Odontotecnica: lavoro in crescita ma pesa il ricambio generazionale
Domanda in crescita, ricambio in calo: l’odontotecnica veneta tra qualità elevata e successione mancata; in quasi cinque anni hanno chiuso 155 laboratori, praticamente più di due al mese. Confartigianato Imprese Veneto analizza il mercato: quasi un laboratorio su tre è senza eredi; servono politiche di filiera e nuova formazione.
Tra boom dei “sorrisi perfetti” e crisi di vocazioni, l’odontotecnica sta vivendo una fase di trasformazione epocale, con i laboratori artigiani chiamati alla sfida della nuova demografia, del passaggio generazionale e del digitale. I dati sono stati raccolti da Key-Stone e presentati a Confartigianato Imprese Veneto nel corso di un recente convegno che si è svolto a Vicenza. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove gli “over 65” hanno superato, in numero, i giovani sotto i 24 anni. Nel 2050 rappresenteranno quasi il 40% della popolazione (contro l’8% del 1950). Un cambiamento che si riflette anche sulla domanda odontoiatrica e, di conseguenza, sull’intera filiera dell’odontotecnica artigiana.
L’INDAGINE
“I nostri laboratori devono oggi confrontarsi con pazienti più longevi, spesso cronici e polimedicati, ma anche più attenti alla qualità della vita, alla bellezza e al benessere” – spiega Gianpaolo Bullo, presidente della categoria degli Odontotecnici di Confartigianato Imprese Veneto. La domanda c’è: in Italia, circa 20 milioni di italiani hanno perso almeno un dente e solo uno su quattro non lo sostituisce. Ogni anno, oltre 2,5 milioni di italiani ricorrono alla protesi (fissa o mobile). In Veneto operano ad oggi 929 laboratori odontotecnici artigiani, il tasso di sviluppo è in lento ma inesorabile calo del 3,7% nel 2024 sul 2023 (dal 2020 il settore ha perso 155 imprese).
Negli ultimi anni, infatti, la pratica clinica ha visto un aumento dei pazienti implantari “over 70”, mentre crescono anche gli interventi estetici: +230% i casi con allineatori tra 2018 e 2024, +81% i trattamenti di profilassi e polishing, +69% gli sbiancamenti. Un trend che racconta un’Italia che invecchia, ma che vuole restare “bella e in salute” più a lungo.
Allo stesso tempo, la trasformazione sociale post-pandemia ha introdotto nuovi bisogni: gestione dello stress, disordini temporomandibolari, disturbi posturali e respiratori legati al benessere psico-fisico. L’odontoiatria non è più solo cura, ma anche prevenzione e identità. Dietro le quinte, però, il comparto vive una fase critica.
Nei prossimi cinque anni, un terzo dei dentisti iscritti all’Albo avrà superato l’età media di pensionamento, e il 29% dei titolari di laboratorio odontotecnico ha più di 60 anni. La mediana d’età si attesta a 58 anni, e quasi la metà delle imprese del settore è nata oltre 35 anni fa.
Nuove aperture? Praticamente nulle nell’ultimo decennio. “Il vero rischio è un cortocircuito generazionale – osserva Bullo – perché quasi il 30% degli studi serviti da laboratori veneti non ha alcun piano di passaggio interno. Senza una strategia di ricambio, si rischia la perdita di competenze e di continuità nel servizio”.
La rivoluzione digitale è in corso, ma ancora a macchia di leopardo: oggi il 45% dei lavori è prodotto con tecniche analogiche, il 28% è ibrido (digitale parziale) e solo un 28% è completamente digitale. Le scansioni digitali ricevute dagli studi dentistici sono passate dal 17% nel 2021 al 28% nel 2024, segno di un progresso reale, anche se non ancora strutturale.
Un dato interessante: il 33% dei professionisti considera ormai il digitale parte integrante della routine di laboratorio, mentre un 53% lo vede come una grande opportunità, da accompagnare con formazione e investimenti. Restano più scettici (14%) i titolari più anziani o i piccoli laboratori, che segnalano difficoltà nell’adozione delle nuove tecnologie.
Due laboratori ortodontici su cinque prevedono di aumentare le collaborazioni nei prossimi anni, soprattutto tra quelli più giovani e strutturati (con quattro o più tecnici). Gli altri, soprattutto i più piccoli e con titolari “over 60”, si avviano invece verso un ridimensionamento naturale.
Per Confartigianato Veneto il nodo è chiaro: “La sfida non è solo tecnologica, ma generazionale. Il futuro del settore passa per la formazione dei giovani tecnici, la valorizzazione delle competenze e l’integrazione in chiave digitale tra medico odontoiatra e laboratorio odontotecnico. L’odontotecnica veneta può diventare un laboratorio d’innovazione a livello nazionale – ma serve una visione di filiera”.
In un contesto così fortemente innovativo non si può rimanere ancorati al passato, è troppo rischioso. L’innovazione e le nuove tecnologie sono elementi fondanti per una visione che veda l’avvio e il consolidamento di un lavoro di squadra tra dentisti e odontotecnici, aprendo così nuove opportunità di mercato. La nostra strategia per i prossimi anni, sostiene Bullo, è dunque orientata a individuare soluzioni che pongano sempre più l’accento sul binomio “tecnologia-lavoro di squadra”, quindi sulla “contaminazione” di aspetti medici, tecnologici e estetici della disciplina.
“La nostra professione, pur affondando le sue radici in una lunga tradizione artigianale, è costantemente proiettata verso il futuro – commenta Paolo Piovan, presidente degli Odontotecnici di Confartigianato Vicenza -. L’odontotecnico è, da sempre e come si ricordava anche nel titolo del convegno, un punto d’incontro tra scienza, manualità e creatività: uniamo la precisione tecnica alla sensibilità estetica, la conoscenza dei materiali all’attenzione per la persona, anche se, tendenzialmente non la vediamo. Negli ultimi anni abbiamo assistito a trasformazioni profonde: la digitalizzazione dei processi, la stampa 3D, nuovi materiali e le tecnologie CAD/CAM hanno anche cambiato il modo di lavorare nei laboratori, ridefinendo tempi, metodi e competenze; ma, accanto a queste innovazioni, resta saldo il valore umano del nostro mestiere. Il convegno, partendo da un’appropriata analisi, ci ha consentito di confrontarci su come l’odontotecnica possa continuare a evolversi senza perdere la propria identità. Un’occasione per condividere conoscenze, buone pratiche e prospettive, ma anche per rinnovare il senso di appartenenza a un mestiere che, con serietà e impegno, contribuisce ogni giorno al benessere delle persone. In questo senso è fondamentale capire, come abbiamo fatto nel corso del convegno, come muterà per età, condizioni economiche, cultura, la nostra clientela. La crescente fetta di adulti che si rivolgerà ai nostri laboratori per motivi sanitari, ma anche estetici, porta a una riflessione sull’opportunità di ragionare in un’ottica di aggregazione, per fornire maggiori e più completi servizi ma anche per abbattere i costi”.
Nel Vicentino a marzo 2025 si contavano 169 laboratori odontotecnici artigiani, 28 in meno rispetto al dato registrato a fine 2020. Un trend in linea con i dati regionali.
