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La strada della competitività passa lungo la Pedemontana

Con l’apertura del tratto Bassano del Grappa-Montebelluna, la Pedemontana Veneta ha iniziato a collegare le aree strategiche delle province di Vicenza e Treviso.

Quello avvenuto nelle scorse settimane rappresenta lo stadio di avanzamento lavori più significativo per estensione dall’avvio dei cantieri nel 2011. Ma non si tratta solo di chilometri: nel raggio di dieci minuti dai suoi caselli vivono infatti più di 330mila persone, e le 35 mila imprese che vi hanno sede impiegano oltre 154 mila addetti, di cui 69 mila (il 44%) nel settore manifatturiero. Con una popolazione residente che arriva a sfiorare il milione di abitanti (907mila), vale a dire un veneto su cinque.La realizzazione di un tassello così significativo dell’opera quindi, proprio in questo momento di uscita dal tunnel della pandemia, costituisce un’occasione irripetibile per guardare ai temi emergenti e agli impatti futuri della Pedemontana Veneta, insieme agli interventi di rilancio economico e sociale. Perché si tratta non solo di un asse trasportistico, ma di un autentico “servizio per l’innovazione”, destinato a collegare persone, interessi, formazione e lavoro tramite reti corte e reti lunghe, all’interno di un tessuto sociale ed economico altamente vitale e produttivo. 

La consapevolezza di questo deve servire ad accompagnare responsabilmente l’evoluzione del territorio e la regolazione delle nuove importanti funzioni che in esso si stanno sviluppando. Deve essere l’occasione per rafforzare le interconnessioni tra filiere produttive, i sistemi delle conoscenze, i servizi avanzati per l’espansione e l’innovazione, trasferendo su una scala di “area vasta” le condizioni locali di competitività che hanno portato allo sviluppo di imprese e distretti industriali orientati all’export e alla qualità di manifatture e attività di servizio. 

Queste e altre riflessioni sono state raccolte nel “Libro Bianco” redatto da Confartigianato Imprese Veneto, opera che è stata accompagnata anche da alcuni commenti del presidente della Confartigianato vicentina, Gianluca Cavion, e del presidente provinciale degli Autotrasportatori, Igor Sartori.

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Le prospettive territoriali

“La Pedemontana non è solo un asse viario: è un servizio per l’innovazione, per collegare persone, interessi, formazione e lavoro, tramite ‘reti corte’ e ‘reti lunghe’, all’interno di un tessuto sociale ed economico altamente vitale” ha affermato Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, assieme ai colleghi delle associazioni territoriali del sistema Confartigianato in occasione della presentazione del Libro Bianco sull’opera stradale. E ha proseguito oservando: “La consapevolezza di questo deve servire ad accompagnare responsabilmente l’evoluzione del territorio e la regolazione delle nuove importanti funzioni che in esso si stanno sviluppando. Deve essere l’occasione per rafforzare le interconnessioni tra filiere produttive, sistemi delle conoscenze, servizi avanzati per l’espansione e l’innovazione, ricostruendo su una scala di ‘area vasta’ le condizioni locali di competitività che hanno portato allo sviluppo di imprese e distretti industriali orientati all’export e alla qualità”. Sono questi gli impatti positivi attesi anche dalla Confartigianato del Veneto circa il completamento della maglia infrastrutturale regionale, che va accompagnato da idee e azioni per uno sviluppo territoriale coordinato e sostenibile, per la fruibilità turistica e l’utilizzo dell’arteria da parte di residenti e imprese.

“Si tratta di  un’opera fondamentale per tutto il territorio, un asse europeo per il trasporto delle merci davvero importante – ha ribadito il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. Un intervento che permetterà di recuperare in competitività ora penalizzata da costi e tempistiche di percorrenza alte” (asolta le interviste)

Attraverso il “cuore pulsante” del Veneto

In un territorio policentrico come quello pedemontano diventa rilevante, più che la localizzazione, la possibilità, la facilità, la velocità di accesso. Il punto non è essere “centrali”, ma essere “collegati”. In questo quadro, la Superstrada rappresenta un’occasione unica di ripensare il territorio e le sue condizioni di competitività. Intorno ai suoi caselli – entro un raggio di 10 minuti – vivono più di 330mila persone, e le 35mila imprese che vi hanno sede impiegano oltre 154mila addetti, di cui 69mila (il 44%) nel settore manifatturiero. Una popolazione residente che arriva a sfiorare il milione di abitanti (907mila), un quinto della popolazione regionale, se si allarga il raggio a 20 minuti dai caselli, un’area all’interno della quale vi sono 87mila imprese e i loro 360mila addetti che producono complessivamente un Pil di 34 miliardi di euro.

