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CLAUDIO MIOTTO, CONFARTIGIANATO DEL VENETO: 1 TRIMESTRE 2008, MOVIMPRESE SU NATI-MORTALITA’ ARTIGIANATO

28/05/2008CLAUDIO MIOTTO, CONFARTIGIANATO DEL VENETO: 1 TRIMESTRE 2008, MOVIMPRESE SU NATI-MORTALITA' ARTIGIANATONel I° trimestre 2008 in Veneto si è verificata una flessione del -1,79% pari a 2.645 imprese artigiane. Il peggior risultato di tutte le regioni d'Italia sia in termini assoluti che in termini percentuali;A tale contrazione sottostanno due importanti fattori che non mitigano ma "giustificano" in parte il fenomeno: a)     Il primo di natura tecnica (nel I trimestre di ogni anno si registra la maggior parte delle chiusure effettuata intorno alla fine del precedente anno); b)     Il secondo di natura economica: anche quest'anno come nel 2007, l'edilizia registra una saldo negativo di imprese. 2500 chiusure a fronte di sole 1320 nuove iscrizioni che portano ad un saldo di -1145 imprese che da solo spiega il 43,4% del saldo regionale.¨      E' da rilevare inoltre, che pur essendo consueto un saldo negativo nel primo trimestre dell'anno, la flessione registrata negli ultimi due anni è particolarmente pesante (-1,79% quest'anno, -2% nel 2007; -1,33% nel 2006; -1,08% nel 2005, 1,23% nel 2004, -1% nel 2003, -1,11% nel 2002 e -1,54% nel 2001);I dati di Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese artigiane nel I trimestre 2008 vedono il Veneto al primo posto in Italia per saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni con bel 5371 chiusure e solo 2726 nuove iscrizioni ( -1,79%). Un segnale d'allarme sullo stato di ‘sofferenza' delle nostre piccole imprese? "Ovviamente si -commenta Claudio Miotto Presidente della Confartigianato del Veneto- dato che, pur concentrandosi in questo periodo la "pulizia" degli archivi Unioncamere, il Veneto ha registrato in termini assoluti un calo di imprese quasi doppio rispetto a Regioni altrettanto votate all'artigianato come Piemonte (-1790 aziende), Toscana (-1536 imprese) ed Emilia Romagna (-1298). E' però importante sottolineare -prosegue Miotto- che due tra i principali comparti: il manifatturiero e i servizi alla persona, non hanno fatto registrare riduzioni anomale rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti (rispettivamente -1,45% e -0,95%). La novità di questo primo trimestre, cosa avvenuta anche nel 2007, è il vistoso calo dell'edilizia (-1,91%). Un valore superiore alla media regionale".Da tempo sosteniamo che la corsa del settore edilizia si sarebbe prima o poi interrotta e soprattutto che non è detto che la crescita numerica sia sempre e comunque un elemento che indica salute e prosperità di un settore produttivo. "Non è immaginabile -dichiara Miotto- che la crescita dell'artigianato sia sempre costante e progressiva: stiamo parlando di imprese (non di consumi, tanto per dare un termine di paragone), quindi di iniziative che devono avere, oltre che la possibilità di nascere, anche quella di continuare a vivere. L'impresa artigiana non deve essere "effimera" (cioè precaria nella vita, volubile), ma solida. Deve sorgere quando vi sono le premesse e le condizioni perché  ciò accada nella prospettiva di durare e di avere successo. Pertanto anche l'edilizia e l'installazione di impianti dovranno cogliere gli aspetti positivi della "selezione" e guidare una trasformazione dalla quantità alla qualità. Vanno intercettati infatti i bisogni preminenti: riqualificazioni, ristrutturazioni, restauri, costruzioni di case "ecocompatibili" e ad emissioni zero ed installazione di impianti tecnologicamente avanzati sia per la sicurezza che per il risparmio energetico solo per citarne alcuni". Entrando nello specifico, alcuni settori importanti per l'artigianato regionale, dal tessile (-3,4%), alle calzature (-1,5%), all'abbagliamento (-0,5%), dagli occhiali (-1,4%) all'oreficeria (-1,4%), continuano ad essere penalizzati dall'assenza di una politica seria di valorizzazione e salvaguardia del vero made in Italy". Un calo importante lo si è registrato nell'autotrasporto: 267 imprese in meno pari a -2,3% a conferma che la piccola impresa è estremamente sensibile all'imposizione di norme penalizzanti come nel caso specifico la recente riforma del settore e soprattutto all'aumento dei costi (gasolio e pedaggi in particolare). Vistoso infine, il calo dell'edilizia con quasi 2500 cessazioni mentre reggono i servizi alla persona (-0,95%. Preoccupa invece il calo nei servizi alle imprese (-2,91%). Fati Infocamare