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BONOMO: “LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELL’IMPRESA VA SOSTENUTA CON ADEGUATE POLITICHE”

La relazione del presidente all’assemblea odierna di Confartigianato Vicenza, presente il ministro Giuliano Poletti

Il lavoro e lo stretto rapporto che intercorre tra impresa e società: questo il tema che Confartigianato Vicenza ha scelto di approfondire nel corso della parte pubblica dell’Assemblea dei Soci odierna alla Sala Palladio della Fiera, ospite il ministro Giuliano Poletti.
Quello del lavoro, ha sottolineato il presidente Agostino Bonomo aprendo la sua relazione, è un argomento “storicamente di fondamentale importanza in un territorio come il nostro, in cui solo nell’artigianato operano oltre 24.500 aziende, nelle quali sono attivi circa 74mila addetti, e che negli ultimi tempi è stato messo a dura prova non soltanto dalla crisi dei vecchi sistemi economici, ma anche dai crac bancari che hanno inciso profondamente sulla fiducia collettiva”.
Nonostante questo, “la provincia di Vicenza resta uno dei cuori pulsanti del Made in Italy, caratterizzata da un’economia di manifatture e servizi ad alto valore aggiunto.   su questi elementi – ha proseguito Bonomo – che i nostri imprenditori anche oggi si giocano la partita della competitività, come dimostra la spinta dell’export. Ed è su questo terreno che entra in scena anche l’aspetto sociale. Perché nella piccola impresa il titolare deve avvalersi di collaboratori pronti a condividerne lo spirito e gli obiettivi, e dunque non può mai mancare l’attenzione verso la centralità della persona. Gli artigiani sanno che se si opera serenamente, in sintonia, si lavora meglio e si produce di più, andando orgogliosi – tutti – dei risultati economici che l’azienda raggiunge e che si traducono anche in un diffuso benessere per il territorio”.
“Da qui – ha spiegato il presidente – nasce la particolare attenzione che rivolgiamo a tutte quelle azioni che sempre più spesso il legislatore – sia esso europeo, nazionale o regionale – avvia con provvedimenti tesi a sostenere politiche per il lavoro, a incentivare l’occupazione giovanile o la ‘conciliazione’, vale a dire il giusto equilibrio tra vita professionale e vita familiare, tema particolarmente importante per la componente femminile. A tali direttrici si legano altri aspetti quali la formazione professionale, o la necessità di far coesistere sviluppo e tutela dell’ambiente, nonché di ampliare quel welfare aziendale che mette in campo meccanismi agevolativi per i collaboratori”.
“In tale contesto, che implica una responsabilità sociale condivisa tra pubblico e privato, il rischio da evitare – ha avvertito Bonomo – è che si interpreti tutto questo come un atto semplicemente dovuto, oppure che lo si irrigidisca in nuove gabbie burocratiche o ideologiche. Consci di ciò, come Confartigianato da un lato ci assumiamo il compito di offrire sempre nuovi stimoli al nostro tessuto imprenditoriale, dall’altro non rinunciamo a sollecitare i decisori di ogni livello perché i vari interventi siano sempre calati nella realtà ‘vera’ dell’azienda, specie quella di minori dimensioni, evitando il pericolo di effetti controproducenti”.
Sul versante delle “buone pratiche”, positivi risultati sono stati ottenuti nel Veneto dal programma Garanzia Giovani contro la disoccupazione: “Un primato a livello nazionale – ha detto Bonomo – che dimostra come in questa regione, grazie alla sinergia tra attori sociali, si sia dato vita a un autentico modello gestionale. La nostra associazione, attraverso la sua struttura del Centro di Sviluppo e Formazione Cesar, nell’ambito del Jobs Act ha infatti saputo creare un’autentica rete di relazioni tra imprese, Comuni, Sindacato e famiglie che, crediamo, debba essere tenuta in considerazione anche in futuro, valorizzandone i meriti e premiandone i risultati”.
Tale modello di relazioni e rapporti, però, non nasce dal nulla, bensì da una lunga storia in tema di welfare aziendale. Difatti, ha voluto ricordare Bonomo, “è da circa trent’anni che nel Veneto si attua la bilateralità, ovvero un meccanismo di mutualità a favore di aziende e lavoratori attivato dalle parti sociali e basato sul principio che nell’artigianato, tra imprenditori e dipendenti, oltre ai rispettivi interessi vi è una forte presenza di interessi comuni. Per questo è stato possibile costruire un sistema contrattuale in cui una parte degli aumenti retributivi viene destinata al finanziamento di iniziative di tipo mutualistico, quindi di ‘welfare collettivo’, nel segno della solidarietà”.
