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VENETO, NEL 2013 NESSUN SEGNALE DI RIPRESA: PIL -0,4%. IL 2012 CHIUSO CON UNA FLESSIONE DEL -1,9%. FATICA ANCHE L’EXPORT (+1,6%), TIENE IL TURISMO

In un 2012 che ha visto il Pil mondiale crescere del +3,2%, quello dell’Eurozona calare del -0,6% e l’Italia del -2,4%, il Pil del Veneto ha chiuso l’anno con una marcata contrazione del -1,9% e le previsioni per il 2013 rimangono negative con una flessione del -0,4%. Il quadro dell’economia regionale è stato illustrato venerdì scorso durante la presentazione dell’Anteprima alla Relazione sulla situazione economica di Unioncamere Veneto. Presenti Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere Veneto, Gian Angelo Bellati, segretario generale Unioncamere Veneto, e Serafino Pitingaro, responsabile Centro Studi Unioncamere Veneto. Come al solito, le sezioni dedicate all’artigianato Veneto ed all’edilizia, vengono realizzate con il contributo fondamentale degli osservatori congiunturali realizzati nel corso dell’anno da Confartigianato Imprese Veneto e CEAV.
 
L’ECONOMIA REGIONALE – 2012: continua la recessione: La debolezza del ciclo economico nazionale, unita agli effetti recessivi delle manovre di consolidamento fiscale, hanno provocato una brusca frenata dell’economia veneta. Nel 2012 il Pil regionale ha segnato una marcata contrazione del -1,9 per cento rispetto all’anno precedente. Nel confronto con le principali regioni competitor, il Veneto ha mostrato un andamento lievemente migliore di quello dell’Emilia-Romagna (-2,2%), del Piemonte (-2,1%) e della Toscana (-2%), mentre è apparso leggermente peggiore a quello della Lombardia (-1,8%). La contrazione del Pil regionale è stata determinata dal contributo negativo delle componenti della domanda interna: gli investimenti fissi lordi sono risultati in forte flessione (- 8,5%), così come i consumi privati delle famiglie (-4%). La domanda estera continua a rappresentare un driver importante ma insufficiente per la crescita: nel 2012 l’export ha registrato una dinamica debole, crescendo appena dell’1,6 per cento. Per quanto riguarda la formazione del reddito, nel 2012 il valore aggiunto ai prezzi base è stimato in diminuzione dell’1,6 per cento rispetto all’anno precedente. L’edilizia ha proseguito il trend negativo (-5,6%), il sesto calo consecutivo, mentre l’industria, dopo un 2011 di crescita, ha evidenziato una nuova contrazione (-3,3%). Anche i servizi hanno registrato una diminuzione, anche se d’intensità più contenuta (-0,6%), l’agricoltura invece ha mostrato un leggero aumento (+0,5%).
2013: ripresa rinviata: Le previsioni per l’anno in corso resteranno negative. Secondo le stime più recenti il Veneto nel 2013 registrerà una flessione del Pil pari a -0,4 per cento, determinata dalla dinamica negativa degli investimenti delle imprese (-2,3%) e dei consumi delle famiglie (-1,2%). Positivo sarà invece il contributo delle esportazioni, che registreranno una ripresa (+3,7%). Il graduale recupero dell’attività produttiva non consentirà un’inversione di tendenza della dinamica occupazionale (-0,5%) e il tasso di disoccupazione, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, nel 2013 toccherà l’8,3 per cento.
 
ANALISI SETTORIALE NEL DETTAGLIO
Gli scambi con l’estero
: Nel 2012 il Veneto, pur rappresentando una delle realtà maggiormente export-oriented nel contesto italiano e dopo due anni di grande ripresa, ha registrato flussi esportativi in debole crescita (+1,6%). Il fatturato estero infatti non ha rappresentato un fattore di accelerazione del ciclo economico regionale: il contributo positivo del saldo commerciale in surplus di 13,6 miliardi di euro ha dipeso principalmente dalla caduta delle importazioni (-7,8%). Nel 2012 la regione ha esportato beni per un valore di oltre 51 miliardi di euro, malgrado nel corso dell’anno la dinamicità delle vendite regionali all’estero si sia progressivamente ridotta. Tra i settori che hanno inciso maggiormente sull’andamento del fatturato estero troviamo i macchinari, prima voce dell’export veneto, e le altre apparecchiature elettriche (entrambi in diminuzione del -2,1%). Il principale mercato di riferimento resta l’Ue27, anche se la quota detenuta da quest’area si sta man mano ridimensionando, mentre si stanno rivelando sempre più dinamiche le esportazioni con i Paesi esterni all’Unione europea (+6,7% dei valori). Al calo accusato verso i Paesi più colpiti dalle manovre di austerity (Spagna e Grecia), si è aggiunta la frenata dell’ex port anche verso Germania (-1,7%) e Francia (-2,1%) che comunque si confermano i primi due partner commerci ali della regione. Anche i flussi commerciali diretti verso i Paesi Brics si sono ridimensionati, in particolare la Cina ha diminuito gli acquisti di beni manifatturieri veneti per oltre un quarto.