Interrogarsi su quali saranno gli effetti della Pedemontana significa dunque ragionare su più tematiche e su più livelli territoriali: a livello locale si modificheranno le geografie dei mercati del lavoro e dei sistemi della formazione e dei saperi, così come le logiche che presiedono alle scelte del commercio e della residenzialità. Città medie e aree produttive che fino a oggi hanno operato in maniera indipendente si ritroveranno connesse in un sistema unico e policentrico, nel quale andranno ridisegnati i reciproci ruoli e le interrelazioni strategiche tra luoghi.

A un livello più ampio, la nuova infrastruttura modifica il quadro della mobilità e dei flussi regionali, e le relazioni che il Veneto intrattiene con le altre aree rispetto alle grandi direttrici di traffico e al sistema degli scambi nelle reti macroregionali e internazionali. 

Cambiano gli assetti e i confini interni della regione, dando vita a una rete riorganizzata in grado di svolgere, insieme a Milano e Bologna, un ruolo di vertice nel “nuovo triangolo industriale” in cui sono concentrate le conoscenze formali, i saperi produttivi e le reti relazionali necessarie per la competitività globale dell’intero sistema geoeconomico del Nord Italia.

Miglioramento dei flussi (locali e più ampi)

Inquadrare l’asse della Superstrada Pedemontana Veneta rispetto all’accessibilità del territorio ai grandi assi di traffico e ai mercati di approvvigionamento e di vendita – di materie prime, manufatti finiti e semilavorati – permette di rendere evidenti gli effetti della nuova infrastruttura sulla competitività dell’intero territorio regionale, e di sottolineare l’accresciuta (in prospettiva) qualità delle relazioni che l’area pedemontana può intrattenere con le reti lunghe e le infrastrutture nodali (porti, interporti e aeroporti) verso i mercati globali, con impatti diretti sulla competitività delle produzioni locali e sulle scelte localizzative di operatori logistici, imprese e persone.

Per i sistemi di flussi sovraregionali: La nuova arteria si connette direttamente alla grande rete portante verso ovest, l’Autostrada A4 in direzione Milano. Verso est la Pedemontana si innesta invece sull’A27 a Spresiano, per proseguire sulla A28 fino a Pordenone e da qui, in prospettiva, via autostrada al valico di Tarvisio e dunque a Vienna, con una riduzione di chilometraggio del 20-25% rispetto all’A4. Lungo questa direttrice è prevedibile un forte aumento del traffico sulla Pontebbana e nel nodo di Pordenone: acquista quindi rilevanza strategica l’opzione del completamento dell’asta pedemontana nel territorio friulano, dando compimento e attualizzando un disegno già ipotizzato dalla pianificazione regionale alla fine degli anni Ottanta con il collegamento tra Pordenone e Gemona. Interlacciandosi con la Valdastico, la Pedemontana si pone in rete anche con i collegamenti nord-sud diretti verso l’Emilia-Romagna e l’Italia centrale.

Per quelli regionali: L’attivazione della Superstrada Pedemontana prefigura una riorganizzazione dei flussi della mobilità regionale, interessando anche l’ampia area delimitata dal confine sud della fascia pedemontana (da Castelfranco a Cittadella) e dai confini nord delle aree urbane di Padova e Mestre. Oltre alla decongestione viaria, un ulteriore effetto immediato dell’apertura della Pedemontana consiste nella ridefinizione dell’accessibilità di cittadini e imprese ai principali nodi urbani e alle altre reti autostradali: l’alta “permeabilità” della nuova infrastruttura è testimoniata dal dato che indica come ben 4 tra i primi 10 caselli veneti per numero di addetti che lavorano entro un’isocrona di 10 minuti di percorso automobilistico appartengano al suo tracciato (i due caselli dell’area di Montecchio, il casello di Breganze e quello di Bassano Ovest). 

In generale, in Veneto la percentuale degli addetti a industria e servizi che lavora entro 10 minuti da un casello autostradale sale, grazie alla Pedemontana, dal 35% al 41% (l’aumento è ancora più rilevante se si considerano gli addetti alla sola manifattura: dal 31% al 40%).

Se la Superstrada Pedemontana rappresenta una nuova dorsale importante della mobilità veneta, in un quadro regionale l’obiettivo della piena accessibilità del territorio richiede interventi ulteriori, nella direzione del completamento di una trama stradale veloce che ancora presenta dei buchi. Rimane infattti irrisolta la questione del completamento della trama con connessioni rapide nord-sud. Interventi di upgrade della SR308 (Statale del Santo) e della SS47 (Valsugana) consentirebbero di fluidificare la mobilità dal nodo di Padova verso Cittadella e Castelfranco, rafforzando i collegamenti con la provincia di Trento (già impegnata nel completamento della Valsugana come arteria a scorrimento veloce). Un terzo asse verticale è rappresentato SR348 Feltrina quale collegamento della Pedemontana con la Valbelluna e il Cadore anche attraverso il rafforzamento della direttrice A27 – Belluno – Feltre – Primolano, con il conseguente miglioramento dello sbocco a Ovest verso la Valsugana e da qui a Nord verso il Brennero.