Perciò, il fatto che la Legge di Stabilità 2016 avesse reintrodotto la detassazione sui premi di produttività, con la possibilità di convertire quei premi in azioni di “welfare aziendale”, veniva a innestarsi in un sistema già abituato a ragionare in termini di prestazioni integrative al reddito molto evolute. “Ma sui meccanismi previsti per definire quei premi – ha precisato Bonomo – vanno rilevate alcune criticità, poiché la norma pare costruita per le realtà aziendali più grandi: riconoscere cioè la detassazione solo sulla base di dati riferiti alla singola impresa non tiene conto della specificità del mondo artigiano, costituito da migliaia di piccole aziende. Inoltre, fino al 2015 era prevista anche la decontribuzione, che assicurava un risparmio alle aziende, ma che ora non viene più riconosciuta: in un Paese nel quale il 93% delle imprese ha meno di dieci dipendenti, non sarebbe il caso di fare una riflessione che tenga conto di tale specificità?”.
Sempre sul fronte del Lavoro, nella Legge di Bilancio 2017 si profilano degli interventi importanti in materia di agevolazioni contributive legate all’assunzione di giovani. Due sono le direttrici su cui si sta muovendo il Governo: la prima riguarda la nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive, che metterebbe in campo agevolazioni e incentivi per i giovani e per i lavoratori assunti a tempo indeterminato o in apprendistato. La seconda linea d’intervento riguarda gli studenti impegnati nei percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro o di tirocinio curriculare, prevedendo una decontribuzione per le imprese che assumono a tempo indeterminato, o in apprendistato, giovani che hanno svolto al loro interno un periodo di formazione.
“Interventi importanti – li ha definiti Bonomo – perché puntano a riconoscere degli incentivi per le aziende che credono e investono sui giovani. Ma altre scelte lasciano molti dubbi, vedi la cessazione da gennaio delle agevolazioni contributive per l’inserimento di personale. È vero che l’occupazione non si crea per decreto, o solo perché esistono le agevolazioni, ma è pure vero che l’attuale costo del lavoro resta insostenibile. Sappiamo che il Governo ha intenzione di operare un intervento strutturale a partire dal 2018: però, fino ad allora non si potevano mantenere quelle agevolazioni, che avevano garantito buoni risultati?”.
A questo punto il presidente Bonomo ha rivolto l’attenzione al tema dell’occupazione giovanile e delle azioni messe in atto per superare l’attuale disallineamento tra domanda e offerta del mercato. Com’è noto, l’Italia ha adottato ora un modello di formazione professionale alternata fra scuola e mondo del lavoro, il cosiddetto “sistema duale”, da attuare attraverso due percorsi distinti ma con diverse analogie: l’Alternanza Scuola-Lavoro e una nuova configurazione dell’Apprendistato.
L’Alternanza, a giudizio di Bonomo, rappresenta “un’autentica svolta culturale, che finalmente supera la tradizionale divisione tra percorsi di studio fondati solo sulla conoscenza teorica e altri che privilegiano l’esperienza pratica. Ma, dal punto di vista gestionale, le preoccupazioni non mancano: perché una volta a regime, e cioè dal 2017/2018, vi saranno coinvolti circa 1 milione e mezzo di ragazzi, e certo quell’onda anomala non aiuterà a ottenere risultati efficaci ed efficienti in breve, specie tenendo conto del fatto che la scuola necessita di tempo e di aggiornamento dei docenti per affrontare il grande restyling dei modelli didattici, specie nell’acquisizione di una adeguata cultura aziendale”. La seconda criticità riguarda l’importanza di “armonizzare il progetto formativo della scuola con l’offerta imprenditoriale, ovvero la capacità dimensionale, strutturale e organizzativa di ciascuna azienda ospitante”. Inoltre, lo studente in Alternanza non è un lavoratore, e perciò “è fondamentale il messaggio educativo per i ragazzi e le loro famiglie: si tratta di un’opportunità per imparare in azienda come in classe. Noi affianchiamo quelle aziende che, con responsabilità sociale, aprono le loro porte ai ragazzi, e chiediamo altrettanta disponibilità nei docenti e nei loro istituti”.
Un vero e proprio rapporto di lavoro è invece l’Apprendistato: che prevede un contratto, un piano formativo e l’aderenza alle norme del Jobs Act. Anche tale sistema, finalizzato al conseguimento di un titolo di studio, segna una profonda demarcazione rispetto al passato e si caratterizza per la compartecipazione della scuola e dell’impresa nella formazione dell’apprendista. Ciò comporta una serie di ricadute pratiche per le aziende, poiché il giovane assunto acquisisce il doppio status di studente e di lavoratore: perciò l’imprenditore e la scuola devono stilare un Protocollo e il Piano Formativo Individuale. Nel Veneto la Regione ha stipulato con le parti sociali due accordi per disciplinare l’Apprendistato; successivamente, per consentirne l’applicazione pratica, le associazioni artigiane e le organizzazioni sindacali hanno firmato un Accordo che prevede anche specifiche prestazioni di “welfare collettivo” in termini di previdenza complementare e altro.
