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LA “MUCCA PAZZA” FA TACERE LA MUSICA?

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19/05/2006LA "MUCCA PAZZA" FA TACERE LA MUSICA?_x000D_
Difficile da credere, però può anche succedere che un "malessere" animale metta in crisi la musica. Accostamento paradossale, tra due realtà certamente lontane; eppure accade. La storia è molto lineare. C’è, a Caldogno, nel Vicentino, un’azienda dal nome suggestivo "Aquila", che è leader quanto meno nazionale (ma non solo) nella produzione di corde armoniche. Un’attività antichissima, tramandata nel tempo da maestri artigiani ad allievi soprattutto nella botteghe abruzzesi, romane e napoletane, per poi trovare casa anche nel Veneto e nel Modenese.Per realizzare i loro prodotti, cioè le corde per chitarre ed altri strumenti, l’azienda in questione (una delle due del territorio nazionale, l’altra è a Pescara, poi bisogna invece emigrare a Norimberga o oltreoceano, nell’Oregon) si avvale di un prodotto specifico: il budello bovino e ovino. Il migliore, il più apprezzato, nonostante da qualche anno l’industria del sintetico abbia messo le mani (ma limitatamente ad alcuni strumenti) in questo campo.Bene. Ora accade che, a causa della normativa comunitaria, il Reg.to CEE 999/2001, che ha come obiettivo la salvaguardia dei cittadini europei dalla Bse (l’encefalopatia spongiforme, più comunemente conosciuta come sindrome della "mucca pazza"), sia diventato pressoché impossibile reperire nel mercato il budello d’animale che serve per la realizzazione delle corde armoniche.Insomma l’"Aquila" rischia di non poter più continuare la propria attività per mancanza di materia prima."E’ un’estensione assurda della norma – afferma Mimo Peruffo, titolare dell’azienda artigiana vicentina – perché ciò che noi usiamo per la produzione è assolutamente inadatto al consumo umano, non è a sezione intera tubolare. Bensì tagliato a strisce longitudinali (dette Serosa) e conservato sottosale".Alla fine del processo, poi, le corde vengono addirittura verniciate, se non ricoperte con un filo di rame argentato. Tutto questo esclude ogni rischio per la persona. Ma il divieto rimane.In proposito l’"Aquila" ha chiesto chiarimenti al Ministero della Salute, che ha prontamente risposto.Il Decreto italiano in materia di protezione contro l’encefalopatia spongiforme "dispone il divieto di introduzione nel territorio nazionale, in provenienza sia da Stati dell’Unione Europea sia da Paesi terzi, di materiale specifico a rischio, anche se desinato ad essere eliminato in conformità ai regolamenti Ce". Tale provvedimento va esteso "indipendentemente dalla destinazione d’uso del materiale medesimo". Insomma, con le budella di mucche e pecore non si può fare nulla, neppure le corde di violino."Attualmente – spiega il titolare dell’"Aquila" – possiamo importare la Serosa soltanto dall’Argentina (che ha ottenuto una deroga in quanto "Paese non a rischio") e in particolare da una sola azienda di questo Stato, troppo poco per poter garantire la nostra produzione"."Nonostante questa limitazione -conclude Mimmo Peruffo- per il momento siamo riusciti a garantirci la materia prima indispensabile per non chiudere; ma di certo si tratta di una soluzione provvisoria, rispetto alla quale abbiamo intenzione di procedere in due modi. Prima di tutto fare ricorso al Tar, perché la norma italiana ci pare troppo estensiva e punitiva nei nostri confronti, dato che non utilizziamo materiale di provenienza animale che possa essere ingerito a fini alimentari. In secondo luogo chiediamo il riconoscimento della nostra attività come "storicamente rilevante" dal punto di vista della tradizione e dell’arte e come tale domandiamo disponibilità e deroghe nell’uso dei materiali, come già accade per altri ambiti del genere".Come dire che la musica, quella buona, legata al lavoro di artigiani storicamente consolidati, non può certo tacere, neppure di fronte ad una mucca impazzita.