punti, le manifatture varie, quindi (meno 2,8%) vetro e chimica. Il settore del manifatturiero che perde di meno è l’alimentare, appena 0,3 punti. Quanto ai servizi, il calo più significativo si registra nella riparazione di auto e moto, meno 3,6%, seguito dai servizi alla persone, che perdono 1,4 punti. "Per il manifatturiero -spiega Sartor- si confermano i dati negativi preoccupanti che avevano caratterizzato i periodi precedenti, pur nella eterogeneità dell’andamento dei singoli settori. E’ comunque evidente il peso della crescente concorrenza internazionale. Quanto ai servizi, risentono evidentemente della situazione di stallo che da tempo caratterizza l’economia regionale".IL TERRITORIO Gli andamenti delle singole province mettono in luce una situazione abbastanza omogenea con dinamiche orientate al ribasso in cinque province su sette. "Ci preoccupa particolarmente -commenta Sartor- il calo registrato nelle aree più votate all’artigianato:Padova (-2,6%) Treviso (-2,5%) e Vicenza (-1,8%). Mentre segnali di ripresa ci confortano a Verona e Rovigo." LE CARATTERISTICHE DEL LAVORO"Dalle dinamiche registrate per veste giuridica, sesso, età e cittadinanza, -conclude Sartor- risulta ancora in atto un processo di invecchiamento e de-femminilizzazione del lavoro dipendente artigiano della nostra regione che va assolutamente invertito. In particolare l’apprendistato, da sempre porta di ingresso principale al mondo del lavoro, è in forte calo (-8,8% per quello fino a 18 anni e meno 0,4% per gli ultra 18enni). Una nota positiva arriva invece dalla crescita degli impiegati +0,6% che, pur nella sua moderata tendenza, rappresenta uno dei migliori esiti comparati a livello regionale e dal part time +0,9% che costituisce anche il record intercategoriale di crescita nel presente semestre. Infine il Veneto si conferma regione ad incidenza elevata di lavoratori di origine extracomunitaria. In termini dinamici, mentre i lavoratori di nazionalità comunitaria segnano un calo di -2,2%, gli extracomunitari aumentano la loro presenza di un positivo, seppur frazionale, +0,4%. In buona sostanza, ci troviamo oggi di fronte ad una situazione in cui circa un lavoratore e mezzo su dieci nell’artigianato veneto è di provenienza extracomunitaria".Dati dell’indagine