Tempi di percorrenza e frequenza dei caselli

Se la nuova infrastruttura genera effetti sul quadro autostradale e sul sistema dei flussi d’area vasta, è alla dimensione locale che il suo impatto promette di essere più rilevante. Una volta

completata, sarà possibile percorrere i suoi 95 chilometri in poco più di 45 minuti, riducendo sino al 50% i tempi di interconnessione per i tragitti di media distanza rispetto alle attuali tratte sulle arterie della mobilità ordinaria. Questo soprattutto in virtù dell’elevato numero di caselli, posti a breve distanza gli uni dagli altri (in alcuni casi meno di 5 km, con una distanza media tra caselli di 6,75 km), che garantiscono un’altissima permeabilità al territorio. Il suo impatto alla scala locale non sarà limitato ai soli sistemi della mobilità e della logistica, ma comporterà forti conseguenze sugli assetti urbani, sociali ed economici del territorio: una così rilevante banalizzazione delle distanze tra luoghi, unita alla maggiore permeabilità ai flussi, cambierà la sostanza stessa delle dinamiche territoriali, saldando tra loro sistemi urbani e mercati del lavoro che fino ad oggi sono stati solo blandamente interconnessi. 

Le nuove funzioni delle aree ad “alta accessibilità”

Le aree prossime ai caselli della Pedemontana sono quelle in cui si realizzeranno i più drastici aumenti di accessibilità, candidandole a essere zone di localizzazione e addensamento di funzioni (commerciali, logistiche, industriali, insediative). In misura progressivamente minore tali fenomeni interesseranno anche le arterie stradali di adduzione ai caselli e le aree contigue al tracciato della Superstrada. Tutti questi spazi acquisiscono un ruolo strategico nei processi di ridisegno funzionale del territorio, e dovranno essere oggetto di attenta pianificazione, in considerazione dei molteplici interessi che su essi convergono: una localizzazione appetibile come quella in prossimità di un casello della Pedemontana dovrà essere considerata per quello che effettivamente è – un vantaggio competitivo – ed in quanto tale come leva di sviluppo per chi ha facoltà di regolazione su di essa e come privilegio per quanti avranno modo di avvalersene.

Un sistema policentrico e interconnesso

La sfida che la nuova infrastruttura pone al territorio (e più in generale al sistema regionale, come già evidenziato nel documento di Confartigianato Veneto “Per una nuova stagione di sviluppo: 15 linee di intervento per il Veneto”) è quella di abbandonare una visione locale dello sviluppo, rafforzando le reti orizzontali tra le istituzioni locali per “pensare da grandi”, riconoscendosi come parti di un unico sistema policentrico e interconnesso: sia per fornire servizi adeguati ai residenti vecchi e nuovi, valorizzando la varietà del tessuto urbano esistente e le eccellenze locali, sia per governare insieme le interdipendenze e le questioni comuni, a partire dal rischio di crescita di insediamenti produttivi e residenziali dispersi ovunque, e dalle politiche per la qualità e sostenibilità ambientale.

“Prevedere pedaggi agevolati”

“Sono tre – conlude Boschetto – le nostre chiavi di lettura sugli effetti futuri della Superstrada Pedemontana Veneta.La prima: l’opera è a tutti gli effetti un asse alternativo a quello dell’A4 che collega l’area veronese con il valico del Tarvisio. È importante comprendere questo ruolo per una revisione complessiva della governance autostradale del Nord Est. Si completa il disegno dei collegamenti orizzontali, che enfatizza la necessità di migliorare anche quelli verticali: da Padova verso Castelfranco, la Valsugana e l’asse della strada regionale feltrina quale collegamento della Pedemontana con la Valbelluna e il Cadore e di queste ultime con la Valsugana e Trento. Per massimizzare i benefici, che per la viabilità locale significano meno traffico, è importante prevedere pedaggi agevolati per il sistema locale delle imprese e dei cittadini e intervenire rapidamente sugli eventuali ‘colli di bottiglia’ localizzati che potrebbero emergere dopo l’apertura. La seconda: con la banalizzazione delle distanze vengono collegati centri e aree produttive dell’area pedemontana con le principali città che costituiscono la rete policentrica del Veneto e quindi, con i loro servizi (Università, Centri di Trasferimento tecnologico, Digital Innovation Hub, etc). Si ridefiniscono anche le attuali geometrie del mercato del lavoro, che si rende più vicino e più coeso, mettendo in rete importanti distretti produttivi. Terzo: ciscuno dei 14 caselli previsti sarà area ad altissima accessibilità. Servirà quindi una programmazione territoriale soprattutto di livello regionale per governare lo sviluppo urbanistico che si accompagnerà all’opera. A tal proposito, riteniamo sia necessario privilegiare con scelte di gerarchizzazione alcuni nodi su cui concentrare gli insediamenti, in particolare quelli di intersezione con gli altri assi, al fine di ridurre le dispersioni e tutelare i caratteri di pregio dal punto di vista paesaggistico e di attrattività turistica della Pedemontana”.  

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