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Parlano i dati: “Artigianato, futuro del Made in Italy” è più di uno slogan

“Artigianato, futuro del Made in Italy” non è solo uno slogan, ma la fotografia di un mondo produttivo e collaborativo, essenziale a livello economico e sociale.

I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono 1 milione e 250mila imprese artigiane, quasi un quarto di tutto il sistema produttivo nazionale; il nostro Paese è leader nelle esportazioni da Micro e Piccole Imprese manifatturiere realizzate nella UE, con un 27,8% che ha un’incidenza sul Pil pari al 3,3%, il doppio della media europea, attestata all’1,6%; quanto all’innovazione tecnologica, la diffusione di attrezzature robotiche nelle Piccole Imprese manifatturiere è pari al 19,1%, quota superiore alla media UE che è al 17,6%; ancora, le Micro e Piccole Imprese sono attori importanti nella “green economy” con una crescita di investimenti in tale ambito, collaborano in filiere e reti d’impresa, valorizzano la presenza femminile e giovanile, sostengono i territori decentrati. Sono solo alcuni dei dati emersi durante il recente avvio della campagna di comunicazione “Artigianato, futuro del Made in Italy” promossa da Confartigianato e dalle altre confederazioni artigiane insieme a Fondazione Symbola con il patrocinio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Insomma, essere artigiani oggi è essere in buona compagnia, sentirsi partecipi di una realtà importante non solo nel tessuto produttivo e occupazionale, ma anche per la nostra qualità di vita. Lo confermano le parole di Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, quando fra l’altro osserva: “Parlando di piccole imprese e artigianato alcuni pensano a un punto di debolezza della nostra economia. Non è così. La propensione delle imprese artigiane a collaborare accompagna la nostra capacità di creare coesione e innovazione. L’artigianato è un’anima del Made in Italy. Il report comunica attraverso i numeri il valore di questo sistema che alimenta la capacità di affrontare le sfide del futuro legate all’innovazione e alla sostenibilità. La foto che emerge conferma che il Paese può affrontare le sfide che abbiamo avanti chiamando a raccolta i nostri talenti senza lasciare indietro nessuno. Come ha detto Papa Francesco, ‘Siamo chiamati a essere creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi e originali per il bene comune’”.

Nell’artigianato c’è dunque una significativa quota del futuro per il nostro sistema socioeconomico e, di conseguenza, del Made in Italy nel mondo. Sebbene le imprese artigiane costituiscano il 21,3% del totale attività produttive, la loro incidenza è particolarmente significativa nel Manifatturiero – dove raggiunge il 58,5% del totale aziende – e in particolare in alcuni comparti chiave come il Legno, l’Alimentare, l’Abbigliamento, la Meccanica.
“L’artigianato – ha sottolineato Marco Granelli, presidente di Confartigianato – è dinamico, in piena evoluzione, capace di integrare tradizione manifatturiera e nuove tecnologie, di generare occupazione dipendente e autonoma. Nel 2024, infatti, sono nate 83.586 imprese artigiane, al ritmo di 321 al giorno e, negli ultimi sei anni, 502mila giovani ‘under 30’ sono stati formati e avviati al lavoro col contratto di apprendistato. Con la campagna ‘Artigianato, futuro del Made in Italy’ mostriamo che esso è un motore di sviluppo per l’economia e per la società e rappresenta una grande opportunità per le nuove generazioni. In un’azienda artigiana i giovani possono allenare ed esprimere la loro creatività, acquisire competenze e abilità al passo con le nuove sfide tecnologiche, costruirsi un futuro scommettendo sulle loro passioni e inclinazioni”.
Parole che trovano conferma nei vari indicatori, come si diceva all’inizio. Ad esempio, è anche grazie alla forza del comparto artigiano che l’Italia si conferma come il secondo Paese manifatturiero in Europa. L’artigianato è presente non solo nei settori tradizionali del Made in Italy, ma anche in quelli ad alta intensità di capitale e strategici per l’export. Infatti, l’89,1% delle imprese esportatrici sono Micro e Piccole (MPI): esportano per il 68% in Europa e per oltre il 30% nel resto del mondo. E l’Italia si conferma leader nell’Unione Europea per vendite all’estero realizzate dalle MPI manifatturiere, con il 27,8% del totale UE, seguita da Germania (14%) e Spagna (9,6%). L’incidenza sul Pil dell’export delle MPI italiane è pari al 3,3%, il doppio della media UE (1,6%).

