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CONFARTIGIANATO VICENZA LANCIA L’ALLARME: “CREDITO SEMPRE PIÙ ASFITTICO, LE BANCHE PENSINO ALLE IMPRESE”

Agostino Bonomo, presidente Confartigianato VicenzaLe drammatiche turbolenze dei mercati finanziari, che nemmeno la recente manovra di governo è servita a placare, si riflettono sulle strategie delle banche e la spirale perversa finisce col ripercuotersi sul credito alle imprese in maniera sempre più preoccupante.
A lanciare l’allarme è Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza.

A giudizio di Bonomo «i continui bollettini di guerra provenienti dalle Borse hanno sconvolto il trend e le aspettative della nostra economia reale, che prima dell’estate lasciava intravedere qualche timido segnale di fiducia, con la produzione nel primo semestre che aveva dato alcuni segnali di ripresa, specie per le attività legate all’export».

«Oggi purtroppo – osserva Bonomo – il meccanismo di trasmissione degli effetti negativi della finanza sulle imprese è concreto, e lo vediamo da un lato nel forte rallentamento sulle aspettative di crescita e sugli ordinativi, dall’altro in una stretta creditizia dagli effetti minacciosi sia sul livello dei tassi d’interesse e sia sulla forte selezione delle domande di credito».

«Purtroppo dal settembre 2008, ossia da quando è cominciata la crisi finanziaria, non si è potuto – o voluto – avviare un concreto processo regolatore dei mercati  finanziari, e ora tutti ne paghiamo le conseguenze».
Qui entra in gioco, a giudizio del presidente della Confartigianato vicentina, il ruolo degli istituti di credito. Difatti, secondo Bonomo, «le forti tensioni ribassiste sulle Borse e sul debito sovrano spingono verso l’alto il costo della raccolta bancaria, e quindi anche quello del credito per imprese e famiglie. Parallelamente, la caduta dei valori azionari delle principali banche italiane ed europee rende vani gli aumenti di capitale adottati per dare sufficiente solidità agli istituti bancari in vista di Basilea 3».
E qui arriva, secondo Bonomo, il punto davvero dolente: «Tali fenomeni hanno un duplice effetto negativo sulle imprese. Il primo è un evidente innalzamento dei tassi d’interesse sui prestiti: è di questi giorni il raddoppio degli spread sui finanziamenti, che dall’1,5% di prima dell’estate hanno superato il 3%, portando i tassi finiti per le imprese sulla soglia del 5%. Il secondo effetto è il cosiddetto “credit crunch”, ossia il razionamento creditizio: l’incapacità delle banche di raccogliere liquidità nel sistema e il loro indebolimento patrimoniale limitano il credito alle imprese, riducendo drasticamente le erogazioni alle aziende che presentino dei rating appena un po’ meno meritevoli, alle quali la concessione è praticamente preclusa».
E non è tutto: «In questo periodo – spiega Bonomo – assistiamo a una contraddizione inaccettabile: le imprese che hanno ottenuto garanzie con il nostro confidi – ovvero ArtigianFidi Vicenza – per investimenti innovativi si vedono negare dalle banche le condizioni stabilite dalle convenzioni o dalle leggi regionali destinate al sostegno e allo sviluppo. Il motivo sta nella scarsa convenienza a concludere le operazioni di finanziamento per l’istituto erogante: la redditività viene prima di tutto, anche del merito creditizio».
Di qui anche una frecciata polemica da parte del leader Confartigianato: «Sarebbe opportuno che le banche, in tale periodo di difficoltà per l’economia, evitassero di enfatizzare i loro utili semestrali e compissero invece uno sforzo per mantenere gli impegni presi nelle convenzioni pensando anche allo sviluppo delle imprese, alle cui sorti sono anch’esse legate».
Quanto alla situazione generale, a giudizio di Bonomo alcune vie d’uscita esistono: «Per invertire la rotta – sottolinea – occorre ristabilire un clima di fiducia sulla capacità dell’economia reale di reagire e di tornare a essere la protagonista delle sorti dei mercati, non di subirli. L’altra parola chiave per contrastare la spirale negativa è “credibilità”: non è sufficiente prospettare soluzioni ragionieristiche di pareggio di bilancio, ma servono azioni concrete a sostegno dello sviluppo, puntando sui fattori chiave quali infrastrutture, servizi efficienti all’economia reale, liberalizzazioni, formazione adeguata dei giovani e sviluppo del mercato del lavoro, riduzione dei costi della politica e della burocrazia, fiscalità compatibile con l’effettiva formazione del reddito. Tutte cose, purtroppo, assenti nella nuova manovra del governo».