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Il Sistema Alimentazione di Confartigianato Vicenza scrive al Prefetto chiedendo di poter migliorare il servizio ai clienti attraverso la vendita per asporto dei prodotti artigianali

Una lettera appello indirizzata al Prefetto affinché valuti la situazione e consenta a pasticcerie, gelaterie, rosticcerie, pizzerie da asporto e altre attività con vendita diretta, di poter migliorare il servizio ai propri clienti attraverso la vendita per asporto integrandolo con la consegna a domicilio, rimuovendo l’ingiustificato impedimento all’operatività di tanti artigiani e piccoli imprenditori rispetto alla distribuzione commerciale. È quanto sono stati invitati a fare gli oltre 400 imprenditori del sistema Alimentazione di Confartigianato Imprese Vicenza dopo aver visto, sono solo la loro attività artigiana di produzione assimilata per la somministrazione agli esercenti attività di ristorazione (come i bar e i ristoranti) e quindi obbligati a chiudere, ma constatare che tale “discriminazione” è stata prolungata oltre il 3 aprile.

“Una scelta che, in una situazione di estrema difficoltà, produce un forte danno economico in uno dei periodi dell’anno nel quale viene realizzata buona parte del fatturato annuo; solo in parte alcune delle nostre imprese sono riuscite a limitare i danni con la consegna a domicilio”, spiegano Olivero Olivieri, Carlo Zampieri, rispettivamente presidente dei Pasticceri e Gelatieri e dei Produttori di Alimentari Vari.

“Non siamo convinti che l’interpretazione che è stata data sia conforme a una corretta lettura della ratio del provvedimento, orientato a impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività nel solo caso fosse presente il consumo sul posto o la somministrazione di prodotti – si legge nella lettera-. Quale rischio maggiore di una qualunque altra attività di vendita di prodotti alimentari (consentite) avrebbe potuto provocare una pasticceria, una gelateria, una pizzeria, una gastronomia, che avesse organizzato la sua attività con la semplice vendita per asporto?” 

“Come noto – prosegue il testo –  il DPCM 11 marzo ha penalizzato le nostre imprese del settore alimentare quali gelaterie, pasticcerie, pizzerie, gastronomie e altre attività con vendita diretta, che essendo attività artigiane di produzione, ingiustamente assimilate agli esercenti attività di bar/ristorante e perciò obbligate alla chiusura.”

“Abbiamo sempre sostenuto che si è trattato di una errata interpretazione della ratio del provvedimento volto ad impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività, ma solo nel caso in cui vi fosse un consumo sul posto e non laddove vi sia il semplice asporto, come nella maggioranza delle attività in questione”, aggiungono Olivieri e Zampieri.

I presidenti ricordano anche che “lo stesso DPCM consente ad altri esercizi commerciali di vendita al dettaglio di proseguire l’attività anche con possibilità di asporto dei prodotti analoghi, prevalentemente industriali, a quelli realizzati dalle imprese artigiane”. Da qui la domanda: “Non si tratta forse di una palese discriminazione che avvantaggia alcuni operatori a sfavore di altri, penalizzati fortemente dal lato economico? Garantendo in primis la salute dei nostri clienti e nostra con tutte le misure di prevenzione previste dalle disposizioni vigenti, potremmo avere la possibilità di affrontare questo difficile periodo aumentando il servizio ai nostri clienti in sicurezza”. Di qui l’azione delle imprese di Confartigianato, interpellando direttamente i Prefetti, puntando a ottenere la dovuta equiparazione dell’attività artigiana di vendita per asporto a quella prettamente commerciale, per rimuovere un ingiustificato impedimento all’attività di tanti artigiani e piccoli imprenditori.