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2° TRIMESTRE 2015 – MOVIMPRESE ARTIGIANATO

Veneto: +0,13% pari a 178 unità in più. Al di sotto media nazionale.
Luigi Curto: “Timido segno di ripresa, ma più attenzione alla piccola impresa, per non tarpare le ali alla speranza”

  • Nel II° trimestre 2015 nell’artigianato Veneto un timido segnale di ripresa 0,13% pari ad un saldo di 178 imprese (6° posizione nel rank nazionale in valore assoluto. 11° posizione x crescita percentuale);
  • Il dato regionale veneto (0,13%) è inferiore a quello nazionale (0,15%)
  • Fanno meglio le altre regioni del NE (Trentino 0,54%, Friuli 0,21% ed Emilia Romagna 0,21%)
Timidi, timidissimi segnali di ripresa dai dati di Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese artigiane nel II° trimestre 2015. Il Veneto (178 imprese in più rispetto a marzo), torna ad un saldo positivo che mancava da diversi trimestri ma fa meno bene delle regioni del nord est e soprattutto resta sotto la media nazionale per l’andamento della nati mortalità delle imprese artigiane. A fine giugno sono 132.974 le imprese iscritte nelle sette camere di commercio regionali, risultato raggiunto dopo un leggero saldo positivo degli ultimi tre mesi dovuto a 2.130 nuove iscrizioni e 1.952 chiusure. Saldo che non riesce però a compensare il calo dei primi tre mesi (-1.077 imprese).
“Una inversione di tendenza era nell’aria” -commenta a caldo Luigi Curto, Presidente regionale di Confartigianato che prosegue-: “ancora una volta la voglia di fare impresa nel nostro Paese risulta essere più forte di qualsiasi ostacolo sia economico, politico che burocratico. Manca ancora l’ingrediente principale però, la certezza e l’incisività nelle scelte di politica economica. Gli annunci in materia di lavoro, export, tassazione sono incoraggianti, ma non si vedono i fatti concreti e questo rischia di tarpare le ali al debole segnale di speranza. Non è un caso che proprio in Veneto, terra di imprenditori pragmatici e concreti, la ripresa sia inferiore sia alla media nazionale che a quella delle regioni limitrofe come Friuli, Trentino e soprattutto quelle più simili a noi come Lombardia Toscana ed Emilia Romagna”.
“E’ inaccettabile ad esempio –conclude Curto- che tra i decreti di attuazione della delega fiscale recentemente approvati in Consiglio dei Ministri sia stata una esclusione selettiva a danno delle Pmi. Il riordino dei regimi fiscali, l’introduzione del criterio di cassa per la determinazione dei redditi delle imprese in contabilità semplificata con l’assoggettamento all’IRI, sono riforme non più rinviabili. Se questa è l’attenzione che il Governo riserva alla piccola impresa non stipiamoci del nostro disincanto”.