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La rivoluzione digitale spiegata in due parole

Come è cambiato (ed è destinato a cambiare) il nostro mondo con lo sviluppo della tecnologia e del digitale?

Al di là delle opinioni personali, e ancor di più delle aspettative e delle esperienze pregresse, siamo di fronte a una rivoluzione che non coinvolge più solo i supporti e i mezzi di comunicazione – questo è già successo negli ultimi 25 anni e ha stravolto completamente il mondo del lavoro e del business – ma riguarda e tocca direttamente il nostro essere “umani”, affrontando anche tematiche che finora erano rimaste ancorate alla cultura tradizionale e “analogica”: i soldi, la proprietà, l’arte, i luoghi, la formazione. Il “virtuale” è diventato una realtà: solida, concreta, misurabile, economicamente promettente, ma ha un grande bisogno di idee, di creatività, e ancor di più di etica. Serve quindi il contributo di chi ha sensibilità e passione, di chi può disegnare questo futuro e raccontarlo, che capisca quali sono i valori da preservare e quelli da evolvere. Insomma, c’è bisogno che il mondo virtuale – che si chiami Metaverso, che passi dagli NFT, che sia scritto sulla Blockchain – sia conosciuto e diventi parte della vita e degli interessi dei creativi, che hanno il compito di spiegarlo bene alle persone. Tutte le arti grafiche, i professionisti e gli artigiani della comunicazione possono essere coinvolti in questa evoluzione e per questo Confartigianato, nello specifico il Sistema Comunicazione, propone periodicamente incontri di approfondimento. Il primo ha visto protagonista Luca Pianigiani, professore, giornalista, consulente. Ecco la sua riflessione in merito.

Digitale: un futuro da non lasciare fuori dalla porta 

Nel 2022 abbiamo visto il tracollo della nascente economia digitale, dalle criptovalute che crollano, agli NFT che si sono sgonfiati del loro valore, al Metaverso che sembra non trovare applicazioni concrete. Ma siamo di fronte invece a una maturazione di queste innovazioni, che offrono importanti spazi di evoluzione: dei business, ma anche dell’umanità.

Luca Pianigiani 
Professore, giornalista, consulente

Il futuro è digitale. Lo sentiamo dire, ormai, da tantissimi anni, e nella realtà questo “digitale” è arrivato, via via trasformandosi in realtà: prima cavalcando le nostre passioni, come la musica, i libri, la fotografia, il cinema e poi coprendo tutti i settori della comunicazione e dell’informazione. Le aziende hanno poi iniziato a usare questi strumenti di innovazione digitale, e anche se inizialmente con riluttanza, hanno trovato sempre più spazio nell’economia, nel commercio, nella logistica. Possiamo dire che quasi tutti ormai hanno nel digitale il fulcro della propria attività economica e imprenditoriale.

Siamo arrivati ora in una fase in cui il digitale sta allargando la propria portata anche in quei settori che, finora, erano considerati lontani da queste rivoluzioni: i soldi, per esempio, che sebbene convertiti in digitale nei loro spostamenti e nelle transazioni, di fatto sono ancora beni fisici. Oppure la proprietà, di beni o di intelletto, la finanza, per arrivare allo stesso concetto di “realtà”, finora legata a una prova “fisica” e ora messa in discussione perché è evidente che esista una “realtà” che però è “virtuale”. Il passaggio attuale al digitale che definiremmo “totale” è complesso, per gli esseri umani, e poco importa la generazione alla quale si appartiene, è difficile per tutti: per i “boomer”, per i “millennial” e anche per le G-generation che sono nate di recente. 

Al di là dell’accettazione e comprensione delle persone, il digitale mette in evidenza una mancanza di preparazione da parte delle istituzioni, della politica, dei governi che già non erano riusciti a gestire molte urgenze del mondo “analogico” e che si trovano totalmente fuori ritmo rispetto alla velocità delle evoluzioni digitali. Mancano ampie aree di regolamentazioni per tutto il mondo delle criptovalute, per esempio: lo hanno dimostrato i clamorosi fallimenti del 2023 (FTX quella più evidente, ma nello stesso anno quelli di Terra/Luna, di Celsius e di altri token).

Le criticità riguardano però proprio l’impreparazione degli esseri umani alla trasformazione digitale: come fare a comprendere e gestire una violenta instabilità come quella attuale del Bitcoin e delle altre valute digitali, ma anche degli NFT, oggetti di uno dei maggiori hype di questi ultimi 18 mesi che sono crollati in modo imbarazzante? E cosa dire del Metaverso, di cui tutti parlano come se fosse già una realtà e invece siamo ancora in una fase di sola immaginazione di quelle che potranno essere le vere applicazioni, che richiederanno anni di sviluppo?

Questo fa pensare che tutto sia solo un rumore di fondo, un tentativo di speculazione e un territorio di affaristi senza scrupoli, qualcosa da evitare e anzi da schernire, facendo spallucce e dicendo: no, non mi riguarda, non fa per me. Quello che invece è importante capire è che proprio la crisi che è calata in tutte queste innovazioni, che giustifica gli atteggiamenti di sfiducia nei confronti del digitale, sta riuscendo a spazzare via proprio chi ha pensato di essere furbo, di arraffare e non costruire.

C’è un pensiero e un’evoluzione positiva, costruttiva, innovativa oltre la superficie, ci sono nuove idee, nuovi approcci che possono e potranno cambiare la visione del futuro: finanziario, commerciale, sociale, ma anche del come intendiamo il mondo e come vogliamo che si evolva. Quello che serve, è informazione corretta, quello che non serve è chiudersi negando il corso di una innovazione che non si fermerà semplicemente lasciandola fuori dalla porta, ma che, anzi, se la ignoriamo ci travolgerà.