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Punti di forza e trend delle micro e piccole imprese dai dati di Confartigianato

Così sono stati presentati in Assemblea i (sorprendenti) dati degli Uffici Studi Confartigianato nazionale e vicentino sui trend delle Micro e Piccole Imprese (MPI).

All’Assemblea della Confartigianato vicentina sono stati presentati i dati sulla situazione delle imprese del comparto. Ne è uscito un quadro sostanzialmente positivo, sul quale però pesano alcune voci, tra cui i costi delle “commodities” non energetiche e la mancanza di manodopera. È stato anche confutato, se ce n’era ancora bisogno, il luogo comune secondo cui l’economia italiana crescerebbe poco a causa dell’alta presenza di micro e piccole imprese: un concetto ampiamente smentito dimostrando ancora una volta che proprio queste realtà produttive hanno caratteristiche tali da renderle più resilienti e flessibili. Il problema, è stato evidenziato, non è tanto nelle dimensioni delle imprese, ma dell’habitat in cui si trovano a operare, troppo spesso inospitale. Nonostante ciò, la voglia di fare impresa rimane: lo testimoniano i 68.065 imprenditori e i 205.244 addetti delle MPI vicentine che hanno contribuito a “tenere aperto’ il Paese nei recenti venti mesi di pandemia, e le 5.476 startup nate tra marzo 2020 e agosto 2021.

La ripresa accelera, con il PIL dell’Italia che nel secondo trimestre del 2021 è salito del 2,7% sul trimestre precedente, migliorando le attese e facendo meglio di Eurozona (+2,0%), Germania (+1,6%) e Francia (+1,1%). Sullo spunto congiunturale del PIL influisce la crescita delle Costruzioni (valore aggiunto salito del 3,2% rispetto al trimestre precedente) e dei Servizi (+2,9%), trainata dal recupero dei settori del turismo e delle attività culturali e ricreative, maggiormente colpiti nella crisi da Covid-19.

Il quadro macroeconomico delineato nella Nota di aggiornamento al DEF 2021 registra una accelerazione della ripresa, con il PIL del 2021 in salita del 6%, migliorando il +4,5% previsto sei mesi prima, a cui seguirà nel 2022 un aumento del 4,7% e oltre. La migliore performance di quest’anno dell’economia italiana scaturisce dal boom degli investimenti, sostenuto dagli incentivi fiscali del Superbonus 110% e del credito di imposta su macchinari e software: nel 2021 gli investimenti sono previsti in crescita del 15,5%, raddoppiando le previsioni di aprile (+8,7%), risultante da un aumento del 10% per i macchinari e del 20,9% per le costruzioni. 

In un contesto che vede una ripresa trainata dal settore Costruzioni e dai comparti dell’economia digitale, la Manifattura vicentina segna un recupero dei consumi di energia elettrica come rilevato dai dati dell’Osservatorio del Consorzio CAEM: tali consumi nel secondo trimestre 2021 hanno eguagliato i livelli pre-Covid del secondo trimestre 2019.

Recuperano le esportazioni italiane, le quali nei primi otto mesi del 2021 superano del 4,9% il corrispondente livello del 2019, sovraperformando la crescita dell’1,3% dell’export tedesco, mentre la Francia rimane in territorio negativo (-6,6%).

L’export della provincia di Vicenza nella prima metà del 2021 cresce del 6,6% rispetto al primo semestre 2019, meglio del +4,1% totale nazionale. In particolare, Vicenza sovraperforma l’export versi i Paesi extra Ue dove aumenta del +8,0% contro il +2,1% nazionale. Maggiore dinamismo delle esportazioni vicentine anche sui mercati di Svizzera (+23,1% contro +4,8% nazionale), Russia (+17,5% contro +1,0% nazionale), Stati Uniti (+12,8% contro +3,1%), Austria (+12,0% contro +6,0%) e Francia (+7,4% contro +1,5% nazionale).

Nel dettaglio settoriale, l’Oreficeria cresce del +12,8% rispetto al primo semestre 2019, a fronte di una crescita del +2,5% a livello nazionale, trend che permette a Vicenza di salire al secondo posto tra le principali province esportatrici orafe.

Nel settore Moda, tra i comparti manifatturieri più colpiti dalla crisi, Vicenza si mostra maggiormente resiliente grazie a un ritorno in positivo delle esportazioni della Pelle, pari a +2,4% rispetto al primo semestre 2019. 

