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CON UNA LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI VICENTINI L’ASSOCIAZIONE ARTIGIANI CHIEDE DI RICONOSCERE L’«INAPPLICABILITA’» DEGLI ATTUALI STUDI DI SETTORE

22/06/2007CON UNA LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI VICENTINI L'ASSOCIAZIONE ARTIGIANI CHIEDE DI RICONOSCERE L'«INAPPLICABILITA'» DEGLI ATTUALI STUDI DI SETTOREProseguendo nella propria azione contraria ai "nuovi" studi di settore fiscali, giudicati inaccettabili per il fatto di essere strumenti che costruiscono redditi virtuali basati su elementi statistici lontani dalle singole realtà aziendali nonché per la loro applicazione retroattiva, l'Associazione Artigiani della provincia di Vicenza ha provveduto ha indirizzare la seguente "lettera aperta" ai parlamentari vicentini.«Il mondo dell'artigianato, e in genere della piccola impresa, indebolito dalla crescente difficoltà a stare sui mercati, non può reggere al pesante effetto prodotto dall'introduzione degli indicatori di normalità economica nel meccanismo degli studi di settore. Detti indicatori prendono, in parte, le mosse dai dati risultanti dall'elaborazione degli studi di settore stessi che sono frutto, a loro volta, di proiezioni statistiche e di regressioni matematiche. Si tratta di costruzioni virtuali su risultati teorici lontane dalle singole realtà aziendali; siamo quindi nel campo delle ipotesi. Inoltre il Fisco pretende di dare a questi strumenti, ai fini accertativi, il ruolo di provare, da soli, le "gravi incongruenze" necessarie per produrre una rettifica da parte dell'Agenzia delle Entrate. La stessa, non a caso, con circolare 38/E di qualche giorno fa, ha cominciato ad ammettere che gli indicatori presentano anomalie e superficialità di non poco conto, riscontrabili in numerose situazioni aziendali».«Gli indicatori non tengono conto dei cluster, che sono stati frettolosamente costruiti  e che, per rilevare il "valore aggiunto per addetto" e la "redditività dei beni strumentali", prendono in considerazione, quale ricavo di partenza, quello costruito col programma Gerico, anche se inferiore a quello dichiarato dal contribuente, alimentando così una costruzione virtuale dei risultati (ovvero una presunzione su presunzione)».«Questo è inaccettabile e induce a riconsiderare tutta la partita degli studi di settore, nonché a porre l'interrogativo se essi siano veramente uno strumento efficace e soprattutto equo per combattere l'evasione. L'evasione esiste e va combattuta, ma non con strumenti che troppo spesso offendono la dignità delle molte aziende che fanno il loro dovere».«I dati diramati dal Ministero dell'Economia sulle dichiarazioni presentate dalle PMI andrebbero inoltre proposti con maggiore onestà intellettuale: vanno quindi tolte dall'elaborazione le numerosissime ditte che hanno iniziato e cessato l'attività nell'anno, quelle "marginali" (e sono tante), quelle in liquidazione, eccetera. I risultati, così facendo, sarebbero ben diversi e andrebbero poi letti per area geografica».«Chiediamo dunque che il Governo, preso atto dell'azzardo compiuto con gli indicatori, non continui a difendere l'indifendibile e li dichiari inapplicabili per il 2006, nell'attesa di riconsiderare con le categorie interessate, in un confronto sereno e costruttivo, la funzione degli studi di settore che, a nostro giudizio, dovrebbe essere solo orientativa e non coercitiva. Decadrebbe così anche l'applicazione per il 2006 degli indicatori definiti nel 2007, ulteriore frutto di quella cattiva, incostituzionale e sprezzante abitudine di ricorrere alla retroattività che sempre più spesso compare nell'applicazione delle norme tributarie».