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LA MULTINAZIONALE DEL FALSO VALE 200 MILIARDI NEL MONDO

In Veneto oltre 233,7 i milioni di euro di merce sequestrata in 6 anni. Quasi 8mila le imprese artigiane direttamente danneggiate, il 21,4% del manifatturiero, 4° regione in Italia. In 4 anni perse quasi 1.000 imprese artigiane (-11%).

Sono stati oltre 233 i milioni di euro di merce falsa sequestrata in Veneto dal 2008 alla fine dello scorso anno (pari al 6,2% del totale). Le operazioni effettuate per la confisca dei prodotti sono state 4.494 (20milioni e mezzo di pezzi) e vedono più colpiti i settori dell’occhialeria (120 milioni di euro), degli accessori d’abbigliamento (26 milioni) e delle apparecchiature elettriche (15,5 milioni).
Nel 2013 le merci sequestrate hanno ammontato a 9,6 milioni di euro. Si tratta del valore più basso degli ultimi sei anni; il picco si è registrato nel 2011 con 127 milioni di euro seguito dal 2012 con 51,9 milioni di euro in valore di merce sequestrata.
A rivelare le dimensioni del fenomeno della contraffazione in Veneto è un rapporto elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha analizzato per la prima volta in i dati del MISE e di Unioncamere dal 2008 al 2013.
Tra le provincie d’Italia con il maggior numero di imprese manifatturiere operanti nei settori esposti al fenomeno della contraffazione, Rovigo risulta essere settima assoluta con il 38,9% di imprese preceduta solo dalle province toscane di Prato Firenze Arezzo Pistoia e delle Marche Fermo e Macerata. A livello veneto seguono: Padova al quindicesimo posto, con il 24,1% di aziende manifatturiere esposte e Venezia che si trova al diciannovesimo posto (22,7% di imprese esposte).
“La contraffazione –dichiara Giuseppe Sbalchiero, Presidente Confartigianato Imprese Veneto- è un business colossale e globalizzato che gira a pieno regime ed è tra le cause della crisi delle piccole imprese manifatturiere in tutta Italia e anche in Veneto. Qui da noi le imprese artigiane “esposte” maggiormente alla contraffazione sono 7.643 (moda soprattutto, ma anche giocattoli e profumi), pari al 21,4% del totale manifatturiero, 4° regione in assolto dietro Toscana, Marche e Umbria. Le norme sul “made in” –aggiunge– sono le sole che potrebbero consentire di difendere il diritto dei consumatori a una corretta informazione sull’origine dei beni acquistati, combattere il fenomeno della contraffazione, e soprattutto valorizzare il patrimonio manifatturiero dei settori più esposti  che, in Veneto, solo negli ultimi dodici mesi (2 trim 2013 – 2 trim 2014) è calato del 1,8% e ben del -11% dal 2 trim 2009. Quasi 1.000 imprese andate perdute per sempre”.
Il volume complessivo del commercio mondiale di merci contraffatte ammonta a più di 200 miliardi di euro l’anno (Commissione Europea, 2013); la quota di prodotti contraffatti sul commercio mondiale è stimata all’1,95% nel 2007 per un valore di 182 miliardi di euro (Ocse 2009). Il fenomeno è in crescita: a parità di condizioni – nel rapporto tra merci contraffatte e commercio mondiale ed efficacia delle azioni di contrasto – con ritmi in linea con la dinamica del commercio internazionale (2009-2019 sulla base di dati Fmi, 2014) il valore della contraffazione potrebbe crescere del 74,5% nell’arco di dieci anni.
In Italia si stima (Mise 2012) per il 2010 un valore di mercato della contraffazione di 6.924 milioni di euro, pari allo 0,45% del Pil; per dare un valore di raffronto si ricorda che ammonta a 16 miliardi di euro (1,0% del Pil) il valore della produzione recentemente stimato dall’Istat (2014b) per le attività illegali relative a commercializzazione di droga, attività di prostituzione e contrabbando di sigarette.
L’Italia è il primo Paese dell’Unione Europea per numero di articoli sequestrati. La Cina è il principale paese di origine dei prodotti contraffatti con il 66,1% dei prodotti sequestrati, a cui si aggiunge un 13,3% proveniente da Hong Kong. Il fenomeno della contraffazione presenta alcuni casi di specializzazione settoriale: ad esempio in relazione a profumi e cosmetici la principale fonte di provenienza è la Turchia (51,2%), per i prodotti alimentari l’Egitto (34,3%); per quest’ultima tipologia di prodotti l’Italia, con il 31,8% dei prodotti sequestrati è il secondo Paese di origine di prodotti contraffatti.
Sulla base dei dati della banca dati Iperico del Mise nei sei anni tra il 2008 e il 2013 in Italia si sono registrati circa centomila (99.748) sequestri e 334,5 milioni di pezzi contraffatti sequestrati, per un valore complessivo stimato di 3.789 milioni di euro
Il maggiore valore dei sequestri effettuati in Italia si riferisce agli Accessori di abbigliamento per il 34,6%, seguito da Abbigliamento per il 14,1%, Apparecchiature elettriche per il 9,9%, Calzature per il 7,9%, Occhiali per il 7,4%, Profumi e cosmetici per il 6,6%, Giocattoli e giochi per il 4,5%, Orologi e gioielli per il 4,1%, Cd, dvd, cassette per l’1,2% e Apparecchiature informatiche per 0,5%; alle altre tipologie merceologiche si riferisce il restante 9,2% del valore dei beni sequestrati.
L’indicatore che rapporta il valore dei beni sequestrati nei sei anni esaminati e il valore aggiunto manifatturiero, in media nazionale, è pari all’1,6%.
Vedi tabella

“Questo fenomeno criminale è di dimensioni globali –avverte Sbalchiero– e va combattuto con armi globali. Serve un’azione congiunta a tutti i livelli di Governo, in Italia, in Europa e a livello internazionale. L’azione repressiva, la collaborazione tra le Forze dell’Ordine di tutti i Paesi, devono essere accompagnate da attività di prevenzione e da iniziative legislative a tutela dell’origine e della qualità dei prodotti, a cominciare dall’approvazione di una regolamentazione europea, come quella sul “made in”, che obblighi a indicare l’origine dei prodotti e garantirne la piena tracciabilità. E’ necessario soprattutto “intensificare le attività di formazione e informazione alle imprese a ai consumatori sui danni provocati dalla contraffazione, sulla difesa della proprietà intellettuale e industriale, sulla tutela del made in Italy e del 100% made in Italy”.
“La Confartigianato Imprese Veneto –conclude Sbalchiero- si batte da sempre per una chiara e inequivocabile identificazione dell’origine dei prodotti e delle lavorazioni, perché il mondo cerca i prodotti fatti in Italia e in Veneto, i consumatori sono disposti a pagare un “premium price” pur di avere un prodotto fatto a regola d’arte”.