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STATI GENERALI DELLE DONNE VENETO

Lo scorso 8 giugno si sono tenuti a Mestre, presso l’Hotel Bologna, gli Stati generali delle Donne del Veneto. A seguito degli Stati generali delle Donne costituiti a Roma il 5 dicembre 2014, e in vista della conferenza mondiale “Pechino vent’anni dopo”, che si terrà a settembre all’expo, anche in Veneto, così come nelle altre regioni, sono continuati i lavori, focalizzando l’attenzione sulle esperienze locali inerenti i temi trattati già a livello nazionale. Per tutta la giornata, imprenditrici, artigiane, docenti universitarie, libere professioniste, politiche e cittadine sono intervenute portando i loro contributi sui più temi: lavoro e welfare, innovazione e start up di imprese, giovani donne e confronti tra generazioni, worklife balance, salute e violenza contro le donne. Tra gli interventi anche quelli di Daniela Rader, Presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Imprese Veneto. Il summit si è aperto con i saluti di Franco Longo – Referente per il Veneto degli Stati generali delle Donne, Isa Maggi – Coordinatrice nazionale Stati Generali delle Donne e di Simonetta Tregnago – Presidente Commissione Pari Opportunità della Regione Veneto. “Con gli Stati generali delle Donne – ha spiegato Isa Maggio – si intende avviare un processo di conoscenza, ascolto e condivisione per costruire politiche ed azioni concrete da presentare alla politica regionale, nazionale ed europea per far diventare quindi l’Italia un paese per donne”. La giornata dell’8 giugno è quindi stata una tappa intermedia di un processo che culminerà i prossimi 26 – 27 e 28 settembre, all’expo di Milano con la conferenza mondiale delle donne. “E’ necessario – afferma la coordinatrice per il Veneto degli Stati generali delle Donne – individuare in maniera precisa gli interlocutori con cui rapportarci in modo tale che le nostre proposte vengano effettivamente ascoltate. Le donne – ha proseguito la Longo – hanno maggiori difficoltà nel fare impresa e più in generale nel mondo del lavoro. Al contempo mancano poi politiche concrete di conciliazione famiglia e lavoro”. La giornata si è sviluppata poi in più sessioni riguardanti tematiche diverse. La Presidente Rader ha partecipato ai tavoli dedicati a “lavoro e welfare” e “worklife balance”. In tema di lavoro e welfare, il Movimento Donne Impresa ha presentato un documento titolato “I drivers di sviluppo dell’imprenditoria femminile in Veneto” in cui vengono evidenziati i settori che nell’ultimo anno hanno evidenziato un tasso di sviluppo ampiamente positivo. Ne emerge un quadro assolutamente positivo che interessa non solo le imprese legate ai servizi alla persona (settore, questo, dalla spiccata presenza femminile): dalla manifattura metalmeccanica, anche specializzata, ai trasporti, dalla riparazione di computer all’ICT, dalle materie plastiche alla fabbricazione di macchinari, l’universo imprenditoriale femminile sta popolando con crescente intensità il mondo delle imprese, con un comportamento sempre più sgombro da pregiudizi o timori reverenziali, che fino a non molti anni addietro costituivano barriere all’ingresso per molta parte della componente femminile. “Secondo l’analisi svolta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto – sottolinea la Presidente di Donne Impresa Veneto – la maggior parte dei settori ha evidenziato tassi di sviluppo positivi. Dinamiche interessanti (e particolarmente vivaci) hanno interessato i settori dei lavori di costruzione specializzati (+12,2%), le altre attività professionali scientifiche e tecniche (+12,5%), la riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa (+14,5%), le attività dei servizi di informazione e altri servizi informatici (+12,8%) e le attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (+26,0%). Tali settori – ha continuato la Presidente Rader – potrebbero essere quindi i futuri drivers dell’artigianato femminile in Veneto”. Una menzione particolare va fatta poi per le imprese attive nella ristorazione, che stanno dimostrando anch’esse una spiccata vivacità e che sembra stiano sfruttando al meglio la forte vocazione turistica del nostro territorio. “Anche le imprese legate al campo della riqualificazione degli edifici, dell’efficienza energetica e dell’uso delle fonti rinnovabili – ha continuato la Presidente Rader – dovrebbero essere maggiormente valorizzate: si tratta infatti di un settore che potrebbe offrire nuove professioni, soprattutto alle giovani generazioni. Investire nel risparmio energetico, considerandolo dunque come un rilevante motore dell’economia, porterebbe benefici al cittadino, alle imprese, alla Pubblica Amministrazione e agli investitori. Servono però modelli applicativi e nuovi strumenti finanziari”. Inoltre, la crescente propensione al lavoro delle donne e l’invecchiamento demografico, pone alle famiglie esigenze diverse, sia in termini di organizzazione del lavoro che di cura delle persone: è evidente, quindi, che il settore