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CROLLO DELLA JIEYU SHOE FACTORY IN CINA

Il silenzio dei media italiani ed europei

“Rabbia, tristezza per la perdita di altre vite umane ma, soprattutto per l’assordante silenzio dei media italiani ed europei. E’ lo stato d’animo espresso dal Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Veneto Gianluca Fascina alla notizia “carpita su internet” della nuova tragica perdita di vite umane in una fabbrica di scarpe crollata in Cina orientale sabato scorso 5 luglio. “Dalle poche notizie che trapelano –prosegue il Presidente- sembra che alla Jieyu Shoe Factory, situata nella provincia orientale di Zhejiang in Cina, abbiano perso la vita tra i sei e i 14 operai”. 56 operai erano al lavoro quando l’edificio di quattro piani crollato. Più 30 hanno subito lesioni gravi e le squadre locali antincendio e di soccorso stanno continuando a scavare tra le macerie per recuperare i corpi. La causa del crollo del palazzo non è chiara, ma grandi e pesanti serbatoi d’acqua erano stati installati sul tetto e questo, secondo le ultime fonti, potrebbe aver contribuito. “Incredibile il velo di omertà che i grandi marchi, anche europei, anche italiani molto probabilmente, riescono a stendere su questi incidenti -spiega Fascina-. A tal punto che ad una settimana dal crollo non è tuttora chiaro quali marchi internazionali si rifornissero alla fabbrica, anche se la zona è un centro di produzione di scarpe ben noto. Secondo la commissione turismo del governo locale la città di Wenling, dove si trovava la fabbrica della morte, produce “un quinto della produzione mondiale di scarpe”. Il crollo accresce la lista dei disastri in materia di salute e sicurezza nel settore abbigliamento e calzature venuti prepotentemente alla ribalta internazionale con il caso Rana Plaza del 2013. “Noi produttori italiani sani non ci arrendiamo però –conclude Fascina-. Insistiamo per una definitiva approvazione del “made in” europeo, lottiamo ogni giorno per valorizzare il 100% made in Italy previsto dalla legge italiana ma lasciato colpevolmente i soffitta dai più, lavoriamo per contratti di fornitura che valorizzino le clausole sociali e diano ai sub fornitori remunerazioni adeguate al rispetto delle nolrme sui salari, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’impatto ambientale. Non smetteremo mai di fare appello all’industria mondiale della moda e delle calzature affinchè apprenda dagli errori del passato e si impegni a garantire sicurezza e salubrità in tutti i luoghi di lavoro”.