La ripresa dell’export vicentino si basa su un sistema manifatturiero di riferimento nello scenario europeo: in un confronto su 1.148 province europee, Vicenza si colloca al 9° posto per occupati nella manifattura e, tra le prime dieci province della manifattura europea è quella più specializzata, con la più alta quota di occupazione manifatturiera, pari al 34,8%. Vicenza è seconda in Italia, dietro a Modena, per valore aggiunto della manifattura per abitante, pari a 11.833 euro, 2,6 volte la media italiana (4.444 euro). 

Il boom dell’e-commerce, le cui vendite nei primi otto mesi del 2021 sono del 59,7% superiori a quelle dello stesso periodo del 2019, influenza il buon andamento per le imprese di spedizione e logistica. Per la provincia di Vicenza si stima un valore dell’e-commerce pari a 894 milioni di euro per il 2021.

Nonostante le difficoltà registrate per il lavoro autonomo, le Micro e Piccole Imprese rimangono protagoniste della domanda di lavoro. Nel primo semestre 2021 il 66,7% delle posizioni lavorative dipendenti sono nelle Micro e Piccole Imprese, una quota ampiamente superiore al peso del 50,5% dei dipendenti in carico nelle PMI. 

La tenuta dell’occupazione dipendente viene confermata dall’Osservatorio sull’occupazione dipendente artigiana in provincia di Vicenza, realizzato in collaborazione con l’Area Lavoro di Confartigianato Vicenza, che nel primo semestre 2021 mostra una crescita dell’1,3% rispetto a un anno prima, e una tenuta dell’occupazione rispetto a giugno 2019 (+0,1%).

Con la ripresa del mercato del lavoro si accentua la difficoltà di reperimento del personale: a ottobre 2021, a Vicenza il 49,2% di entrate di operai specializzati di impianti e macchine è di difficile reperimento, quasi 5 punti percentuali in più della media nazionale (43,5%)

In relazione alla demografia d’impresa, con l’aumento del clima di fiducia e con la ripresa si sta andando verso una normalizzazione del “fare impresa”: in 18 mesi di pandemia in provincia di Vicenza sono nate 5.476 start-up di imprese.

L’escalation dei prezzi delle “commodities”, che ad agosto salgono del 30,8% su base annua,comprime la creazione di valore aggiunto e rallenta la ripresa in corso. Sulle 17.667 Micro e Piccole Imprese della Manifattura e dell’Edilizia vicentine comporterà nel 2021 maggiori costi per le “commodities” non energetiche di 1.353 milioni di euro.

La ripresa in corso, grazie alla quale si registra l’auspicato miglioramento dei conti pubblici, è trainata dal dinamismo degli investimenti in Costruzioni su cui influisce il Superbonus del 110%, che al 30 settembre registra in Veneto quasi 6 mila interventi per 537 milioni di lavori già eseguiti. L’impulso atteso dagli interventi di Superbonus in Veneto, pari 7,7% sul valore aggiunto del settore Costruzioni, è superiore a quello atteso in Lombardia (5,8%) e Piemonte (6,0%).

Gli effetti degli interventi sulle detrazioni edilizie ricadono su un’ampia platea di imprese della filiera – che comprende Edilizia, Installazione di Impianti e altri lavori specializzati nelle Costruzioni, produzione di Manufatti per l’Edilizia e studi professionali di Ingegneria e Architettura – in cui sono attive, in provincia di Vicenza, 13mila imprese che danno lavoro a 34mila addetti.

R-Esistiamo. I punti di forza delle MPI. Il territorio veneto è caratterizzato da un sistema diffuso di Micro e Piccole Imprese che presentano un maggior dinamismo per la creazione di valore aggiunto e propensione all’innovazione. In particolare, la produttività delle MPI venete sale del 7,1% negli ultimi 3 anni a fronte del +0,8% del valore aggiunto per addetto registrato dalle imprese medie e grandi (50 addetti e oltre).

Il Veneto è la prima regione in Italia per propensione all’innovazione delle MPI, le quali rappresentano il 95% delle imprese con progetti innovativi nella regione.

La dinamica della spesa in Ricerca&Sviluppo è trainata dalle MPI, e registra un significativo aumento del 50,8% in Veneto negli ultimi 5 anni, 16,4 punti in più rispetto alla media nazionale.

Pesano i vincoli di un habitat sfavorevole per la creazione di valore aggiunto da parte delle imprese: nel ranking dell’Unione Europea a 27, l’Italia è al 1° posto per tassazione sul lavoro, sempre al 1° per peso dei debiti della Pubblica Amministrazione (PA) verso le imprese, al 26° per tempi della giustizia civile, al 26° per durata di un appalto e al 27° per interazione digitale con la PA, relazione chiave per ridurre gli effetti negativi della burocrazia: in particolare, le imprese venete devono competere con le imprese tedesche della regione di Stoccarda, con un indicatore di interazione con la PA quasi dimezzato.

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