economico legato a servizi alla persona e alla famiglia ha un elevatissimo potenziale di crescita. “Proprio alla luce dell’aumento della presenza delle donne in impresa – ha spiegato Daniela Rader – il Movimento Donne Impresa ha elaborato alcune proposte da sottoporre al governo: l’istituzione di un voucher per formare i collaboratori chiamati a sostituire temporaneamente la titolare nell’attività d’impresa, un credito d’imposta per investimenti in progetti di conciliazione lavoro-famiglia e in attività d’impresa nei settori legati al welfare familiare, sgravi fiscali e contributivi per assunzioni a tempo determinato di coadiuvanti nei periodi di maternità o di assistenza a figli minori o parenti anziani”. Il documento sul tema worklife balance, titolato “Costruire il cambiamento: le mappe di riferimento per la società del 2020” prende spunto dal lavoro “Il tempo ritrovato”, realizzato assieme alla Commissione Pari Opportunità della Regione Veneto. “Come Movimento Donne Impresa – ha sottolineato la Presidente Rader -crediamo sia fondamentale pensare ad un nuovo concetto di conciliazione, che deve essere intesa come strumento per garantire un maggior livello di benessere alle persone e una più elevata qualità della vita”. È necessario promuovere una politica attenta all’equilibrio tra tempi di vita e lavoro, perché oggi poter lavorare senza rinunciare alla famiglia è una condizione necessaria per ridurre il rischio di povertà e per rispondere al calo demografico del nostro paese. Nuove politiche di conciliazione sono poi urgenti anche alla luce dei cambiamenti sociali, demografici ed economici: il progressivo invecchiamento della popolazione e la maggior presenza di donne nel mercato del lavoro determineranno una maggior necessità di cure per minori e anziani e, al contempo, la necessità di trovare nuovi spazi per garantire una miglior capacità delle persone di instaurare relazioni utili per una buona coesione sociale. Alla luce di queste considerazioni, di seguito si riportano le proposte di azione elaborate: è necessario definire delle norme per la parità di genere atte a risolvere la situazione di svantaggio delle donne nei luoghi di rappresentanza e ai vertici istituzionali e aziendali. Al contempo si propone di introdurre alcune norme per favorire una più ampia partecipazione degli uomini alla cura dei bambini, prevedendo per esempio l’obbligo di congedi parentali. Oppure si potrebbe favorire un equilibrio di genere del part-time in azienda. Inoltre, non può esserci cambiamento culturale senza formazione: occorre sensibilizzare i giovani circa adeguati modelli di famiglia. Al contempo, le aziende dovrebbero formare al loro interno delle figure in grado di indicare i percorsi e le strategie organizzative migliori affinché la conciliazione sia un vantaggio anche per l’azienda stessa. Infine, per favorire il cambiamento culturale diventa indispensabile la comunicazione e la diffusione di esperienze e best practices. Le politiche devono essere tra loro integrate in un progetto comune e non ricondotte a singole azioni. Devono quindi essere pensate in una logica di sistema. Le città devono riorganizzarsi per favorire il benessere delle persone venendo incontro a nuove esigenze indotte dalla maggior necessità di mobilità e dalla diversità dei tempi di lavoro delle persone. Di conseguenza è indispensabile una riorganizzazione del sistema dei trasporti. Fondamentale è poi la riorganizzazione del lavoro tramite strumenti quali il co-working, la flessibilità, la banca delle ore, il welfare aziendale e il congedo parentale. È necessario garantire il finanziamento previsto dalle leggi a favore della conciliazione. È inoltre fondamentale una modifica delle norme che regolano gli iter per l’assegnazione di contributi ad imprese che intraprendono percorsi di conciliazione al fine di semplificare le pratiche burocratiche necessarie. I contributi concessi alle imprese per le politiche di conciliazione che consentano una crescita della produttività dovrebbero essere attribuiti con la stessa logica con cui vengono concessi i contributi per l’innovazione. Il costo dei servizi dovrebbe essere reso meno gravoso attraverso un sistema fiscale che permetta di detrarre una quota rilevante degli stessi nella dichiarazione dei redditi (70% delle spese sostenute e documentate). “E’ indubbio – ha concluso la Presidente Rader – che politiche di questo tipo possono risultare efficaci solo con un’azione di sistema che coinvolga indistintamente famiglia, scuola, imprese, professionisti, associazioni di categoria e sindacati, volontariato, enti locali e Stato. In particolare lo Stato dovrebbe facilitare il diffondersi di una nuova cultura a favore della conciliazione predisponendo un quadro normativo che punti da un lato a considerare il tema come centrale per lo sviluppo del futuro e dall’altro a favorire un cambiamento culturale”.

Video dell’intera giornata su youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=bYymvZrMOxI
https://www.youtube.com/watch?v=GDC5rvzE3bM