Skip to main content







NO AL FURTO DELLE TESORERIE VENETE

Sbalchiero: “abbiamo gli Enti Locali più virtuosi d’Italia, ci deve essere riconosciuto!”

“No alla Tesoreria Unica. Non accettiamo il commissariamento di Comuni, Provincie e Regione veneti da parte dello Stato”. Con questa dichiarazione forte Giuseppe Sbalchiero, Presidente della Confartigianato Imprese Veneto, schiera, al fianco del Governatore Luca Zaia, gli oltre 400mila tra titolari, soci, collaboratori e dipendenti delle imprese artigiane regionali nella battaglia di diritto contro il  D.L. n.1 del 24 gennaio 2012, (art.35, commi 8 e 9), che impone, in due tranche, entro il 16 aprile 2012, a tutti gli Enti Locali di versare la propria liquidità depositata presso le Tesorerie in quella Unica centralizzata.
“Siamo di fronte ad un furto in piena regola, una rapina, -prosegue il Presidente- aggravate da un processo centripeto che priverà i nostri comuni, provincie e la stessa Regione Veneto delle loro casse che contengono i soldi delle tasse che –ricorda Sbalchiero-  abbiamo versato noi cittadini. Una svolta centralista aberrante che rischia di danneggiare anche il tessuto produttivo del territorio visto che bisognerà chiedere autorizzazione a Roma per qualsiasi spesa”.
“La nostra regione –dichiara Sbalchiero- ha inoltre dei motivi in più delle altre per opporsi al provvedimento contenuto nel decreto sulle liberalizzazioni. Le sue Amministrazioni sono le più virtuose d’Italia sia nella gestione, nell’equilibrio economico sin’anche per efficienza e autonomia. Una prova di maturità che dovrebbe indurre chi ci governa ad ipotizzare passi avanti nel processo di attuazione del federalismo e non il contrario”.

“Condividiamo ed appoggiamo – conclude Sbalchiero – l’azione di legittima difesa del nostro Governatore Zaia che ha già bloccato la prima tranche pari al 50% che doveva essere trasferita a Roma, alla Tesoreria centrale, entro il 29 febbraio e soprattutto ci riconosciamo nel ricorso al TAR. Azioni che hanno portato ieri sera la commissione Industria di Palazzo Madama a chiudere la partita dei ritocchi al decreto liberalizzazioni inserendo un sostanziale rinvio del nodo tesoreria unica a un eventuale emendamento da presentare probabilmente al decreto fiscale, anticipato per ora da due semplici ordini del giorno al Senato per impegnare il Governo a ridurre al minimo la durata temporale della misura”.
“Un  primo passo indietro che non ci tranquillizza affatto”.