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Riforma fiscale? Noi siamo pronti

di Gianluca Cavion
presidente Confartigianato Imprese Vicenza

La domanda è: come usciremo da questa crisi? E la risposta è obbligata: con uno sforzo eccezionale di responsabilità e coraggio da parte di tutti, in modo da ricostruire un modello di sviluppo economico e sociale che faccia leva anche sul valore espresso dagli artigiani e dalle piccole imprese, ovvero quel mondo che rappresenta il 98% delle aziende italiane. 

Per questo motivo va chiesto a chi guida il Paese altrettanto impegno, deciso e concreto, nel creare un contesto favorevole alle nostre potenzialità: puntando non solo sulle competenze, l’innovazione, la sostenibilità, ma anche sull’abbattimento della burocrazia, sulla riforma fiscale, sull’accesso al credito, tutti fattori indispensabili per irrobustire il tessuto produttivo e migliorarne la competitività.

In questi mesi, le micro e piccole imprese hanno sofferto, ma hanno anche dato grandi prove di reattività, così come le loro associazioni di rappresentanza. Guai, perciò, a vanificare quegli sforzi. Oggi ci giochiamo il futuro: mai come quest’anno ogni manovra economica dev’essere una “legge di rilancio”, e di sicuro non sono ammessi passi falsi nell’utilizzare le risorse europee, nell’investire sui veri punti di forza del nostro sistema Paese.

In merito alla definizione del Recovery Plan, Confartigianato ha già avvisato il governo: occhio alla “mala-burocrazia”. Perché il successo delle misure del Piano per far ripartire l’economia dipenderà da rapidità progettuale, efficienza nella gestione e attuazione amministrativa, accessibilità anche per le piccole imprese, trasparenza, rimuovendo i tipici ostacoli di certo malcostume nazionale.

Questa è non solo un’occasione storica ma anche, in un certo senso, l’ultima chance: non possiamo proprio permetterci i ritardi e le complicazioni che hanno bloccato e fatto fallire tante riforme e troppi progetti di sviluppo. Esattamente per questo abbiamo condiviso quanto affermato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in merito al “modello Ponte Morandi” da seguire per liberare i percorsi decisionali e amministrativi dalle procedure e dagli appesantimenti inutili.

Le piccole imprese, insomma, aspettano segnali concreti per rimettersi in moto: sia con misure strutturali di riduzione della pressione fiscale e semplificazione degli adempimenti burocratici, sia facilitando l’accesso a nuovi strumenti di finanziamento, all’innovazione digitale e tecnologica, a misure per la transizione ecologica e l’internazionalizzazione. Per farlo, servono investimenti in infrastrutture (materiali e immateriali, nonché di collegamento delle persone, delle merci, delle informazioni), così come vanno resi stabili gli incentivi per le ristrutturazioni in edilizia, va prorogato a tutto il 2023 il superbonus 110%, valorizzati gli appalti “a chilometro zero”.

Sul fronte del lavoro, servono politiche attive e un rilancio della formazione tecnica e professionale dei giovani, interventi per il trasferimento d’impresa e di competenze, riscoprire l’apprendistato quale canale privilegiato di ingresso nel mondo dell’artigianato.

Quando poi parliamo di pressione fiscale, non lo facciamo a vanvera: secondo previsioni della Commissione Europea, nel 2021 in Italia il carico tributario sarà superiore di 24 miliardi rispetto alla media dell’Eurozona, pari a un maggior prelievo di 943 euro per famiglia. Siamo ultimi nell’UE (e al 128° posto nel mondo) per peso troppo del fisco, per tempi e procedure nel pagare le tasse.

Consci di questo, come Confartigianato vicentina abbiamo avviato di recente un tavolo di lavoro aperto ai tecnici delle altre associazioni del nostro sistema veneto. L’obiettivo è dare il nostro contributo alla riforma fiscale annunciata dal premier Draghi, portando le nostre idee all’attenzione della Confederazione nazionale. Non vorremmo, infatti, che una riforma così importante mancasse della partecipazione degli imprenditori, che sono l’ultimo miglio di ogni provvedimento e vivono sulla propria pelle le decisioni legislative e le norme. Infatti, grazie al nostro quotidiano affiancamento alle imprese, nelle attività associative e nei servizi erogati, abbiamo nel nostro patrimonio informazioni fondamentali per fornire un quadro d’insieme. Il percorso vede coinvolti sia la Confartigianato nazionale, con il Direttore delle politiche fiscali Andrea Trevisani, sia due importanti esperti di diritto tributario, i docenti universitari Andrea Giovanardi e Dario Stevanato, entrambi componenti del tavolo che la Regione Veneto aveva istituito a suo tempo per il negoziato col governo in materia di “ulteriori forme di autonomia”.

Con il nostro apporto, magari in futuro potrebbero venire evitati errori quali il “cashback”, provvedimento che comporta un ingente impegno da parte della finanza pubblica, ben 5 miliardi, una cifra che nelle condizioni attuali di difficoltà delle imprese, in particolare di alcuni comparti, potrebbe avere ben più utili destinazioni. Non è certo un mistero che molte imprese artigiane, vittime di astrusi meccanismi legati unicamente ai codici ATECO, non abbiano ricevuto ristori (o ne abbiano ricevuto di irrisori) a seguito delle chiusure imposte coi vari lockdown, delle zone rosse, delle restrizioni su orari e attività, di spese per gli adeguamenti alle norme anti-contagio. Ecco: quei 5 miliardi sarebbero stati meglio destinati in parte ai nuovi ristori e in parte ad alleggerimenti fiscali, insomma a strumenti più equi e articolati di una “lotteria degli scontrini”.  

Tornando all’Europa e alle iniziative per la ripresa, va ribadito in tutte le sedi che ogni azione andrà messa in pratica solo con il coinvolgimento delle piccole imprese. Non per nulla – e il presidente Draghi lo sa bene – proprio in sede europea è nato il principio dello “Think Small First”, ovvero la raccomandazione di pensare prima di tutto agli effetti e alle ricadute che ogni provvedimento può avere sulle aziende di minori dimensioni. Senza le quali non esiste nessuna economia reale.


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