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GLI INSTALLATORI D’IMPIANTI DI CONFARTIGIANATO VICENZA LANCIANO L’ALLARME: “DAL 1° AGOSTO COL DECRETO ROMANI SULLE QUALIFICHE PER GLI IMPIANTI A ENERGIE RINNOVABILI A RISCHIO LA SOPRAVVIVENZA DI MOLTE AZIENDE E INUTILI CORSI FORMATIVI PER LE ALTRE”

Con l’invio collettivo di una lettera aperta al Ministero dello Sviluppo Economico nella giornata di giovedì 16 maggio, anche gli Installatori d’Impianti termoidraulici ed elettrici di Confartigianato Vicenza parteciperanno all’iniziativa nazionale di protesta contro il sistema di qualifiche professionali previsto dal cosiddetto “Decreto Romani” (28/2011) che entrerà in vigore dall’1 agosto prossimo mettendo a rischio, a giudizio degli operatori, la sopravvivenza di migliaia di imprese.  
Secondo le norme in arrivo, infatti, per poter installare impianti a fonti rinnovabili si dovrà intraprendere un corso abilitante di 90 ore secondo lo standard che la Conferenza delle Regioni ha stabilito e che disciplina l’attività formativa obbligatoria. Al percorso formativo, però, potrà accedere solo chi è in possesso di un diploma di scuola professionale (diplomati e laureati sono qualificati automaticamente), mentre coloro che hanno il titolo di studio di terza media non potranno più installare o manutenere impianti a fonti rinnovabili, nonostante la professionalità acquisita sulla base dell’esperienza lavorativa.
Al proposito osservano allarmati Dario Dalla Costa e Maurizio Pellegrin, rispettivamente presidenti dei Termoidraulici e degli Elettricisti di Confartigianato Vicenza: “Dalla Regione Veneto non è ancora stato attivato un corso a qualifica professionale e, nonostante i nostri diversi solleciti, non è stato chiarito se il percorso di formazione sia obbligatorio per tutte le imprese di installazione o solamente per le imprese di nuova costituzione. È semplicemente assurdo, proprio in questo momento di crisi, obbligare imprese che per anni si sono dovute aggiornare senza alcuna regolamentazione, dimostrando sul campo le loro capacità tecnico professionali, a onerose e inutili formazioni o, peggio, a dover interrompere la loro attività. Noi vogliamo solamente poter lavorare in pace, senza essere continuamente bombardati da questa inutile burocrazia”.
Di qui l’azione di protesta volta a chiedere “che il Ministero dello Sviluppo Economico e il Governo chiariscano in modo definitivo la situazione, garantendo la continuità di chi già opera sul mercato.