Intanto, l’integrazione delle tecnologie digitali e dell’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo i confini della produzione, anche migliorando la qualità e la personalizzazione dei prodotti. L’uso di software avanzati, piattaforme digitali e automazione, consente alle imprese artigiane di essere più competitive, di ottimizzare i processi produttivi e di offrire soluzioni su misura per un mercato in evoluzione. La diffusione di robot nelle piccole imprese manifatturiere è pari al 19,1%, una quota superiore alla media UE (17,6%) e alla Germania (15,9%). Se sono oltre 10mila gli addetti che operano nelle aziende italiane della robotica, circa il 40% di loro lavora in Micro e Piccole Imprese. Ma forse non tutti sanno che esse svolgono un ruolo centrale nella diffusione delle tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale (IA): infatti, il 93% delle realtà “pioniere” in tale ambito sono MPI.
In chiave settoriale, la quota di Micro e Piccole Imprese utilizzatrici di sistemi di IA è più elevata nel Manifatturiero (14,6%), seguito dai Servizi (12,2%) e dalle Costruzioni (11,5%), mentre si stima che il 53,6% delle MPI prevede di adottare nei propri processi soluzioni di Intelligenza Artificiale.
Ma anche la capacità di “fare rete” è un elemento essenziale per accrescere la competitività delle realtà artigiane, perché attraverso collaborazioni territoriali, o di filiera, le aziende possono condividere risorse, know-how e strategie, rafforzando la loro presenza sul mercato e aumentando la qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Il successo del Made in Italy, perciò, è legato pure alla capacità delle imprese, soprattutto MPI, di collaborare in filiere, distretti e reti d’impresa: lo dimostra la quota di contratti di rete con capofila una Micro o una Piccola Impresa, pari all’89% delle reti attivate dal 2010 al 2024.

Dal punto di vista occupazionale, la forza del sistema artigiano italiano è legata anche alla sua capacità di valorizzare le diversità e integrare culture, basti pensare che il 99,7% delle aziende femminili è di micro o piccola dimensione, così come il 99,8% delle imprese a conduzione straniera in Italia; e proprio nelle MPI lavora anche il 57% dei dipendenti stranieri.
Va pure ricordato che un’impresa giovanile italiana su quattro è artigiana, e che circa il 40% degli “under 35” risulta attratto dall’artigianato, o intraprenderebbe una professione artigiana.
Altro dato sorprendente, le Micro e Piccole Imprese sono il motore della cultura e della creatività italiana: guardando ai settori culturali e creativi, esse rappresentano il 99,7% degli operatori, compresi i settori del software e videogames, dove la quota di attivi costituisce il 98,4%.
Quanto alla transizione ambientale, se si confrontano i quinquenni 2015-2019 e 2019-2023, si evidenzia una crescita della fetta di Micro e Piccole Imprese che hanno effettuato investimenti “green”, rispettivamente, del +23,2% e +45,9%. Tali aziende sono oltre mezzo milione (503.258): il 67% opera nei Servizi, il 33% nell’Industria, il 18% nell’Industria Manifatturiera, il 14% nelle Costruzioni, solo l’1% nelle “public utilities”. Nel 2024, il 61,3% delle entrate di “green jobs” programmate in Italia sono relative a MPI.
Infine, l’artigianato è anche un motore territoriale di sviluppo economico e benessere. Le Micro e Piccole imprese rappresentano, in molte aree, l’unico presidio sociale ed economico: nei piccoli Comuni (meno di 5.000 abitanti) esse rappresentano il 99,4% delle imprese extra-agricole presenti. Analizzando le aree geografiche, i piccoli Comuni del Nord-ovest concentrano la quota maggiore (38,7%), seguiti da Mezzogiorno (29,5%), Nord-est (19,6%) e Centro (12,2%).

Tutto questo per dire che, allora, veramente nell’Artigianato c’è “il futuro del Made in Italy”.
Perciò serve che esso sia sempre più supportato e tutelato a livello legislativo e burocratico.
Alla presentazione della campagna di promozione del settore, il ministro Adolfo Urso ha voluto ricordare che “inizia il suo percorso la legge annuale sulle Pmi, per creare un contesto legislativo sempre più confacente a loro”. Inoltre, sempre secondo il ministro, la campagna “valorizza il ‘saper fare’ degli artigiani italiani che è storia, identità, unicità del nostro Paese, ma anche innovazione e ricerca continua. È importante che tutti siano consapevoli del valore di ogni microattività realizzata nel nostro Paese. Credo che questa specificità vada tutelata”. Lo speriamo tutti.


Hanno collaborato a questo numero:
Gaia Anzolin, Chiara Carradore, Nicola Carrarini, Veronica Cogo, Sandra Fontana, Roberto Gobbo, Sabrina Nicoli, Marina Rigotto, Vladi Riva, Andrea Schiavo, Marco Tirozzi, Valentino Varotto.

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Davide Samadello, Federica Vencato
Coordinamento editoriale: Concetta Pellegrino

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