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LE CONSEGUENZE DEL RICORSO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CONTRI IL PIANO CASA

Le illustra sulla stampa l’Avv. Barel

Riportiamo le considerazioni dell’Avv Bruno Barel intervistato dal Corriere del Sera sul tema del ricorso alla Corte Costituzionale da parte del Consiglio dei Ministri contro il Piano Casa del Veneto.
 
E adesso che succede? Come si deve comportare chi ha già pronte nel cassetto tutte le carte necessarie a dar corpo al sogno della cameretta in più, del doppio garage, del salotto «ampio e luminoso» grazie ai bonus della Regione? Meglio fermare tutto e attendere la decisione definitiva della Consulta oppure spicciarsi e passare all’incasso prima che sia troppo tardi? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Bruno Barel, autore del commentario al Piano Casa pubblicato dal Corriere del Veneto. «Dal punto di vista strettamente giuridico, la legge 32 resta efficace fino al giorno successivo alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, così come previsto dall’articolo 136 della nostra Carta. Sino ad allora, dunque, nulla cambia rispetto ad oggi e questo si spiega anche con l’ovvia considerazione che i giudici potrebbero decidere di respingere l’impugnazione da parte del governo, così che al di là dell’annuncio di oggi non si avrebbe alcuna conseguenza pratica. Esiste la possibilità, remota e per quanto è a mia conoscenza mai sfruttata dalla Corte, che dopo una riunione in camera di consiglio i giudici decidano di concedere una sospensiva simile a quella normalmente prevista nella procedura di fronte al Tar,masi tratta per l’appunto di un’ipotesi quasi di scuola, che non si verifica mai nella prassi». Per dire: la richiesta di sospensiva è stata rigettata di recente anche nella celebre querelle sulle Province. E una volta pubblicata la sentenza, che accade? «L’eventuale dichiarazione di incostituzionalità travolgerebbe la legge con effetto retroattivo, con conseguenze per tutti i rapporti non esauriti» spiega Barel. Ovvero, chi per allora avrà già chiuso il cantiere sarà al riparo e, va da sé, nessuno potrà chiedergli di abbattere quanto costruito. Viceversa, chi al momento della sentenza avrà ancora la pratica aperta, rischia di vedersi negare gli ultimi timbri dagli uffici dei Comuni in precipitosa retromarcia. La semplice impugnazione da parte del governo, dunque, potrebbe avere da domani due effetti opposti. Nei Comuni in cui il Piano Casa è stata accolto tra grida di scandalo e disapprovazione i tecnici potrebbero decidere di sospendere le autorizzazioni, in attesa di sapere che ne pensano i giudici costituzionali. Viceversa, nei Comuni in cui il Piano è stato accolto di buon grado e con favore si potrebbe assistere alla corsa allo sportello da parte dei cittadini, decisi a chiudere la loro partita prima che sia troppo tardi. «Attenzione, però, le due fattispecie possono avere conseguenze diametralmente opposte – avverte Barel – mentre il tecnico rispettoso del Piano fino alla sentenza si comporterà in modo conforme alla legge, quello che rifiuterà le autorizzazioni e disapplicherà il Piano integrerà un comportamento “anti giuridico” che sarà “sanato” in caso di pronuncia di illegittimità della legge regionale ma che resterà tale se il ricorso del governo sarà poi respinto. Con tutte le conseguenze, anche penali visto che si tratta dell’omissione di un atto d’ufficio, che questo può comportare».