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TFR in busta paga. Sbalchiero: “Un errore. Riduce ancora di più investimenti, nuovi posti di lavoro e penalizza i dipendenti”

“No all’ipotesi di anticipare mensilmente parte del TFR ai dipendenti. Sarebbe un grave errore. Ridurrebbe ancor di più investimenti e posti di lavoro sul versante delle imprese e penalizzerebbe pure i dipendenti”. Ad affermarlo Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto a seguito della conferma, ieri sera, dell’ipotesi da parte del Premier Renzi in direzione Pd.

“Ancora una volta –spiega Sbalchiero- si vuole percorrere la strada di incentivare i consumi dei lavoratori. Operazione meritevole se fosse accompagnata da politiche volte ad aumentare la fiducia dei consumatori, altrimenti si rischia il flop avuto con gli ottanta euro. Come sottolineano i dati del CENSIS, gli italiani preoccupati e sfiduciati per il futuro, hanno aumentato del 23% i loro risparmi. Quella sul TFR è un’ uscita estemporanea al di fuori di tutte le logiche su cui si è ragionato negli ultimi anni. Non vorremmo che dietro a questo ci fosse la volontà di recuperare IRPEF a danno dei lavoratori, vista la diversa tassazione cui è assoggettato.  In tema di TFR – prosegue il presidente – il problema è un altro. Va rivista la norma sulla sua rivalutazione in quanto, oggi, in regime di bassa inflazione e con una previsione di legge sulla rivalutazione minima dell’1,5%, se viene lasciato in azienda diviene, per queste ultime, un finanziamento molto gravoso. Insomma Il TFR si è trasformato in un investimento finanziario, che rende ben più dei BOT o di tanti altri strumenti bancari. Ma perché deve pagare sempre l’impresa? Riduciamo e tagliamo questi costi impropri”.
“In questa fase di perduranti difficoltà per il nostro sistema produttivo, è impensabile che le piccole imprese possano sostenere ulteriori sforzi finanziari. In particolare una anticipazione del TFR che “vale” solo in Veneto quasi 3 miliardi di euro all’anno. Siamo di fronte alla ‘misura perfetta’, se si vuol dare una mano a far chiudere decine di migliaia di piccole imprese che stanno resistendo stremate da 6 anni di crisi e difendono in tal modo migliaia di posti di lavoro”.
 “Va sottolineato infine – conclude Sbalchiero – che il trasferimento di tutto il Tfr, o di una parte di esso, nelle buste paga significa azzerare la possibilità, per moltissimi  lavoratori, di costruire una previdenza integrativa dignitosa e per la quale precedenti Governi avevano già introdotto incentivi alle imprese per ridurre l’impatto dell’uscita di liquidità”.