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L’ECONOMIA DEL VENETO

Rapporto Banca d’Italia 2012

Si è svolta stamani a Venezia l’annuale presentazione del rapporto Veneto di Banca d’Italia sull’economia della regione. Anche quest’anno alcune delle tabelle e dei grafici contenuti nella ricerca richiamano gli osservatori di Confartigianato Imprese Veneto e CEAV realizzati in collaborazione con Unioncamere Veneto. Alla presentazione ha partecipato il Vicepresidente della Federazione Soffiro Fontana Nel 2012 si è acuita la fase di recessione dell’economia regionale. Il sistema produttivo del Veneto ha risentito della diminuzione dei consumi e degli investimenti interni e della debole domanda di beni e servizi dall’estero. La contrazione dell’attività economica è proseguita nel primo trimestre del 2013. L’attività nell’industria manifatturiera si è nuovamente contratta (produzione -4,0%) e si attesta ampiamente sotto i livelli precedenti la crisi finanziaria del 2008. L’incertezza sulle prospettive di recupero dell’economia e condizioni di accesso al credito ancora tese continuano a frenare gli investimenti interni (-17,6%). Questi fattori e l’ampio grado di capacità produttiva inutilizzata influirebbero negativamente, in base alle previsioni delle imprese, sugli investimenti programmati per il 2013 (-11,8%). Nell’ultimo quinquennio gli investimenti delle imprese, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono più frequentemente diretti verso i mercati esteri per costituire basi commerciali e produttive nei mercati più dinamici. Per il sesto anno consecutivo il settore delle costruzioni ha registrato una diminuzione dei volumi produttivi (-7,4%). A eccezione degli interventi di manutenzione e recupero abitativo, che ormai rappresentano il 60% degli investimenti dell’edilizia residenziale, il calo ha interessato tutti i comparti. Anche il terziario ha sofferto della diminuzione della domanda interna (il fatturato delle imprese con oltre 20 addetti è calato del 4,8%); la debolezza dei consumi ha colpito, in particolare, il settore del commercio (vendite al dettaglio -5,8%), mentre il comparto turistico (presenze -1,7%) e quello dei trasporti sono stati in parte sostenuti dalla domanda proveniente dall’estero. Il prolungarsi della fase negativa dell’economia sta intensificando il processo di uscita dal mercato delle imprese meno produttive e redditizie. Il deterioramento delle condizioni finanziarie delle imprese si è riflesso in un forte aumento dei prestiti bancari che presentano anomalie nei rimborsi. Lo scorso marzo la loro incidenza sul totale dei prestiti è salita al 22%, un valore superiore di quasi tre volte a quello del 2007. Le piccole imprese (con meno di 20 addetti) hanno registrato un aumento più contenuto e attualmente l’incidenza dei prestiti con anomalie di rimborso si attesta sugli stessi livelli delle imprese di maggiori dimensioni. La crescente rischiosità ha indotto le banche a mantenere politiche di concessione dei finanziamenti ancora selettive, in particolare nei confronti delle imprese finanziariamente vulnerabili, per le quali l’inasprimento è stato attuato principalmente attraverso l’aumento del costo medio dei finanziamenti. Condizioni ancora tese dell’offerta, associate alla diminuzione della domanda di credito per investimenti e per il finanziamento del capitale circolante, hanno frenato la dinamica dei prestiti bancari alle imprese che alla fine dello scorso mese di marzo risultavano in diminuzione (-2,2%). Le piccole imprese hanno registrato una maggiore contrazione dei prestiti (-4,1%) e un aumento dei tassi d’interesse a breve termine di 0,3 punti percentuali (all’8,5%, lo scorso marzo) a differenza delle imprese di maggiori dimensioni che hanno beneficiato di una diminuzione di 0,1 punti percentuali (al 5,7%). La contrazione dell’attività economica si è riflessa in una riduzione delle ore effettivamente lavorate dagli occupati (-2,2%). Nonostante ciò, nel 2012 la riduzione degli straordinari, il più intenso ricorso al part-time e all’utilizzo degli ammortizzatori sociali hanno consentito di mantenere pressoché invariati i livelli occupazionali. Nel primo trimestre di quest’anno l’occupazione ha però registrato un primo consistente calo (-2,5%, su dodici mesi). D’altra parte, la riduzione del reddito disponibile ha indotto una più elevata partecipazione al mercato del lavoro; ne è conseguito un netto aumento del tasso di disoccupazione (al 6,6%), in particolare per i lavoratori più giovani (23,7% per quelli tra 15 e 24 anni). La diminuzione del reddito delle famiglie e le incerte prospettive occupazionali hanno fortemente disincentivato le decisioni di acquisto dell’abitazione. Le erogazioni di nuovi mutui per l’acquisto della casa sono calate del 36,6%, deprimendo la dinamica del credito alle famiglie che nel primo trimestre del 2013 ha ristagnato. La rischiosità dei prestiti alle famiglie è rimasta pressoché invariata, su livelli contenuti, anche grazie a politiche di offerta di credito improntate alla prudenza e alla diffusione di contratti flessibili che consentono di modificare l’importo della rata senza costi addizionali o di sospenderla in caso di sopravvenute difficoltà del mutuatario. In un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, le Amministrazioni locali del Veneto hanno stabilizzato le spese correnti, anche nel comparto sanitario, e contratto quella in conto capitale. Nonostante la leggera ripresa degli investimenti dei Comuni, ai quali è riferibile circa la metà del totale, nel 2012 la spesa per investimenti degli enti territoriali e sanitari è ulteriormente calata. Il debito delle Amministrazioni locali della regione si è ridotto (-4,5%) per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica e dei vincoli del Patto di stabilità, destinati, nel prossimo futuro, ad essere estesi alle numerose società partecipate.