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FONTI RINNOVABILI

57.000 impiantisti (oltre il 10% in Veneto) rischiano lo stop dell’attività dal 1° agosto.
Allarme di Confartigianato: “Modificare subito il decreto legislativo 28/11”.

A una decina di giorni dalla denuncia del Presidente regionale Veneto degli Impiantisti Maurizio Pellegrin con un articolo dal titolo “Formazione obbligatoria per impianti energie rinnovabili, Gas F e sicurezza nei luoghi i lavoro. Gli eccessi, uccidono (le imprese)”, giunge a supporto, una dura presa di posizione della Confartigianato Nazionale.
Riportiamo di seguito il comunicato.

Un’altra legge contro l’occupazione. Dal 1° agosto potrebbero trovarsi senza lavoro molti dei 57.000 installatori di impianti che operano nel settore dell’energia da fonti rinnovabili: fotovoltaico, a biomasse, solare termico, pompe di calore e geotermia. E’ il destino che li attende in base al decreto legislativo 28/11 che recepisce una direttiva europea e impone, quale requisito per poter effettuare interventi di installazione nel settore delle rinnovabili, percorsi di qualificazione professionale per i responsabili tecnici delle aziende (titolari e dipendenti). Ma, mentre per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici la legge non prevede obblighi di formazione, e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore, non c’è alcun riferimento a titolari e dipendenti in possesso del titolo di studio della scuola dell’obbligo e dell’esperienza maturata in anni di lavoro. In pratica a questi imprenditori si nega sia il riconoscimento delle competenze acquisite sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento professionale. Per la legge è come se non esistessero. “Si tratta di una disposizione assurda, inaccettabile e discriminatoria – denuncia il Presidente di Confartigianato Impianti Giovanni Barzaghi – che impedisce di lavorare a migliaia di imprenditori che da anni svolgono con competenza la propria attività”. “Soprattutto in questo momento di crisi – aggiunge Luca Falco, Delegato all’energia di Confartigianato – una norma come questa si abbatte come una mannaia sulle imprese e sui lavoratori del settore installazione impianti. Tutto il contrario di quanto servirebbe sia per favorire l’occupazione sia per contribuire a sviluppare il settore delle energie rinnovabili”. Confartigianato Impianti è intervenuta presso il Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare la modifica della legge “che – sottolinea il Presidente Barzaghi – presenta profili di incostituzionalità poiché crea una barriera ingiustificata all’attività imprenditoriale, finendo per estromettere dal mercato migliaia di aziende. Chiediamo che nel decreto legislativo vengano salvaguardati i diritti acquisiti (previsti dal Decreto ministeriale 37/08) degli installatori di impianti, non laureati o diplomati, che operano da anni sul mercato. Siamo pronti a far sentire la nostra voce in tutte le sedi istituzionali per difendere il diritto dei nostri imprenditori a lavorare”.