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RISTRUTTURAZIONE BENETTON

Secco, Moda: “Anche noi terzisti vogliamo esserci al tavolo di trattativa.
I nostri 500 lavoratori non sono figli di un ‘Dio minore'”.

“Orgogliosi di rappresentare le imprese artigiane da oltre 60anni. E con loro, i posti di lavoro che esse custodiscono. E’ per questo che chiediamo oggi al sindacato dei lavoratori, alla politica, alle istituzioni ed alla stessa Benetton di non trattare i 500 dipendenti, occupati nell’ottantina di laboratori artigiani a rischio chiusura, come figli di un “Dio minore” rispetto agli “esuberi” annunciati a Castrette e Ponzano. Il tavolo di trattativa aperto che sta già trovando alcune soluzioni di accompagnamento e mitigazione del problema deve vederci presenti a tutti gi effetti e non solo per “procura””. L’appello è di Giuliano Secco, Presidente di Confartigianato Abbigliamento nazionale e di Treviso.
“Se un tavolo ci deve essere –denuncia Secco- questo deve valere per tutti i “lavoratori” che sono interessati dalla nuova ondata di delocalizzazione benettoniana. Di fronte alla possibile perdita del posto di lavoro, il progettista di Castrette deve avere lo stesso valore della magliaia di Badoere o del titolare di un ricamificio”.
“Se quindi, per i lavoratori del gruppo si prospettano soluzioni ponte come la cassa integrazione, i contratti di solidarietà etc –prosegue Secco- lo stesso deve valere per le oltre 500 persone occupate nella cinquantina di laboratori (sui 139 dichiarati dalla azienda) che effettivamente sono a rischio chiusura con la interruzione delle commesse. Si tratta di offrire anche a loro una riduzione graduale del lavoro. Garantendo però, per un paio di anni, la sopravvivenza. Per capirci sono inutili commesse da poche decine di capi al giorno che servono solo a rispettare fittiziamente il contratto di subfornitura stipulato. I “numeri” del colosso di Ponzano lo permetto tranquillamente anche in questa fase difficile. Nel frattempo, sarà impegno nostro, come organizzazione, e delle stesse imprese coinvolte, trovare soluzioni alternative come nuove forme di collaborazione, nuovi clienti, altre forme di rete”.
“Torno quindi –conclude Secco- al tema di fondo. Chiedo l’impegno di tutti: i tre segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, il Presidente della Provincia di Treviso ed allo stesso management del Gruppo Benetton, affinché venga data voce anche ai laboratori coinvolti nel ridimensionamento invitando, ufficialmente, anche noi di Confartigianato al tavolo aperto sulla crisi a partire dalla prossima riunione che si dovrebbe tenere il 7 marzo prossimo”.