Struttura produttiva: Nel 2012 le imprese attive in Veneto hanno accusato un calo di oltre 5.600 unità, pari al -1,2 per cento in termini relativi, attestandosi a poco più di 450 mila unità. L’andamento negativo più marcato è stato registrato dal settore delle costruzioni (-3,5%), pesantemente condizionato dalla crisi del settore immobiliare e dalla stretta creditizia. I dati confermano inoltre il processo di deindustrializzazione in atto nel tessuto economico: rispetto al 2011 le attività manifatturiere hanno perso più di 1.600 unità attive (-2,8%) e più di 13.000 unità in 10 anni (è andato perso un quinto delle imprese industriali presenti nel 2002). I settori industriali che hanno presentato le perdite maggiori sono stati il legno e mobile (-4,2%), le macchine elettriche ed elettroniche (-4,1%) e il marmo, vetro, ceramica (-4%). Il settore che ha evidenziato invece la dinamica positiva più marcata è stato quello delle public utilities, che, trainato dal segmento delle energie rinnovabili, ha visto un incremento del 15,9 per cento delle imprese attive. Anche i servizi hanno registrato delle dinamiche positive, ad eccezione dei trasporti (-1,7%) e del commercio (-0,9%).
Mercato del lavoro: Il 2012 si è chiuso con un saldo occupazionale negativo di oltre 15 mila posti di lavoro, in forte diminuzione rispetto a quello del 2011 (-8.700 unità). Il bilancio occupazionale negativo è ascrivibile in particolar modo ad una marcata flessione del volume delle assunzioni (da 669,4 a 631,8 mila unità, pari a -5,6%) che non è stata compensata dalla dinamica negativa delle cessazioni (da 660,7 a 615,9 mila unità, pari a -6,8%). Per quanto riguarda la domanda di lavoro per settore, la dinamica è stata positiva solo per l’agricoltura (+5%). Gli altri comparti hanno mostrato invece una contrazione delle assunzioni, particolarmente marcata per le costruzioni (-20,1%) e l’industria (-17,5%), mentre il settore terziario ha evidenziato una flessione più debole (-3,1%). Le ore di Cig autorizzate, dopo la forte decelerazione del 2011, hanno mostrato un nuovo aumento, (da 87 a quasi 103 milioni), accompagnate dall’aumento del numero di crisi aziendali (da 1.063 a 1.502 unità). Il tasso di disoccupazione è stato pari al 6,6 per cento, in peggioramento di 1,6 punti percentuali rispetto al 2011, mentre il tasso di occupazione è rimasto in linea con il dato dello scorso anno (64,9%).
Agricoltura: Nel 2012 il valore della produzione dell’agricoltura veneta si è attestato sui 5,3 miliardi di euro, un livello leggermente superiore a quello dell’anno precedente (+0,5%). Tale risultato è dovuto soprattutto all’andamento crescente dei mercati: le variazioni percentuali valutate a prezzi costanti sono tutte di segno negativo ed hanno evidenziato la contrazione della quantità prodotta dalle coltivazioni agricole, soprattutto a causa della siccità, mente la zootecnia ha contenuto il calo produttivo su livelli decisamente inferiori.
