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Cavion su dimissioni prof. Mario Draghi e scioglimento delle Camere

Comunicato 116 – 22 luglio 2022

“Uno spettacolo al quale volentieri avremmo fatto a meno di assistere con un finale che lascia un senso di amarezza e delusione in tanti, in primis tra gli imprenditori che da due anni a questa parte, loro sì, si sono rimboccati le maniche per far fronte all’emergenza pandemica prima ed economica dopo avendo a cuore il proprio futuro ma anche quello dei propri collaboratori e del Paese nel suo complesso. Una responsabilità personale e sociale che in questi giorni ha fatto difetto nel mondo politico”. Sono le parole del presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion, a fronte delle dimissioni del prof. Mario Draghi e dello scioglimento delle Camere. Il pensiero di Cavion corre infatti alle conseguenze che potrebbero subire le 23mila imprese artigiane vicentine, e relativi lavoratori, a causa della crisi di governo e di una campagna elettorale che, iniziata ieri, si protrarrà fino ad autunno.

Il tessuto imprenditoriale artigiano rappresenta la maggioranza delle imprese in Italia. La creatività, la passione, l’unicità del prodotto e il Made in Italy nasce soprattutto nei laboratori artigiani – prosegue Cavion-. Artigiano è un titolo di cui oggi molti vogliono, o vorrebbero, fregiarsi perché distintivo di un modo di essere imprenditori e di produrre. In questi due lunghi e difficili anni, le piccole imprese vicentine non hanno mai mollato la presa anzi, per quanto le circostanze lo permettessero hanno investito tempo e denari in aggiornamento, tecnologia e innovazione, percorsi di sostenibilità, per essere pronti alla ripresa. E i dati, dall’export all’occupazione, hanno dato loro ragione. Resilienza e flessibilità sono state le qualità che hanno permesso alle nostre imprese di passare il guado. Restano ancora dei nodi da sciogliere ma si era pronti ad affrontarli ognuno facendo la propria parte. Ora, quei nodi restano senza capire chi, come e quando, li sbroglierà”. 

Nel vicentino, secondo l’analisi di Confartigianato, la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 86milioni e 390mila euro, verrebbero meno circa 190milioni di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 51milioni 834mila euro in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovranno rinunciare a 67milioni 384mila euro di effetto espansivo della legge di bilancio 2023, mentre peserebbe per 62milioni 201mila euro la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale. E ancora, un incompleto raggiungimento degli obiettivi del Pnrr metterebbe a rischio 307milioni 551mila euro di finanziamenti Ue, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizia peserebbe per 89milioni 846mila euro sulle imprese.

Confartigianato ricorda inoltre che sono in ballo 55 snodi obbligati del Pnrr da centrare nel secondo semestre del 2022 (39 traguardi e 16 obiettivi), cui è legata la terza rata europea. Molti dipendono da riforme fondamentali per la competitività di imprese e territori e anche per la società. C’è la legge per la concorrenza, riforma centrale nel Pnrr, ma non solo. Il completamento delle riforme della giustizia civile, penale e tributaria. E ancora la riforma fiscale e degli appalti che avrebbero dovuto sburocratizzare e aggiornare quadri normativi molto datati.