
Stato patrimoniale: i numeri chiave che ogni imprenditore dovrebbe conoscere
Quando si parla di bilancio, molti imprenditori pensano subito al conto economico: costi, ricavi, utile. Ma spesso si dimentica che c’è un altro documento, altrettanto importante, che merita attenzione: lo stato patrimoniale.
Più che un semplice prospetto contabile, lo stato patrimoniale è una fotografia della struttura dell’impresa in un preciso momento. Racconta cosa possiede l’azienda, quanto deve e quanto vale davvero. E, soprattutto, può dire molto su quanto è solida, quanto è libera di investire e come sta gestendo le sue risorse. In altre parole, è uno strumento indispensabile per prendere decisioni consapevoli.
NEL DETTAGLIO
Attività, passività, patrimonio netto: un equilibrio da comprendere
Lo stato patrimoniale si divide in due grandi sezioni contrapposte: da una parte l’attivo, dall’altra il passivo, cui si aggiunge il patrimonio netto.
L’attivo è tutto ciò che l’impresa possiede: dai macchinari, ai crediti, fino al denaro in cassa. Si distingue in attivo immobilizzato, che comprende i beni destinati a restare in azienda nel lungo periodo (come impianti, immobili, brevetti) e attivo circolante, ossia le risorse che si trasformano più velocemente in liquidità (come il magazzino, i crediti verso clienti, la disponibilità in banca).
Il passivo, invece, rappresenta ciò che l’impresa deve: debiti verso fornitori, banche, dipendenti, fisco. Anche qui si fa una distinzione tra passività correnti, cioè quelle da saldare entro l’anno, e passività non correnti, ovvero i debiti a medio-lungo termine come mutui e prestiti.
Infine, c’è il patrimonio netto, che è la parte “propria” dell’impresa: il capitale investito dai soci, gli utili accantonati, le riserve. È ciò che resta se togliamo i debiti dal valore complessivo dell’azienda.
Un esempio pratico: una scelta da valutare
Se un imprenditore volesse acquistare un nuovo macchinario per ampliare la produzione, la domanda che sorge è: può permetterselo? La risposta non dipende solo da una questione di disponibilità immediata, bensì occorre capire se l’impresa ha abbastanza liquidità o deve ricorrere a un finanziamento, se ha altri debiti in corso o, ancora, se l’investimento rischia di squilibrare l’intera struttura finanziaria.
E qui entra in gioco la lettura dello stato patrimoniale. Capire com’è composto l’attivo, quanta parte dei debiti è a breve termine, quanto margine c’è nel patrimonio netto, sono tutte informazioni preziose per una scelta ragionata con criterio.
I numeri chiave che ogni imprenditore dovrebbe conoscere
Leggere correttamente lo stato patrimoniale permette anche di calcolare alcuni indicatori fondamentali per valutare la salute dell’azienda.
Tra i più noti vi è il rapporto di indebitamento: in pratica, confronta il totale dei debiti con il capitale proprio. Un’impresa che ha 300.000 euro di debiti e solo 100.000 di patrimonio netto è esposta in modo significativo. Questo non significa che sia in crisi, ma sicuramente ha meno margine di manovra e potrebbe avere difficoltà ad attrarre nuovi finanziamenti.
Un altro indicatore utile è il cosiddetto “current ratio” o indice di disponibilità, che misura la capacità dell’impresa di far fronte a impegni a breve termine. Anche in questo caso, un valore troppo basso può segnalare una tensione finanziaria da monitorare.
Il ruolo del consulente: trasformare i dati in scelte
Ora, è legittimo che un imprenditore non sia esperto di questi calcoli. D’altronde, il suo mestiere è produrre, vendere, innovare. Ma proprio per questo è importante il supporto di un consulente esperto, capace di interpretare i numeri, anticipare i rischi e suggerire soluzioni su misura.
Un bravo consulente aiuta a capire se l’impresa può investire, se è troppo esposta ai debiti, se sta usando al meglio le proprie risorse, o se ci sono strategie alternative per migliorare la liquidità.
Proprio in questa direzione si muove anche Confartigianato, che mette a disposizione degli imprenditori un servizio di consulenza tecnica specializzata in materia economico-finanziaria, con l’obiettivo di trasformare i dati in strumenti di gestione e accompagnare le imprese a prendere decisioni più consapevoli e sostenibili. Analizzando con un consulente lo stato patrimoniale è possibile, ad esempio, valutare la solidità finanziaria dell’impresa, pianificare con criterio nuovi investimenti, migliorare l’accesso al credito e i rapporti con le banche, nonché monitorare indici e squilibri per intervenire tempestivamente.
In un mercato che cambia in fretta, non basta lavorare bene, serve anche capire dove si sta andando per migliorare la propria posizione strategica.
E lo stato patrimoniale, se letto e compreso con la giusta attenzione, può diventare uno strumento “guida” per la crescita della propria attività.