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2004 – Iniziativa di solidarietà dei fornai artigiani in favore della Tanzania

Da qualche mese i panificatori artigiani aderenti all’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza e alla Libera Associazione Panificatori di Vicenza hanno avuto la possibilità di contribuire alla raccolta di una somma donata all’Associazione “Nuove Frontiere – CEFA” di Santorso (sede staccata del CEFA il seme della solidarietà di Bologna).
I fornai hanno infatti acquistato i sacchetti della ditta GROSSI Carta Mantova Spa (produttrice di sacchetti per il pane) che riproducevano il marchio “Artigiani del Pane” e che contenevano notizie progetto del CEFA. In questo modo è stato possibile raccogliere ben 5.000,00 Euro. Tale somma di denaro sarà devoluta per il progetto di costruzione dell’acquedotto del quartiere di Melinze della città di Njombe in Tanzania.
Il progetto prende origine dalla notevole esperienza maturata dall’Associazione Frontiere Nuove – CEFA, impegnata fin dalla sua costituzione in interventi agro-zootecnici integrati nelle realtà rurali della Tanzania.
L’Associazione Frontiere Nuove – CEFA sta infatti collaborando alla realizzazione della Centrale del Latte di Njombe e nella coltivazione di nuove attività agricole a Ikondo; una zona fortemente disagiata e periferica dove la mortalità infantile causa una dieta alimentare povera è molto alta. In funzione proprio della latteria è nata la necessità di realizzare un impianto per la distribuzione dell’acqua a tutto il quartiere.
L’acqua portata alle quote stabilite, potrà tranquillamente alimentare 15 punti di distribuzione situati in posizioni ottimali per essere facilmente e comodamente accessibili da parte delle persone (l’utenza stimata si aggira sulle 6.000 unità). Parallelamente alla costruzione delle opere verranno condotte delle attività di formazione volte a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di un corretto utilizzo dell’acqua per migliorare le proprie condizioni sanitarie.
Rendendo possibile un approvvigionamento comodo e costante di acqua, ci si attende un netto e progressivo miglioramento delle condizioni di igieniche personali, degli indumenti e degli ambienti.
Particolare soddisfazione è stata espressa da Ruggero Garlani, Presidente dei panificatori dell’Assoartigiani vicentina che ricorda come ancora una volta i fornai si distinguano per la generosità e sensibilità verso i temi della solidarietà. “Ringrazio la ditta Grossi” continua Garlani “per l’impegno profuso dai suoi collaboratori e per il generoso contributo al progetto”.

Vite prosciugate
Hukwe ha 36 anni ed è cresciuto in un sobborgo impenetrabile e poverissimo di Njombe, capoluogo dell’omonima regione della Tanzania, collocata in gran parte sui monti del Kipengere, a 2.000 metri sul livello del mare. “Non è così che immaginavo la mia vita”, dice sapendo che non se la può neanche sognare una vita diversa. Il suo reddito è lontano da quello medio della Tanzania, che pure con 223 dollari rientra fra i 10 Paesi più poveri del pianeta. Gli agglomerati urbani di questa regione d’Africa accolgono un’umanità senza prospettive, brulicante e priva di qualunque garanzia igienica, che in questa conca si coagula nella speranza di costruire un futuro difficilmente migliore di quello lasciato alle spalle.

Gocce di speranza
Le motivazioni per cui il CEFA ha fortemente voluto creare a Njombe 750 chilometri a sud-ovest della capitale Dar Es Salaam un caseificio, assumono qui, a contatto con questo doloroso vissuto umano, una valenza straordinaria e indiscutibile. Il latte diventa elemento primo nella sfida all’indigenza alimentare, alla malattia, alla povertà. Non solo. Attraverso il progetto caseario si trasforma nel veicolo di una possibile realtà produttiva da assimilare al territorio, per uno sviluppo autonomo della popolazione residente.

Sinergie per lo sviluppo
L’impegno comune teso a concretizzare un risultato apprezzabile in un Paese in cui la mortalità per AIDS è elevatissima, non possono prescindere da una passione forte. La città di Njombe ha poco più di 100.000 abitanti e si estende su un ampio territorio disseminato di piccole case o capanne fatte con muri di fango. Qui giocano migliaia di bambini. Fra rifiuti galleggianti e topi schiacciati ne muoiono chissà quanti di denutrizione, malaria, infezioni respiratorie, diarrea, vermi intestinali, AIDS. La ragione di questo degrado è in parte collegata alle finalità della missione del CEFA: cercare di impedire alle popolazioni che vivono nelle campagne di essere attratte dal miraggio tragicamente fallace rappresentato dalle grandi città. Lo si può fare soltanto aiutandole a creare attività produttive, organizzandone gli scambi, elevando il grado di cultura nei luoghi più isolati, migliorando la qualità dei cibi, fornendo strumenti di conoscenza, senza imporre o prevaricare.

Un circolo virtuoso
L’attivazione del caseificio potrà dare un contributo importantissimo al miglioramento della qualità della vita della popolazione di Njombe. Potrà garantire alimenti sani ai bambini, dare un lavoro ai loro genitori, creare le condizioni per un autosviluppo di notevole portata per l’economia locale. Il latte pastorizzato è infatti vitale non solo per i bambini nati da donne colpite da AIDS, ma anche per tutti quelli che non possono essere allattati dal seno materno. Inoltre è uno strumento fondamentale per migliorare l’alimentazione di tutta la popolazione locale e per combattere un’altra piaga, non meno devastante dell’AIDS: quella della diffusione del latte in polvere, che alcune multinazionali continuano a promuovere in Africa, nonostante i divieti dell’Organizzazione Mondale della Sanità.

I primi passi
E’ già sorta la struttura muraria del caseificio: 1.500 mq coperti, in muratura solida e ben fatta, in grado di ospitare gli impianti di caseificazione che lavoreranno il latte in esubero – rispetto all’autoconsumo – prodotto dagli allevatori locali. E’ anche già arrivato qualche macchinario. Si tratta della base per l’avvio di un vero e proprio progetto di filiera, che favorirà sia la produzione che il consumo di latte e latticini.

Restituiamo la speranza
Vorremmo poter dare speranza ai bimbi di questo angolo d’Africa devastato dalla povertà, dalle malattie, ma ancor di più dalla impossibilità di immaginare un futuro diverso. Vorremmo che dal latte – dal primo alimento della vita di ogni uomo – prendesse vita un cammino di crescita e di emancipazione che restituisca dignità a questo popolo. Vorremmo – lo stiamo già facendo – star loro vicino per popolare il loro orizzonte di amicizia e solidarietà e per convincerli che con le loro gambe e il nostro cuore è possibile lasciarsi un pò di questa sofferenza dietro le spalle. Vorremmo che fossero in tanti, che fossi anche tu, a darci la spinta necessaria per continuare a guardare questa gente negli occhi e convincerla che sognare una vita migliore è ancora possibile.

Sebastiano Renna per CEFA – Il seme della solidarietà