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Tassa 2 euro su micro spedizioni

Fino ai 150 euro in arrivo da Paesi extra Europa (e non solo). Cavion: “Misura che va nella direzione della tutela dei nostri prodotti, attenzione però all’impatto sull’e-commerce delle imprese artigiane”

Tra gli emendamenti del Governo al DDL Bilancio, recentemente discussi in commissione bilancio c’è anche la tassa di 2 euro per pacchi del valore sotto i 150 euro in arrivo da Paesi extra Europa ma anche per quelli spediti e ricevuti in Italia. Un onere che, come spesso accade nell’e-commerce, verrebbe trasferito sul consumatore finale. In Confartigianato Imprese Vicenza, sono già arrivate alcune chiamate per capire meglio di che si tratta. Un primo chiarimento: la misura italiana non deve confondersi con il sì dei Ministri Ecofin al dazio sui piccoli pacchi (sempre del valore inferiore a 150 euro) che arrivano da Paesi extra Ue. Questo perché la materia dazi è di competenza della UE. Poi, se approvata in sede di discussione della Legge di Bilancio, la tassa italiana dovrebbe entrare in vigore da inizio 2026 proprio per motivi di Bilancio, mentre il dazio europeo, di cui vanno definite le modalità di applicazioni, entrerà in vigore dal 2028 anche se la volontà è quella di anticiparlo al 2026.

“Ben venga tutto quanto può tutelare le nostre produzioni. Non siamo contro l’e-commerce ma contro un certo tipo di concorrenza e il dilagare di prodotti di bassa qualità la cui provenienza e lavorazione spesso non è così chiara – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. Si tratta perciò, anche nel caso italiano, di una scelta che va a tutelare i prodotti di qualità contro merce di dubbia provenienza, anche in termini di sostenibilità ambientale e sociale, quindi una misura che indirettamente sostiene il Made in Italy e le realtà produttive e distributive di prossimità”. “Molte nostre aziende utilizzando l’e-commerce per portare fuori provincia e nel mondo i propri prodotti, ma questo non significa far west. Certo la tassa di 2 euro inciderà anche su di loro favorendo però, per chi può raggiungerle fisicamente, un ritorno al servizio di vicinato e alla riscoperta di produzioni locali davvero a km0. Magari si scopre anche che molte cose possono essere aggiustate, rammendate, rivisitate, da ottimi artigiani, senza sprechi, né cifre da capogiro. Di certo monitoreremo l’evoluzione, e l’impatto della misura sulle imprese artigiane”, aggiunge il presidente.

Un esempio dei prodotti extra Ue spiega l’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza, sono i prodotti che arrivano dalla Cina. In provincia di Vicenza, negli ultimi 12 mesi a giugno 2025 l’import dalla Cina di prodotti manifatturieri ammonta a 1 miliardo e 108 milioni di euro, contro i 506,6 milioni di euro di export vicentino, per un saldo commerciale negativo pari a -601,5 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2025 l’import dalla Cina di prodotti manifatturieri è cresciuto dell’8,7%, mentre l’import dei prodotti dei settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese, che rappresenta un terzo delle importazioni cinesi (33,3%), è cresciuto a ritmo doppio, segnando un +16,1% rispetto al I semestre 2024.

“Molti dei pacchi che arrivano nel nostro Paese contengono prodotti la cui filiera produttiva è sconosciuta. Il consumatore deve essere consapevole se il prodotto è realizzato nel rispetto di norme, leggi, qualità di processo e di materiale. Un prodotto ben fatto sicuramente ha una durata maggiore di uno realizzato a basso costo e in milioni di esemplari, con un impatto tra l’altro anche in termini di smaltimento. Pensiamo alla mole di rifiuti che pacchi e pacchetti producono: dai cartoni, alla plastica, agli imballaggi, fino agli stessi prodotti che spesso durano, come di dice, da Natale a Santo Stefano. Queste riflessioni andrebbero stimolate soprattutto tra i giovani, i più esposti alla fast fashion, i più abituati agli acquisti on line, e va ricordato in particolare alla vigilia delle festività natalizie. Non a caso Confartigianato da anni porta avanti la campagna “Acquistiamo locale”, aggiunge Cavion.

Uno dei settori più esposti è quello della moda. Nel II trimestre 2025 a livello nazionale hanno chiuso 11 imprese ogni giorno, ma ogni giorno sono nate quasi 9 nuove aziende. I dati vicentini e veneti rilevano un forte dinamismo del comparto artigiano: a Vicenza delle 45 nuove imprese della Moda, 41 (pari al 91,1%) sono artigiane, mentre l’artigianato rappresenta il 46,9% del totale imprese della Moda provinciali. Nei primi 6 mesi del 2025 l’export vicentino della Moda (abbigliamento, tessili e pelle) cala del 4,3%, meno rispetto al trend del 2024 (pari a -6,2%). Nello stesso periodo, l’import del settore è stabile (-0,1%), mentre è in espansione l’import dalla Cina che segna un +19,6%, anche se si tratta di un “rimbalzo” visto che nel 2024 l’import dalla Cina del settore Moda era crollato del -17,6%. Resta comunque negativo il saldo commerciale (export-import) con la Cina per il settore Moda, pari a -42,7 milioni di euro negli ultimi 12 mesi (luglio 2024-giugno 2025), in particolare per l’abbigliamento (-62,6 milioni di euro) e tessili (-23,7 milioni di euro), mentre il saldo per la pelle è positivo (+43,6 milioni di euro).

“Il comparto Moda vicentino tra alti e bassi può contare su una manifattura di qualità che si assesta su fasce medio alte di prodotto. Ricordiamo poi che molte delle nostre imprese sono terziste e lavorano in filiere di valore di grandi marchi impegnate nella transizione sostenibile. Questa è la nostra forza e su questi aspetti dobbiamo puntare anche con una migliore comunicazione verso i nostri clienti e partner”, chiude il presidente del Mestiere Abbigliamento e Accessori Moda Luca Massimiliano Bortolotto.