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GLI ARTIGIANI FAVOREVOLI ALL’INVERSIONE DELL’ONERE DELLA PROVA NEGLI STUDI DI SETTORE

13/01/2009GLI ARTIGIANI FAVOREVOLI ALL'INVERSIONE DELL'ONERE DELLA PROVA NEGLI STUDI DI SETTOREGli "studi di settore" (vale a dire la "presunzione" dei profitti delle aziende, determinata in maniera unilaterale dallo Stato, su cui è basata l'imposizione fiscale) sono da tempo uno dei grandi oggetti del contendere tra imprese artigiane e Stato. I piccoli imprenditori hanno sempre giudicato iniqua tale impostazione del problema e si sono a lungo battuti perché si procedesse ad una revisione di questo meccanicismo di imposizione.Il Veneto è stato in prima linea in tale azione. Sia con proteste (talora vivaci), sia avviando una serrata collaborazione con l'Agenzia regionale delle Entrate per dimostrare (carte alle mano) l'inefficacia, se non proprio l'iniquità, di un modello di tassazione presuntivo.Ora proprio sugli "studi di settore" si stanno profilando alcune novità legislative (che andranno in discussione e voto nel giro di qualche settimana) che potrebbero mutare in maniera significativa il meccanismo fiscale.Il punto più importante dei provvedimenti annunciati dal Governo è indubbiamente quello riguardante l'inversione dell'onere della prova. Fino ad oggi infatti toccava all'imprenditore dimostrare la sua "non congruità" rispetto ai parametri fissati proprio dagli studi di settore. D'ora in avanti tale compito dovrebbe invece spettare, attraverso le Agenzie delle Entrate, allo Stato."Si tratta -spiega Claudio Miotto, proprio di recente incaricato da Confartigianato nazionale di seguire le problematiche fiscali della categoria e dell'associazione- di un passo molto importante, che va a sanare una palese ingiustizia. I piccoli imprenditori che non ritenevano giusti e corretti i parametri di pagamento e quindi l'imposizione stabilita dallo Stato erano costretti ad estenuanti procedure per dimostrare le loro ragioni. L'inversione di tale compito è di certo un elemento che va nella direzione di garantire maggiore giustizia a tutto l'ambito fiscale"."Vi è tuttavia un aspetto che andrà ulteriormente chiarito. Ed il fatto che tale novità dovrebbe interessare soltanto le aziende in crisi. A parte il fatto che non sarà facile definire questa condizione della aziende (chi è veramente in crisi? sulla base di quali parametri verrà definita tale situazione?) noi chiediamo che l'"inversione della prova" sia estesa a tutte le ditte, non soltanto a quelle presumibilmente in difficoltà".I prossimi giorni saranno quindi decisivi sul fronte degli studi di settore. Il Veneto artigiano e in particolare Confartigianato si appresta ad essere (come sempre) in prima linea in tale confronto. Il fatto che il presidente regionale di Confartigianato, Claudio Miotto, sia ora anche responsabile nazionale delle politiche fiscali dell'Associazione è una conferma del buon lavoro svolto sia a livello provinciale che regionale dal Veneto su tali tematiche. "Per noi -conclude Miotto- è decisivo il ruolo degli Osservatori Regionali sugli studi di settore. Uno strumento che abbiamo sempre sostenuto e "sfruttato" positivamente come nei recenti casi delle revisioni relative ai tassisti e alla meccanica. In entrambi i casi, abbiamo raggiunto l'obiettivo di avvicinare lo strumento alla realtà del mestiere grazie a nostre analisi, valutazioni e dati, condivisi prima e fatti poi propri dalla stessa Agenzia delle Entrate. Una procedura che voglio esportare in tutta Italia perché la giudico affidabile affinché l'imposizione fiscale sia reale e vicina la territorio, corrispondente agli andamenti congiunturali e alla vita delle aziende e non basata su calcoli astratti e soprattutto presuntuosi".