Skip to main content







Elezioni. Sondaggio sul “sentiment” dei piccoli imprenditori. Anche per i vicentini serve più attenzione al territorio, all’artigianato, un fisco più equo e meno ‘carte’ e non rinunciamo all’autonomia.

Cavion: “Caro materie prime ed energia, unito a politiche per la sostenibilità, sono i temi più urgenti, ma va affrontato anche quello del personale che non si trova”. 

Comunicato 137 – 19 settembre 2022

La data del 25 settembre si avvicina e con essa la scelta di chi guiderà il Paese dopo la finestra del governo Draghi. Proprio su questo cambio di guardia, con una campagna elettorale ‘corta’ e portata avanti ‘sotto l’ombrellone’, Confartigianato Imprese Veneto ha condotto un sondaggio (dal 6 al 9 settembre con il sistema Cati) per capire le necessità delle piccole imprese Venete ma anche il sentiment degli imprenditori rispetto a quanto successo di recente.

“Alleggerire il carico di burocrazia che incombe su cittadini e imprese, ridurre la pressione fiscale e una reale semplificazione, sono tra i primi provvedimenti che, anche secondo le imprese vicentine, andrebbero attuati nei primi 100 giorni dal nuovo Governo. Temi annosi ma sui quali vanno prese qui e ora delle decisioni perché il momento socio economico non può più permettersi rinvii. Insomma, le imprese vanno messe nelle condizioni di proseguire l’attività e competere su mercati. Non è possibile che nel 2022 si debba ancora perdere giorni e giorni, investire risorse umane ed economiche, per far fronte a una burocrazia invadente e a dir poco alla Azzeccagarbugli”.  Il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion, introduce così i risultati provinciali del sondaggio.

Dal campione emerge subito che anche i vicentini ritengono la caduta del Governo Draghi un errore (67,5%) ovvero che il momento fosse sbagliato e sarebbe stato meglio attendere la fine della legislatura.  E se la legge elettorale che riduce i parlamentari viene promossa da oltre la metà degli intervistati, a più della metà degli interpellati non piace la scelta dei canditati con un terzo degli intervisti che ritengono i nomi ‘paracadutati dalle segreterie’ e che quindi la rappresentanza dei territori sia davvero poca. Da qui anche quella disaffezioni alla politica che anche i dati di Confartigianato confermano. Ciò nonostante, quasi l’80% degli artigiani vicentini sentiti andrà a votare, sebbene con una forte indecisione su chi votare (il 24,7%).  

Detto ciò, tra le priorità che gli artigiani berici ritengono assolutamente necessarie (58,4%) spiccano appunto l’approvazione delle riforme (fisco, giustizia e appalti) così come nessun passo indietro sul Pnrr. Entrando nel merito dei temi cari al territorio ecco quello dell’autonomia sulla cui attuazione ormai il 63,4% non crede più.
Sempre in tema di provvedimenti urgenti da attuare ecco la riduzione del costo dell’energia, della pressione fiscale e delle materie prime. Nel dettaglio dell’energia, al primo posto spicca la richiesta di un’azione che vada nella direzione del price cap, al secondo posto ecco la richiesta del sostegno agli investimenti che vanno nella direzione delle energie rinnovabili (come le comunità energetiche). Conquista il terzo posto l’azzeramento degli oneri di sistema. Anche il vicentino poi è in linea con il resto dei colleghi veneti nell’attuare soluzioni interne per il risparmio energetico: minor utilizzo di illuminazione, aria condizionata e riscaldamento e in qualche caso revisione dell’orario di lavoro. 

Nonostante tutto ciò, gli artigiani vicentini non perdono in ottimismo. Infatti, alla richiesta di quali conseguenze potrebbe pagare la propria impresa un quarto abbondante degli intervistati ritiene non ce ne saranno. E se per la situazione economica del Veneto non manca la preoccupazione (per il 35,1% la situazione sarà di forte peggioramento) per la propria attività gli imprenditori vicentini ritengono che poco o nulla cambierà.
“Il sondaggio mette nero su bianco quanto da tempo Confartigianato reclama e sul quale si batte, per esempio su fisco e burocrazia, confermando al contempo la lungimiranza di alcune scelte, quali la creazione di un centro servizi dedicati alla sostenibilità delle imprese e la strada delle comunità energetiche – commenta Cavion-. Resta aperto un fronte sul quale dovremmo, assieme alla politica e non solo, interrogarci, ed è quello delle professionalità da introdurre in azienda. Se è vero che tante imprese, nonostante una situazione poco conciliante, guardano avanti con ottimismo è anche vero che le medesime realtà intendono affiancare nuove competenze a quelle consolidate. Professionalità legate alla sostenibilità, alle nuove tecnologie, all’export difronte a un mondo in continuo cambiamento, ma anche figure tecniche e specializzate sono sempre più richieste dalle imprese. Il tema del capitale umano, che unisce problematiche legate all’uscita dal lavoro degli addetti in età pensionabile, un progressivo calo demografico e giovani che cercano sempre più una conciliazione tempo di vita e di lavoro, apre un nuovo fronte sul quale Confartigianato si sta già muovendo ma che richiede la collaborazione degli altri soggetti coinvolti, ovvero mondo politico e scuola”.

“C’è un tema poi che a noi imprenditori è stato e è ancora molto caro e nonostante la comprensibile disillusione degli artigiani, l’ulteriore autonomia in applicazione della Costituzione resta un obiettivo irrinunciabile perché serve anche a responsabilizzare l’intera spesa pubblica”, conclude Cavion.