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SCOPERTI ENNESIMI “LABORATORI LAGER” A CONDUZIONE CINESE NEL VENEZIANO

Marino Munerato: “Un plauso alle Forze dell’Ordine, ma servono più controlli e norme più severe”

“Il presidio ed il controllo del territorio sono imprescindibili per far valere la legalità e rendere il nostro Veneto inospitale ai laboratori lager del contoterzismo della calzatura –quasi sempre a conduzione cinese-. Un plauso quindi all’ennesima azione delle forze dell’ordine del veneziano ma, per non renderla inutile servono maggiore frequenza e soprattutto regole e norme più severe. Ad affermarlo Marino Munerato, terzista di Dolo e presidente dei calzaturieri della Confartigianato Imprese Veneto.
La ricerca del massimo risparmio abbinato al made in Italy, sta facendo letteralmente esplodere il ricorso ai contoterziti cinesi anche nel distretto della calzatura di alta moda. Si pensi che il numero dei laboratori del tessile abbigliamento e calzature a conduzione cinese delle province di Venezia e Padova è passato, in un decennio, da 236 ad oltre 900 con un aumento del 300%!  Con un drammatico effetto sostituzione in quanto nello stesso lasso di tempo sono sparite oltre 500 imprese artigiane dello stesso settore, a dimostrazione che non è il lavoro che manca.  
“Forte dell’alleanza che in questa nostra regione è andata delineandosi negli ultimi anni tra produttori, terzisti e commercianti –prosegue Munerato- mi permetto di fare alcune proposte. Primo un patto di distretto per il mantenimento delle nostre competenze produttive. La domanda è infatti: siamo disposti a garantire uno zoccolo duro di produzione mantenendo le competenze tecnico produttive a livello locale? Se si costruiamo un “tavolo comune” tra Associazioni di categoria e Istituzioni per discutere possibili interventi a favore del mantenimento delle competenze tecnico produttive a livello distrettuale e il ruolo delle scuole professionali locali”.    
“Ovviamente –conclude Munerato- nella valorizzazione delle imprese locali non possiamo permetterci di favorire laboratori non in regola. Facciamo allora fronte comune su nuove strade che permettano di rinforzare la già lodevole azione di contrasto al fenomeno della concorrenza sleale e lavoro nero dei laboratori clandestini. Come? Noi abbiamo qualche idea: verifica sistematica della regolarità contributiva e fiscale dell’impresa o della regolarità del dipendente che effettua il versamento, prima del trasferimento di denaro all’estero tramite MONEY TRANSFER; Introdurre la responsabilità solidale dei committenti qualora ne venisse dimostrato in maniera incontrovertibile il legame di lavoro (ordini, fatture, bolle di accompagnamento); Prevedere la distruzione (oppure in alternativa l’assegnazione in concessione ad enti, associazioni del volontariato e della società civile es. Caritas) dell’eventuale materiale sequestrato”.