Industria manifatturiera: Per l’industria manifatturiera il 2012 è stato un anno negativo, segnato dal pesante rallentamento dei livelli produttivi. Secondo l’indagine Veneto Congiuntura di Unioncamere Veneto, nel 2012 l’indice regionale della produzione industriale ha registrato una flessione media annua del -4,3 per cento, evidenziando le maggiori difficoltà tra aprile e giugno (- 5,3%). La caduta dei livelli produttivi ha riguardato tutte le tipologie dimensionali, ma sono sempre le piccole imprese a risentire maggiormente della sfavorevole congiuntura. Le microimprese (2-9 addetti) hanno infatti segnato una pesante flessione della produzione (- 7,7%), meno marcato il calo nelle grandi imprese che hanno evidenziato una variazione meno spinta (-2,6%). La dinamica negativa è ascrivibile soprattutto alle industrie che producono beni intermedi (-5,1%). Più contenuta, ma pur sempre sfavorevole, è stata la diminuzione della produzione nei settori dei beni di consumo e di quelli strumentali (rispettivamente -3,8% e -3,7%).
Costruzioni: I dati a consuntivo sull’andamento del mercato delle costruzioni nel Veneto hanno evidenziato tra il 2008 e il 2012 la più grave crisi del settore dal dopoguerra. In tale periodo gli investimenti sono diminuiti del -14,2 per cento a valori correnti e del -22,8 per cento a valori costanti, pari a poco più di 13,7 miliardi di euro contro i 16 miliardi del 2008. In quattro anni il mercato ha perso circa 2,3 miliardi di investimenti. Il protrarsi della crisi ha aggravato la situazione occupazionale. Secondo i dati Istat sulle forze lavoro, nel 2012 si è registrato un calo di 5.400 addetti nell’edilizia, pari ad una diminuzione annua del -3,2 per cento. La crisi si è fatta sentire anche sul numero di imprese attive che hanno registrato una diminuzione del -3,5 per cento rispetto al 2011.
Commercio: Nel 2012 l’impatto delle politiche di austerity sui bilanci familiari e la caduta del reddito disponibile delle famiglie hanno portato ad una forte contrazione in Veneto delle vendite al dettaglio. Secondo i dati di VenetoCongiuntura, la dinamica del commercio al dettaglio è stata fortemente negativa, registrando una contrazione media annua del -5,8 per cento (era -5,3% nel 2009). Il bilancio negativo dei consumi ha interessato tutte le tipologie di prodotto anche se la performance negativa dei prodotti non alimentari (-6,8%) è risultata superiore a quella dei prodotti alimentari (-4,7%). Sulla dinamica negativa dei consumi ha pesato, oltre alla difficile fase congiunturale, anche il continuo incremento dei prezzi. Secondo l’Istat, in media d’anno la variazione dell’indice NIC si è attestata al +2,9 per cento, in leggero aumento rispetto al 2011 (+2,5%).
Credito: Nel 2012 è proseguita la contrazione dell’ attività di prestito del sistema bancario, già iniziata nella seconda parte del 2011. In Veneto tale attività si è complessivamente ridotta del -2 per cento, caratterizzata da una lieve flessione dei finanziamenti alle famiglie consumatrici (-0,7%) e da una riduzione più marcata dei prestiti alle imprese (-2,5%). A fronte dell’andamento negativo dei prestiti, sono invece incrementati i depositi (+5,3%).
Turismo: I numeri del flusso turistico hanno riportato nel 2012 risultati di tutto rispetto, tenuto conto che si è rimasti su livelli particolarmente elevati: l’incremento dello 0,3 per cento maturato negli arrivi corrisponde a oltre 15,8 milioni di visitatori e rappresenta un ulteriore traguardo storico, mentre la diminuzione dell’1,7 per cento registrata nelle presenze rimanda ai 62,4 milioni di pernottamenti che, comunque, sono secondi solo al record registrato lo scorso anno. La permanenza media si è ulteriormente contratta, scendendo a 3,9 giorni per l’effetto “italiano”. Nel 2012 le entrate turistiche generate dagli stranieri nel Veneto sono cresciute del 5,4 per cento, oltrepassando per la prima volta la soglia dei 5 miliardi di euro. La regione è rimasta saldamente al terzo posto nella classifica tra regioni, dopo Lazio e Lombardia.
