Skip to main content







IL GIULIO CESARE DI PALLADIO: IN MOSTRA A VIART DAL 18 OTTOBRE L’ARTE INCISORIA DEL SOMMO ARCHITETTO

15/10/2008IL GIULIO CESARE DI PALLADIO: IN MOSTRA A VIART DAL 18 OTTOBRE L'ARTE INCISORIA DEL SOMMO ARCHITETTO Anche ViArt, il centro espositivo dell'Artigianato Artistico Vicentino, rende omaggio al 500° anniversario del Palladio. Da sabato 18 ottobre (inaugurazione alle 11)  fino a domenica 9 novembre, i locali di ViArt in Contrà del Monte a Vicenza ospiteranno infatti la mostra Andrea Palladio incisore. Le tavole ispirate ai Commentarii de Bello Gallico di Giulio Cesare a cura di Andrea Burroni. Le opere provengono dalla collezione Rinaldi-Tonello. I Commentari di C. Giulio Cesare con le figure in rame de gli alloggiamenti, de' fatti d'arme, delle circonvallazioni delle città, e di molte altre cose notabili descritte in essi, fatte da Andrea Palladio per facilitare a chi legge, la cognition dell'historia vennero pubblicati a Venezia nel 1575 dallo stampatore-editore Pietro De' Franceschi. L'opera, come sottolinea la studiosa Silvia Vagnoni, era «frutto del rinnovato interesse per lo studio dell'antichità verso cui l'architetto era stato indirizzato dall'umanista Giangiorgio Trissino e in particolare per l'arte della "militia" studiata anche da Valerio Chiericati e Filippo Pigafetta, suoi contemporanei».Le imprese di Cesare, spiega ancora Silvia Vagnoni, «sono illustrate con grande capacità riassuntiva in quarantadue tavole, caratterizzate da rigorosa geometria, limpidezza del segno e chiarezza dei volumi». Il libro, dedicato al generale della Santa Chiesa Giacomo Boncompagni, fu molto apprezzato dallo storico Marzari nella sua Storia di Vicenza (Venezia, 1591) e da Francesco Algarotti, che ne sottolineò la nitidezza di stile osservando come nello scrivere l'architetto «proceda con le regole e col compasso, con quella precisione medesima che procede nell'arte sua. Senza fare proemii inetti, va di lancio alle cose fondamentali, quelle afferra e quelle presenta al lettore».Lo studioso Zanella, in La vita di Andrea Palladio (Milano, 1880) ricorda che «il maggior capitano di quel tempo, Emanuele Filiberto, gli concesse il privilegio di dieci anni ne' suoi Stati per la stampa de' Commentarii».L'importanza del lavoro di Palladio sarà testimoniata anche nei secoli successivi: il suo proemio è infatti riportato interamente nell'opera I Commentari di Caio Giulio Cesare in nostra volgar lingua recati pubblicata a Napoli nel 1782.In tempi più recenti le incisioni palladiane, riprodotte in serigrafie, sono state oggetto nel 1980 di una mostra a Palazzo Chiericati di Vicenza curata da Gino Barioli e Andreina Ballarin, che hanno individuato nei disegni dei contemporanei Abraham Ortelius, Georg Braun, Georg Hoefnagel, Giuseppe Porta e Pirro Logorio i modelli a cui Palladio si era riferito.Pur ritenuti dallo studioso vicentino Lionello Puppi di «valore marginale nel contesto della problematica palladiana», secondo Silvia Vagnoni i Commentari risultano al contrario un documento importante per la comprensione della personalità dell'architetto che aveva compiuto anche lunghi studi su Polibio, purtroppo perduti. Egli apprezza molto l'operato degli antichi e la loro insuperabile ingegnosità e con la traduzione dei Commentari vuole offrire anche ad altri la possibilità di giovare dei frutti delle fatiche che egli ha compiuto "per conoscere, et ridurre in luce molte delle più nobili memorie dell'antichità". L'attualità degli antichi è anche argomento della sua maggiore opera I Quattro libri dell'architettura, nei quali analizza con estrema accuratezza gli edifici classici e illustra il ponte sul Reno fatto costruire da Cesare alle sue truppe, replicato in una delle acqueforti che corredano l'edizione dei Commentari. Palladio inoltre avviò allo studio della cultura classica anche i figli Leonida e Orazio che iniziarono la realizzazione delle incisioni per i Commentari, ma la loro prematura scomparsa costrinse il padre a continuare da solo il lavoro, completato tra il 1573 e il 1574.Infine, qualche nota sull'opera di Cesare che tanto appassionò il Palladio. Il termine commentarius indica un tipo di narrazione intermedio fra la raccolta di appunti e la loro elaborazione in forma letteraria, utile agli storici per svolgere la propria narrazione. I Commentarii di Gaio Giulio Cesare, caratterizzati dalla vivacità del racconto e dalla semplicità dello stile, si staccano dalla modesta compilazione di annali, cronache e memorie avvicinandosi a una vera e propria opera storiografica. Cesare è autore dei Commentarii de Bello Gallico e de Bello Civile compresi nel cosiddetto Corpus Caesarianum che raccoglie anche opere di altri autori. I Commentarii de Bello Gallico narrano in sette libri la sistematica sottomissione romana della Gallia a partire dalle spedizioni contro gli Elvezi e contro Aristovisto (58 a.C.) fino alla presa di Alesia e alla sconfitta di Vercingetorige (52 a.C.). Cesare, in risposta ai suoi avversari che lo accusavano di abuso di potere, presenta la guerra come una necessità storica volta a evitare che i Germani, una volta passato il Reno, premessero pericolosamente ai confini di Roma. Alla narrazione di Cesare il luogotenente Aulo Irzio aggiunge un VIII libro con gli avvenimenti del 51 e del 50 collegati all'inizio della guerra civile.