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CONFARTIGIANATO VICENZA CHIEDE MODIFICHE SUI RECENTI PROVVEDIMENTI FISCALI

«Mentre a livello regionale abbiamo siglato un protocollo d’intesa per facilitare i rapporti tra le piccole imprese ed Equitalia, in particolare con l’istituzione di sportelli espressamente riservati agli artigiani, a livello nazionale ci stiamo battendo per la modifica di alcuni aspetti dei provvedimenti estivi in materia fiscale, che rischiano di avere pesanti conseguenze sulle nostre aziende».
Facendosi interprete delle situazioni di disagio emerse di recente, il presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, sintetizza in quattro punti le criticità attuali. Partendo dalla questione degli studi di settore e del relativo accertamento.
«Sono state introdotte misure – spiega Bonomo – particolarmente penalizzanti per i contribuenti soggetti all’applicazione degli studi. Prima fra tutte, quella che prevede la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di applicare l’accertamento “induttivo puro” quando il reddito calcolato risulti pari o superiore al 10% di quello dichiarato. Ora: l’accertamento induttivo scatta per violazioni particolarmente gravi, come il non aver presentato la dichiarazione, o non avere tenuto le scritture contabili, e non si comprende perché a tali violazioni venga assimilata l’errata compilazione dei dati, spesso frutto di effettive difficoltà interpretative. Inoltre, non ci pare corretto assumere il reddito come misura di confronto, in quanto lo studio di settore individua il ricavo e non il reddito prodotto. Se affianchiamo a ciò l’introduzione della “esecutività dell’accertamento”, ricaviamo un quadro allarmante che vede le aziende in una posizione di assoluta debolezza nella possibilità di difesa dall’azione – accertativa prima ed esattiva poi – da parte degli organi dello Stato. Noi proponiamo l’eliminazione della norma o, almeno, di spostare lo scostamento del 10% dalla voce reddito alla voce ricavi, oppure di elevare tale percentuale al 50%».
Proprio quella dell’accertamento esecutivo è l’altra questione particolarmente dibattuta in questi giorni. Spiega infatti Bonomo: «Dal 1° ottobre, l’atto di accertamento assume la qualità di titolo sia per la riscossione che per l’esecuzione forzata in caso di mancato pagamento. Il contribuente raggiunto da un avviso di accertamento deve provvedere al pagamento entro il termine di presentazione del ricorso, 60 giorni. Se ciò non avviene, trascorsi altri 30 giorni la riscossione delle somme viene affidata a Equitalia anche con l’esecuzione forzata che, in caso di ricorso, viene sospesa per un periodo di 180 giorni. La domanda è: le commissioni tributarie saranno in grado di emettere la sentenza entro quei 180 giorni?». «L’introduzione della sospensione – aggiunge Bonomo – è un risultato apprezzabile, ottenuto grazie anche all’azione di Confartigianato, ma meglio sarebbe che si rinviasse la possibile esecuzione forzata dopo la sentenza di primo grado o che, quanto meno, gli organi interessati vigilassero sui tempi delle commissioni, al fine di un eventuale tempestivo intervento correttivo».
Osservazioni giungono anche in merito al “Regime dei minimi” rivisitato.
«È stata riservata – commenta al proposito Bonomo – una particolare attenzione a chi avvia per la prima volta un’attività, specie se ha meno di 35 anni, e ciò è apprezzabile. Ma non c’è attenzione verso coloro che, pensionati, mantengono un’attività ridotta dalla quale trarre un pur modesto reddito: per gli ultrasessantenni, il regime dei minimi dovrebbe invece permanere. E sarebbe bene però prevedere per loro anche l’obbligo della comunicazione dati ai fini dell’applicazione degli studi di settore, al fine di poter verificare l’effettiva marginalità della loro attività. Senza un regime agevolato, si rischia che tali microattività scivolino nel sommerso a danno dell’erario, dell’Inps e del mercato».
Un’ultima osservazione il presidente della Confartigianato berica la riserva al tema della rateizzazione delle somme dovute a seguito di controlli automatizzati e formali, i cosiddetti “avvisi bonari”. A giudizio di Bonomo «sono apprezzabili le agevolazioni introdotte, che vedono un automatismo nella rateazione di piccoli importi, un alleggerimento delle garanzie fidejussorie, la possibilità di richiedere un piano di rateazione a importi decrescenti, nonché un’apertura alla tassazione separata. Non si interviene però sull’annullamento di tutte le agevolazioni per il ritardo anche di un solo giorno nel pagamento d’una rata. Anche in questo caso andrebbero applicate le norme previste nell’ambito dell’accertamento con adesione».
Su tutto, resta una considerazione di carattere generale: «Nel 2009 – ricorda Bonomo – la pressione fiscale misurata dall’Istat è stata del 43,1%. Quella effettiva, riferita a coloro che pagano le imposte, è stata del 52%. Nessun Paese avanzato e industriale può sopportare un carico del genere senza soccombere».