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Obbligo di trasparenza: le imprese devono comunicare contributi, agevolazioni, sovvenzioni ricevute dalle PA

Servono cinque passaggi per informare chi è già in possesso di quelle informazioni

29 luglio 2021

Ben 5 adempimenti per ripetere le stesse informazioni su portali diversi e con modalità diverse (e spesso non proprio chiarissime). È quanto richiesto alle aziende in merito all’obbligo di trasparenza sugli aiuti di Stato. Spiega, infatti, Confartigianato Vicenza che, sulla base dei vari provvedimenti sulla trasparenza delle erogazioni pubbliche e non ultimo del DL Sostegni, le imprese devono rendere trasparenti tutti i contributi, le agevolazioni, le sovvenzioni ricevute dalla PA, sia attraverso la pubblicazione delle informazioni sul proprio sito internet oppure, in mancanza, sul sito dell’Associazione di categoria di appartenenza, sia mediante delle autodichiarazioni.

Naturalmente, a questo obbligo sono correlate sanzioni in caso di errore o omissione, oltre alla restituzione del contributo ricevuto. Ma sull’obbligo di trasparenza via web Confartigianato ha portato a casa un risultato importante: spostare di un altro anno le sanzioni per errori e omissioni commessi nel 2021.
“La cosa paradossale è che le Pubbliche Amministrazioni a loro volta hanno questo obbligo di trasparenza attraverso il Registro Nazionale aiuti di Stato, nel quale è possibile fare una ricerca libera, senza alcuna password, e trovare tutte le imprese che hanno ricevuto erogazioni pubbliche con tutti i dettagli – commenta Cristian Veller, delegato per i servizi associativi di Confartigianato Imprese Vicenza -. Non solo, in molti casi le informazioni richieste alle imprese sono già in possesso dell’Agenzia delle Entrate visto che è la stessa Agenzia a erogare, ad esempio, i contributi a fondo perduto. Infine, le SRL che depositano il bilancio al Registro Imprese devono indicare le medesime info anche nella Nota Integrativa”.
A questo scenario, già problematico, si aggiungono i contributi e le altre indennità del periodo Covid, da indicare in uno specifico quadro della dichiarazione dei redditi, salvo scoprire in questi giorni (il 27 luglio, ndr) attraverso una ‘avvertenza’ sul sito dell’Agenzia delle Entrate che le istruzioni di compilazione sono cambiate. Ma cosa comporta questo cambio in corsa? Gli intermediari dovranno rivedere tutte le posizioni dei propri assistiti modificando quanto già fatto e ricevendo uno stillicidio di richieste di informazioni che non permettono di lavorare bene e che probabilmente peseranno sulle tasche delle imprese.
Infine, a tutto ciò si aggiunge un nuovo modello di Autodichiarazione, ancora sconosciuto, richiesto dalla Commissione Europea agli Stati membri, per capire come sono stati utilizzati i fondi e se sono stati rispettati i limiti.
“Quando si dice basta un click – ironizza Veller-. Forse il problema non sono le imprese ma la mancanza di un sistema unico e digitalizzato della PA per raccogliere le informazioni. Con questo sistema invece c’è il rischio, forse calcolato, che l’imprenditore si scoraggi, non voglia perdere tempo in scartoffie, o tema sanzioni sproporzionate davanti a un errore commesso in buona fede, e quindi non faccia domanda di contributi, agevolazioni, sovvenzioni di cui avrebbe pieno diritto”.
Veller quindi conclude con “la speranza che i fondi destinati dal PNRR nella sezione digitalizzazione siano utilizzati anche per snellire le procedure e la Pubblica Amministrazione in generale. Lo Stato non può infatti scaricare sulle spalle delle imprese tale mole di incombenze, la PA è chiamata a dare risposte non a complicare la vita di chi lavora o degli intermediari, come appunto Confartigianato. Questo appesantimento grava anche sull’Associazione che ha come obiettivo anche quello di assistere le imprese con consulenze e servizi. Sicuramente in qualità di intermediari saremo ancora una volta in difficoltà nello spiegare agli artigiani queste ulteriori pesantezze del sistema statale. Con buona pace della trasparenza”.