Pur con tutto ciò, le incertezze non mancano. Ad esempio le imprese, oltre a dover definire con la scuola il Piano Formativo, cosa comunque non semplice, si troveranno a dover gestire tre momenti diversi: un periodo di formazione esterna, nel quale il giovane frequenterà la scuola, un altro di formazione interna all’azienda, e un terzo in cui il giovane lavorerà come apprendista e come tale sarà retribuito. A ciò si aggiungono altre considerazioni di ordine pratico, tra cui le norme in materia di sicurezza e prevenzione rischi. L’analisi complessiva, dunque, mostra luci e ombre di un sistema “duale” che probabilmente richiederà un lungo periodo di assestamento.
“Su tutti questi aspetti – ha evidenziato Bonomo – Confartigianato Vicenza sta facendo la sua parte, supportando le imprese che s’iscrivono all’Albo di quelle disponibili a ospitare percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro, oppure assistendo contrattualmente le aziende intenzionate a inserire apprendisti. Così come sono continue le nostre iniziative di orientamento per gli studenti e di aggiornamento dei docenti, o quelle per informare i genitori attraverso gli incontri di Impresa Famiglia. Sempre a livello sociale, il nostro Movimento Donne Impresa sostiene le istanze delle imprenditrici, e i nostri 5.000 soci Pensionati artigiani incalzano le istituzioni sulle problematiche previdenziali”. A livello generale “sono sempre più le aziende che ci chiedono informazioni sui vari aspetti e possibilità del welfare aziendale, e noi stiamo agendo sul territorio in tal senso”.
Ma c’è anche di più: Bonomo ha infatti ricordato che “sta crescendo tutta una serie di attività che potremmo definire di ‘artigianato terziario’ riguardanti quei lavori che sono connessi alla vita della famiglia, dagli asili alla cura degli anziani: in questo ambito siamo di fronte a un vero e proprio ‘welfare di investimento’, e non più a un ‘welfare di costo’ di mero stampo assistenziale. Il che schiude nuovi orizzonti, specie nel rapporto tra strutture pubbliche e iniziativa privata”.
Sono tutti aspetti, questi, che rappresentano il “valore sociale artigiano”.
“Un valore da alimentare – ha spiegato Bonomo – con adeguate strategie di accompagnamento e di rappresentanza, ma che esige maggiori attenzioni anche da parte della politica. I nostri imprenditori, non sono secondi a nessuno quanto a capacità di fare il loro mestiere, ma chiedono che il sistema delle leggi e nelle norme non si traduca soltanto in un intollerabile fardello burocratico”.
“Per quanto ci riguarda – ha annunciato il presidente – come Confartigianato territoriale più grande d’Italia stiamo percorrendo la strada di una crescita come ‘sistema’ che ragioni su una visione ampia. Ecco perché, nella progettazione delle attività da qui al 2020, abbiamo voluto individuare alcune tendenze che riflettono lo scenario in cui le aziende sono chiamate a operare e a competere e che, non a caso, trovano corrispondenza negli obiettivi della Strategia Europea 2020 mirata a creare un’economia ‘intelligente’ legata all’innovazione, sostenibile e solidale. Temi quali Energia e Ambiente, Nuove Tecnologie, Etica e Responsabilità Sociale dell’Impresa, Demografia, Globalizzazione dei mercati, sono quindi i capitoli con cui confrontarsi e che la nostra associazione, ancora una volta, intende affrontare con concretezza. Ad esempio, utilizzando adeguatamente le risorse dei Fondi Strutturali che l’Europa mette a disposizione delle Regioni per co-finanziare progetti e iniziative in grado di portare benefici ai territori. Ebbene: lì noi ci siamo, con la nostra progettualità e le nostre capacità gestionali. Inoltre, abbiamo rafforzato la rappresentanza delegata ad affrontare tutti i grandi temi di governo dell’economia veneta insieme alle altre categorie produttive: per questo è nata #Arsenale2022, sigla che riunisce una decina di associazioni e realtà territoriali come l’università, le libere professioni, il sindacato, in una volontà comune di stimolo alla politica per le necessarie azioni di sviluppo”.
“Tutto questo – ha concluso Bonomo – lo portiamo avanti nella convinzione che la nostra società abbia bisogno di far crescere un ‘welfare collettivo’ capace di agevolare la vita di tutti e di disegnare un futuro più armonico, che prepari adeguatamente i giovani al lavoro e che metta in grado le imprese di continuare a offrire lavoro”.

Scarica documenti:
Relazione del Presidente Agostino Bonomo
Dati sull’Alternanza Scuola Lavoro
Slide sull’Occupazione