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“NELLE POLITICHE PER L’INTEGRAZIONE L’ITALIA DEVE RECUPERARE I SUOI VALORI”

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07/06/2006"NELLE POLITICHE PER L’INTEGRAZIONE L’ITALIA DEVE RECUPERARE I SUOI VALORI"_x000D_
"Avevo proposto l’istituzione di un Ministero per l’Integrazione, l’Identità nazionale e la Cittadinanza, un progetto politico che, purtroppo, non ha avuto buon esito. Eppure l’esigenza di un nuovo modello di società qui da noi resta drammaticamente aperta". 54 anni, egiziano di nascita, Magdi Allam è il vicedirettore del "Corriere della Sera" che vive sotto scorta perché agli estremisti islamici non ha mai risparmiato critiche feroci.Cresciuto al Cairo dalle suore comboniane e poi dai salesiani, Allam nel 1972 ha raggiunto quella che per lui era la terra promessa, cioè l’Italia. Quell’Italia nei confronti della quale, da giornalista ed editorialista e autore di saggi, egli oggi è costretto a essere egualmente critico, come spiega nelle pagine di questo suo nuovo libro Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano? (ed. Mondadori).Ospite nei giorni scorsi dell’Associazione Artigiani vicentina, prima in un incontro con gli iscritti alla Scuola di Politica ed Economia e poi in un dibattito pubblico introdotto dal segretario Carmelo Rigobello, Magdi Allam ha incentrato i suoi interventi sullo scottante tema che lo vede protagonista sempre più impegnato: quello del rapporto tra il nostro Paese e gli immigrati, specie se di fede musulmana.Una integrazione che, a suo giudizio, si potrà realizzare solo delineando un sistema di regole precise, di diritti e doveri la cui attuale mancanza chiama in causa, in primo luogo, proprio l’Italia. "Oggi – egli osserva – la classe politica non si pone l’urgenza di questo problema. C’è un misto di ingenuità e confusione, di lassismo e miopia – quando non di connivenza- che deriva dall’assenza di valori certi, condivisi, di senso dello Stato, di "identità". In altre parole, come possiamo essere credibili nei confronti degli stranieri se non lo siamo noi come nazione?"I pericoli di tale situazione sono sotto gli occhi di tutti: mancanza di prevenzione significa esporsi al rischio del terrorismo, a quella "cultura della morte" che magari viene inculcata nella predicazione delle moschee, significa non agire "prima" e dover fare i conti "dopo", com’è avvenuto in Inghilterra e Olanda, con una situazione incancrenita.Che fare, allora? Pretendere che chi arriva qui si integri nella nostra società conoscendone e rispettandone la cultura, la lingua, le leggi, la religione, il modo di concepire la vita. E pretenderlo come un dovere.Altrimenti si corre il rischio di vedere nascere degli "stati negli stati", comunità impermeabili che adottano proprie norme giuridiche, ghetti confessionali di stampo medievale, luoghi in cui è facile cresca la scuola dell’odio."Ogni Paese ha gli immigrati che si merita", ha ammonito Allam. E dunque, per evitare che la situazione degeneri a livelli già visti nel resto d’Europa, l’Italia deve in primo luogo recuperare il senso di sé, assumersi le proprie responsabilità etiche, dichiarare insomma da che parte sta, e pretendere che i suoi nuovi cittadini si adeguino. "Sono questioni – ha ammonito Allam – che riguardano direttamente il nostro futuro. Ricordiamoci soprattutto una cosa: ciò che è deleterio per gli italiani è deleterio anche per gli immigrati, e ciò che va bene per gli italiani va bene anche per gli immigrati".Gli uni e gli altri ne devono però prendere coscienza, pena un domani pieno di incognite.