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REGIONE VENETO: APPROVATO IL NUOVO PIANO SOCIOSANITARIO

Il nuovo piano sociosanitario del Veneto, che riorganizza il sistema sanitario e sociale con una prospettiva almeno quinquennale, è legge. Il Consiglio regionale lo ha approvato ieri in serata, alle 20, con i voti a favore del Pdl e della Lega (30). Contrari, invece, i consiglieri del Partito Democratico, di Italia dei Valori, Verso Nord e Unione Nordest. Astenuti l’Udc e Giuseppe Bortolussi.

Tra le novità del nuovo piano, che sostituisce quello in vigore dal 1994, la previsione di ridurre le 21 aziende sanitarie territoriali attuali sulla base di un bacino di utenza ideale compreso tra 200-300mila abitanti (fatte salve le specificità territoriali di montagna, laguna e Polesine), la nomina del direttore generale della sanità veneta affidata al Consiglio (ma su proposta del presidente della Giunta), l’incarico triennale (e non più quinquennale) e non rinnovabile dei direttori generali delle Ulss e della relativa terna di comando, la valutazione annuale del loro operato da parte di Giunta, Consiglio e sindaci, il potenziamento della figura del direttore sociale che assume anche la responsabilità di coordinare i servizi sanitari territoriali, l’obbligo della trasparenza di bilancio per le Ulss e tutti gli enti accreditati che godano dei finanziamenti regionali.
Novità anche per la nomina dei primari: i direttori generali dovranno rendere pubbliche le motivazioni di tali nomine e a fine incarico il loro operato dovrà essere valutato in base alle prestazioni erogate, alla valorizzazione dei collaboratori, alla soddisfazione degli utenti e al rispetto dei vincoli di budget.
Oltre che ad elementi di ‘governance’ il piano contiene una nuova impostazione dei servizi di assistenza e di cura, che punta a ridurre il numero degli ospedali e dei posti letto e a potenziare la rete territoriale, facendo perno sui distretti (uno ogni 100 mila abitanti, fatte salve le specificità territoriali), sui medici di base associati in gruppo e su nuove strutture residenziali (ospedali di comunità, hospice, Rsa, centri diurni, comunità…).
Anche la rete degli ospedali viene riorganizzata sulla base dei diversi livelli di specializzazione e di intensità di cura: ai due poli di eccellenza di Padova e Verona, dove operano le aziende universitarie integrate con le rispettive Ulss cittadine, si affianca la rete degli ospedali territoriali, organizzati secondo il modello anglosassone “hub & spoke” (perno e raggi di una ruota).
Gli ospedali ‘hub’, collocati nei capoluoghi di provincia, sono tarati per assistere un milione di abitanti garantendo tutte le specialità di base e di media intensità, gli ospedali “spoke”, con un bacino ideale di 200 mila abitanti, saranno dotati di pronto soccorso e specialità di base come chirurgia generale, medicina interna, oncologia, cardiologia con unità coronarica, ostetricia-ginecologia, pediatria, ortopedia, terapia intensiva, neurologia, urologia, psichiatria, geriatria e servizi di diagnosi e cura. Il numero dei posti letto per acuti scende a 3 per mille (l’indice nazionale è 4), quelli per riabilitazione e lungodegenza saranno 0,5 ogni mille abitanti e si individua un nuovo parametro di 1,2 posti letto ogni mille abitanti da ricavare in nuove strutture intermedie extraospedaliere.
Le specialità di otorinolaringoiatria e di oculistica avranno invece, di norma, una dimensione sovraziendale. Secondo le indicazioni del piano, l’ospedale “Santi Giovanni e Paolo” di Venezia sarà “ospedale di rete” e particolare riconoscimento è garantito a quei “presidi di rete” che sono punti di riferimento anche per pazienti delle regioni confinanti, come ad esempio Feltre. La rete ospedaliera su due livelli viene integrata da strutture “monospecialistiche per acuti”, che potranno essere anche a gestione totalmente privata.
L’attuazione del piano è ora affidato alla schede di programmazione ospedaliere e territoriali, che dovranno indicare, azienda per azienda, numero e organizzazione dei presidi, specialità, reparti, posti letto, day-hospital, strutture intermedie e servizi ambulatoriali. La Giunta dovrà presentare le schede entro gennaio 2013 e sottoporle al parere obbligatorio e vincolante della commissione, che avrà quindi ampio margine di intervento.