Trasporti: La caduta dei livelli produttivi registrati dal sistema economico regionale nel 2012 hanno inevitabilmente impattato sul settore dei trasporti. I dati provvisori diffusi da Aiscat, riferiti ai chilometri complessivamente percorsi dai veicoli entrati nella rete autostradale regionale, hanno evidenziato nel 2012 il calo della mobilità (-5,7%) rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo i 12.931 milioni di veicoli/km. Il decremento è stato consistente sia per il settore pesante (-5,4%) che per i veicoli leggeri (-5,8%). Al contrario la rete ferroviaria veneta ha sostenuto una fortissima mobilità (152.620 viaggiatori al giorno e 65.824 abbonati). La caduta della produzione industriale ha avuto ripercussioni anche sul traffico cargo negli aeroporti. Secondo i dati elaborati da Assaeroporti, nel 2012 gli scali veneti hanno accusato un calo del 4,6 per cento delle tonnellate di merci trasportate, per contro invece è rimasto dinamico l’andamento del traffico passeggeri. Il porto di Venezia ha mostrato un leggero calo (-3,6%) nel tonnellaggio complessivo e un sostanziale mantenimento dei traffici di rinfuse liquide e solide.
Servizi innovativi e tecnologici: Il settore dei servizi innovativi e tecnologici rappresenta un segmento imprenditoriale in progressiva espansione. Le imprese che operano in questo settore, recentemente ridefinite con l’acronimo KIBS (knwoledge-intensive business services), sono specializzate nella realizzazione di servizi ad alto contenuto di conoscenza che co-producono insieme ai propri clienti e stanno rivestendo un ruolo crescente a supporto dei processi di innovazione che hanno luogo in un determinato tessuto economico. Secondo una ricerca promossa da EbicomLAB-Confcommercio Treviso e realizzata da EconLab Research Network su dati Infocamere, in Veneto quasi 28.600 unità locali operano nei settori KIBS, dando lavoro a oltre 150 mila addetti. Un’altra stima della consistenza delle imprese KIBS emerge da una ricerca promossa da Unioncamere Veneto e realizzata dall’Università di Padova che conferma come siano circa 21 mila imprese venete che operano nei settori KIBS, in continuo aumento nell’ultimo decennio.
Artigianato e piccola impresa: Nel 2012 il numero di imprese artigiane attive in Veneto è risultato pari a 138.484 unità in diminuzione di oltre 2.700 unità (-1,9%). I due comparti più rilevanti hanno accusato un nuovo calo: -2,7 per cento nel manifatturiero e -3 per cento nelle costruzioni. Da ll’indagine campionaria realizzata dalla Confartigianato del Veneto l’attività produttiva ha registrato una sensibile contrazione (-14,7%) con variazioni peggiori nell’edilizia (-18%) e nei servizi alle imprese (-14,7%). Anche il fatturato (-16,7) e gli ordinativi (-11,4%) hanno riportato un trend negativo che si è riflesso sull’andamento degli occupati (-4,5%).
Focus: la crisi del sistema produttivo veneto analizzata attraverso i bilanci delle società di capitali Dall’ottobre 2009 il Centro studi di Unioncamere Veneto realizza un Osservatorio sui bilanci aziendali, al fine di monitorare le performance e le problematiche economico-finanziarie delle imprese venete. Tali analisi utilizzano la banca-dati “in.balance”, realizzata da Infocamere, la quale aggrega tutti i bilanci delle società di capitali in bilanci-somma, suddivisi per gruppi dimensionali, settoriali e territoriali. Sotto l’aspetto congiunturale il trend dei principali valori di bilancio ha dimostrato un andamento decrescente per il Veneto soltanto sotto il profilo economico indotto dalla crisi, ma a livello finanziario l’attività no n si è contratta (almeno a valori correnti) e si è evidenziata una effettiva rivalutazione del capitale fisso già presente diffusamente nelle imprese. Tuttavia i principali indici di bilancio evidenziano che la situazione finanziaria delle imprese venete, seppur marcatamente migliorata rispetto all’inizio della crisi, ha soltanto raggiunto la media nazionale e quindi non può considerarsi migliore, perché partiva da una posizione di svantaggio. Passando alla Redditività la crisi ha provocato una contrazione del reddito per tutte le imprese, ma quelle che ottenevano prima delle performance superiori sono anche riuscite a ridurre lo svantaggio a differenza delle altre che invece hanno subito più pesantemente la crisi di mercato. Direttamente collegato alla redditività è inoltre il problema della tassazione delle imprese, che riduce notevolmente il reddito lordo. Di fronte ad un’aliquota nominale del 31,4 per cento (IRES + IRAP previste dalla normativa tributaria), l’aliquota effettiva è stata nel 2011 per il Veneto del 58,7 per cento (in crescita dal 50,2 per cento del 2007). In aggiunta, l’indicatore della produttività continua a risultare inferiore alla media nazionale e per di più in calo a causa della crisi.