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ALBO ARTIGIANI 2014 – RALLENTA LA CADUTA MA IL SALDO RESTA NEGATIVO

In Veneto -1,4% pari a – 1.873 imprese, meglio che nel Paese (-1,8%). Curto: “Si riducono le cessazioni ma la voglia di fare impresa non riparte. Abbattuta la soglia delle 134mila”.

E’ passato un altro anno di crisi e, nel Veneto, mancano all’appello altre milleottocentosettantatre imprese artigiane. Un numero importante ma che quasi si dimezza rispetto al terribile – 3.184 dello scorso anno. Il saldo 2014, risultato dalla differenza tra le 8.267 nuove iscrizioni e 10.140 cessazioni, porta a 133.961 il patrimonio di imprese artigiane operanti sul territorio regionale con un calo del 1,4% inferiore, questa volta, a quello nazionale arrivato a -1,8%. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette al 1997, ben diciotto anni fa!
La contrazione delle imprese artigiane venete dipende sempre più dalla crisi che stanno affrontando le aziende del comparto edile calate, nel corso degli ultimi 12 mesi, del -2,2% pari a – 1.166 unità, quasi i 2/3 del totale. Anche il manifatturiero, settore più esposto alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati, continua a perdere imprese ma in misura sempre più piccola. Non  caso il calo è inferiore a quello medio -1,2%. Timidissimi segnali di miglioramento li registra invece l’importante settore dei servizi alla persona che ha chiuso l’anno con un patrimonio di imprese cresciuto di 33 unità. Un dato da non sottovalutare perché legato ai consumi interni ed alla fiducia dei cittadini che a questo punto sono un po’ migliorati nella nostra regione.
“L’artigianato soffre in misura maggiore rispetto al totale delle imprese (in leggera crescita quest’anno) –dichiara Luigi Curto, Presidente della Confartigianato Imprese Veneto-. Pur registrando infatti qualche timido segnale positivo come il miglioramento progressivo nel corso dei trimestri del saldo tra nati-mortalità ed il calo delle cessazioni, resta una costante emorragia che sta “spolpando” uno straordinario patrimonio di conoscenza e competenze che, per la prima volta dal 1997, scende sotto la soglia psicologica delle 134mila unità”.
“Il Veneto –prosegue Curto- ha tenuto in questi anni grazie ai suoi fondamentali etici e culturali. Artigiani, commercianti, piccole imprese si sono comportate da “eroi della quotidianità” salvandoci. Dobbiamo ricominciare a difendere questo nostro modello di sviluppo tornando al primato dell’economia reale e ricondurre la finanza al suo servizio. Per questo motivo è urgente intervenire sia a favore delle nuove imprese completando le riforme economiche da quella del lavoro, al fisco, alla semplificazione e dall’altro creare le condizioni affinché la mortalità di quelle esistenti cali. Per la realtà artigiana veneta ciò si declina –conclude Curto- interrompendo il preoccupante processo di accentramento ed irrigidimento burocratico che sta riguardando alcuni importanti aspetti della vita delle nostre imprese. Le nuove regole per l’accesso alla Cig in deroga ad esempio, più adatte alla FCA che ai flessibilissimi terzisti, rischiano di penalizzare l’ossatura del manifatturiero artigiano. Per non parlare del possibile accentramento delle funzioni in tema di formazione professionale, fiore all’occhiello della interazione scuola lavoro in veneto”.
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