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E-commerce, social network, messaggistica, durante il lock down

Indagine Confartigianato: boom dei social per le impresa artigiane, anche in chiave post emergenza. Cresce del 65% chi vende con e-commerce

Una micro-impresa su 4 utilizza almeno un canale alternativo di vendita per proseguire l’attività: 80% consegna a domicilio, 42% e-commerce e 12% altro canale. È quanto emerge dall’analisi svolta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza tra il 25 giugno e il 3 luglio coinvolgendo circa 800 micro e piccole imprese artigiane vicentine con modalità on line. Un “sondaggio” per capire come, e se, le aziende nel periodo di emergenza sanitaria abbiamo attivato o implementato i canali digitali per contatti con i clienti e vendite.

Subito emerge che nel periodo considerato il 17,8% delle imprese intervistate ha effettuato consegne a domicilio sono il 17,8%, quota che scende al 14,5% per le imprese che sono state chiuse e che sale al 23,2% per quelle rimaste aperte. Tra queste ultime poi, il 32,9% ha attivato questo canale di vendita a seguito dell’emergenza, mentre il 67,1% lo utilizzava anche prima. A farne maggior uso sono stati: l’Alimentazione (70,4%), Comunicazione (21,6%) e Produzione (16,9%).

La vendita di prodotti/servizi online è stata effettuata in media dal 9,9% delle piccole imprese, nel dettaglio dal 7,7% di quelle chiuse e dal 13,2% di quelle aperte. Tra queste il 21,2% ha attivato un canale e-commerce a seguito dell’emergenza mentre il 78,8% lo aveva già prima. Tra coloro che non lo utilizzano un 3% segnala che si attiverà in futuro. I settori che ne fanno un maggiore utilizzo sono Artigianato artistico (27,1%), Comunicazione (24,3%) e Alimentazione (20,4%).

La quota di imprese che ha sfruttato altri canali di vendita – televendite o altri intermediari che si sono attivati durante l’emergenza – si attesta al 2,8%.

“La crisi Covid-19, ed è emerso subito, ha determinato uno stimolo alla crescita di canali alternativi di vendita: dal semplice messaggio alla pagina facebook fino alla creazione di e-commerce aziendali, sistemi di delivery o l’utilizzo dei marketplace, anche le imprese artigiane hanno capito che queste modalità rappresentano un potenziale per la crescita aziendale. Anche la nostra Associazione, che già da 4 anni accompagna le imprese alla vendita online grazie ai servizi a valore aggiunto del Digital Innovation Hub Vicenza testimonia questa accelerazione in atto. In molti, quindi, credo faranno tesoro di questa esperienza per avvicinarsi con più consapevolezza alle potenzialità delle nuove tecnologie. Difatti, considerando anche coloro che presto si attiveranno, l’emergenza ha incrementato del 54% le consegne a domicilio, del 65% l’e-commerce e del 37% l’uso di altri canali – commenta Cristian Veller, presidente della Categoria ICT di Confartigianato Imprese Vicenza. Rimane tuttavia la preoccupazione per quella fetta significativa di imprese che non ha ancora valutato la possibilità di vendere online. A queste imprese diciamo: attenti a non perdere il treno dei mercati digitali, perché solo chi si muove per primo potrà garantirsi un vantaggio competitivo nei prossimi anni”.

Entrando nel dettaglio, durante il lockdown l’82,3% delle imprese intervistate ha utilizzato strumenti tecnologici per rimanere in contatto con i propri clienti o per gestire a distanza l’azienda. Il 22,2% delle imprese ha utilizzato per la prima volta un nuovo strumento, mentre il 79,0% ne utilizzava già almeno uno ma ne ha incrementato l’uso. I social network sono utilizzati in media dal 38,7% delle MPI, nel dettaglio dal 41,6% delle imprese chiuse e dal 31,8% di quelle aperte. Tra queste il 10,3% ha attivato canali social a seguito dell’emergenza mentre l’89,7% li aveva già.

L’app di messaggistica Whatsapp, invece, è stata utilizzata dal 57,3% delle imprese intervistate, tale quota scende al 53,9% per le imprese rimaste aperte e sale al 59,3% per quelle rimaste chiuse.

Infine, le piattaforme per le video conferenze hanno avuto l’incremento maggiore di utilizzo. Usate dal 24,9% delle imprese intervistate, il 49,4% le utilizzava già e ne ha incremento l’uso, mentre il 50,6% le ha utilizzate per la prima volta durante il lockdown.

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