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ODONTOTECNICI: LA REGIONE VENETO ASSIMILA LE ACQUE REFLUE A QUELLE DOMESTICHE

Enrico Tolio
Enrico Tolio

Odontotecnici soddisfatti per l’indicazione chiara che la regione del Veneto ha dato, in relazione alle acque reflue: non sono da considerarsi industriali, ma bensì domestiche.

 

In occasione del recente incontro tenuto a Vicenza, le imprese della categoria degli odontotecnici hanno espresso soddisfazione per questa decisa presa di posizione della regione del Veneto.
Un decisione che mette al riparo dal rischio di incorrere nelle pesanti sanzioni previste per gli scarichi considerati industriali, anche solo per aspetti formali.
«Non è semplice da capire per chi non è odontotecnico, ma per noi è veramente un bel risultato – spiega Enrico Tolio, presidente provinciale del mestiere -, in quanto ci permette di gestire le nostra attività con un problema in meno, del quale peraltro non abbiamo mai compreso il senso. Sembra quasi incredibile a raccontarlo, ma fino a ieri i nostri scarichi venivano considerati industriali. Piccoli imprenditori che scaricano quasi nulla, dovevano considerare i propri scarichi come quelli di una grande industria. Oggettivamente un paradosso. Un risultato che attendavamo da anni e per il quale ci sentiamo in dovere di ringraziare la struttura del servizio acque della Regione Veneto, che ha analizzato con la consueta serietà la questione da noi posta, affermando appunto che le nostre acque reflue sono assimilabili a quelle domestiche».
Anche Gianluca Cavion, delegato per lo sviluppo sostenibile di Confartigianato Vicenza, esprime soddisfazione per la decisione della Regione: «In questi mesi i nostri funzionari, provinciali e regionali si sono confrontati con i funzionari regionali, per cercare di arrivare al risultato ottenuto. Eravamo rimasti delusi da un decreto ministeriale di febbraio che non aveva incluso l’attività degli odontotecnici fra quelle che potevano considerare le loro acque reflue come domestiche. Non abbiamo mai capito se questo era dovuto a una svista o a un atto voluto, comunque per noi incomprensibile e inaccettabile. Per questo, come Confartigianato, abbiamo voluto insistere con la Regione convinti delle nostre buone motivazioni. La Regione Veneto le ha condivise».