Skip to main content







16 MILIONI E MEZZO DI EURO AL MESE DI MAGGIORI STIPENDI: QUESTA LA CONCRETEZZA DELL’ARTIGIANATO VENETO IN MATERIA DI FEDERALISMO CONTRATTUALE

25/04/201016 MILIONI E MEZZO DI EURO AL MESE DI MAGGIORI STIPENDI: QUESTA LA CONCRETEZZA DELL'ARTIGIANATO VENETO IN MATERIA DI FEDERALISMO CONTRATTUALESedici milioni e mezzo di euro. È la cifra straordinaria che ogni mese i lavoratori delle imprese artigiane venete si trovano in più in buste paga rispetto alla gran parte dei loro colleghi italiani per effetto degli contratti regionali. Si tratta di denaro vero, di stipendio che va oltre i minimi previsti dai rispettivi contratti nazionali di lavoro. A ciò poi vanno aggiunti circa 3 milioni di euro che vengono mensilmente accantonati nella Bilateralità (EBAV e CEAV) per un totale di 234 milioni di euro l'anno. E' l'applicazione del cosiddetto II° livello che solo in Veneto, unica regione italiana, da oltre 20 anni vede concreta e piena attuazione nell'artigianato. "Non si tratta -spiega Claudio Miotto, Presidente della Confartigianato del Veneto- di una novità dovuta agli accordi per un nuovo modello contrattuale siglati a novembre del 2008 e nemmeno di una sperimentazione delle gabbie salariali, ma di un sistema in vigore da oltre 20 anni. In concreto, un operaio qualificato (figura nella quale si riconoscono oltre il 70% delle quasi 200mila  maestranze delle nostre imprese artigiane) percepisce ogni mese in media 55,12 euro tra EET e elementi regionali, voci che si differenziano ovviamente da contratto a contratto. Sono 18 i contratti integrativi oggi siglati: si passa da un minimo mensile di 18 euro previsto dal contratto ottica occhialeria sino ai 188,17 euro degli edili. Va sottolineato che quasi il 20% degli occupati nell'artigianato è inquadrato al livello contrattuale massimo, che ovviamente prevede cifre superiori ai minimi: ad esempio nell' edilizia si arriva a 314,31 euro mensili in più"."E' innegabile -prosegue Miotto- quanto affermato dal Presidente Luca Zaia, ed apprezziamo la sua proposta che ha rilanciato un tema caro all'artigianato veneto. I differenziali retributivi hanno stimolato lo sviluppo delle diversità territoriali e ne hanno posto in evidenza le potenzialità. Certo è che l'esperienza vissuta in questi anni ci ha permesso di approfondire alcuni aspetti che vanno espressi in modo da uscire dal solito rituale che sembra prevalere in questi momenti"."Primo, la contrattazione regionale è indissolubilmente legata ad una forma contrattuale nazionale leggera: più si ampliano gli oneri, derivanti dalla rivisitazione della parte economica e della parte normativa, meno sostenibile risulta un accrescimento dei costi a livello territoriale. Per qualcuno il contratto collettivo nazionale deve esaurire in sé tutto l'universo. Una posizione che deve essere contrastata da imprenditori e rappresentanze sindacali della nostra regione. Altrimenti non andremo da nessuna parte. Altro elemento importante è su quale standard commisurare la retribuzione regionale. Potremmo anche questo caso suggerire ciò che abbiamo sperimentato da anni vale a dire esaltare la capacità di produrre valore aggiunto da parte del singolo settore merceologico. Facciamo un esempio: è indubbio che la categoria del sistema moda non abbia le stesse potenzialità di altri settori. Un mero aumento basato sul differenziale del costo della vita porterebbe a problematiche serie per i settori maturi in cui il costo del lavoro è fattore preponderante sul costo finale del prodotto. Anche la questione degli oneri previdenziali non è di poco conto: ha diritto alla decontribuzione l'elemento economico incerto ed aleatorio perché agganciato a parametri anche territoriali che dimostrino la produttività del settore. Abbiamo avuto finora diverse riforme del meccanismo della decontribuzione introducendo elementi che non hanno favorito gli imprenditori sotto il profilo dei costi. Allora va detto forte e chiaro: tutta la retribuzione erogata a livello regionale va decontribuita. Questo il messaggio che la Confartigianato del Veneto ha lanciato al Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi in un recente convegno. Infine le piccole imprese hanno la necessità di attivare strumenti collettivi di welfare regionale che altrimenti sarebbero patrimonio di solo alcune grandi imprese. La bilateralità è lo strumento per eccellenza che nel manifatturiero e nell'edilizia artigiana si è imposto per raggiungere tale scopo. Siccome anche noi come il presidente Zaia crediamo poco alle chiacchiere e molto di più ai fatti concreti, vogliamo ricordare la recente esperienza di Ebav (manifatturiero) e Ceav (edilizia) che hanno previsto un sostegno per le imprese iscritte che hanno attivato percorsi di consolidamento dei debiti a breve e di ristrutturazione degli impianti debitori"."Il futuro sarà verso un welfare regionale diffuso -conclude Miotto- nel quale anche le scelte della regione avranno il loro peso. Su questo siamo interessati ad aprire un confronto con il Governo regionale per portare le nostre idee e proposte. Siamo sicuri che l'attenzione che Zaia  ha dimostrato finora su questi temi i risultati non potranno che essere fecondi".