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Nella nostra cassetta degli attrezzi ora c’è anche l’I.A.

di Gianluca Cavion, Presidente Confartigianato Imprese Vicenza

Una decina d’anni orsono, tra gli stand fieristici di VicenzaOro, comparivano le prime stampanti 3D in grado di trasformare un gioiello progettato al computer in un prototipo “fisico” realizzato in resina. Ebbene: forse che da allora a oggi il comparto dei preziosi ha perso per strada la creatività umana del design, o rinunciato in toto alle abilità manuali della lavorazione?  Certo che no.

Gianluca Cavion

Ciò dimostra che quell’Intelligenza Artificiale di cui tanto si parla, talvolta dipingendola come un incubo da romanzo di fantascienza, in realtà abita già tra noi. E chi svolge un’attività artigiana fa bene a considerarla per quello che è, ovvero uno strumento utile a potenziare idee innovative, a migliorare i processi produttivi, a usufruire di inedite opportunità. Insomma: dobbiamo essere noi a “usare” l’I.A., non viceversa. Come, del resto, sta accadendo in ogni settore di attività, visto il bisogno di aggiornarsi continuamente se si vuole rimanere sul mercato. E avviene così da sempre. 

Recentemente, è stato il presidente nazionale di Confartigianato, Marco Granelli, a sintetizzare bene il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nelle attività della piccola e piccolissima impresa: “Tutti i settori artigiani – ha detto – possono essere valorizzati dalle nuove tecnologie. Ad esempio, i motori di ricerca e i siti di immagini possono fornire ispirazione, mentre le tecnologie di realtà aumentata e i ‘gemelli digitali’ possono permettere agli artigiani di visualizzare e perfezionare i loro progetti prima di realizzarli fisicamente. Le piattaforme digitali consentono di rappresentare e condividere idee in modo veloce ed economico. E, ancora, l’Intelligenza Artificiale può analizzare grandi quantità di dati per fornire informazioni utili su tendenze di mercato, preferenze dei clienti e ottimizzazione dei processi produttivi”.

Quindi, il destino che spesso si sente paventare, quello cioè di una sempre più massiccia “dittatura degli algoritmi”, è un discorso che può essere rovesciato a nostro favore se riflettiamo sul modo in cui sappiamo e sapremo “usare” le nuove tecnologie, ovvero considerandole degli altri utensili da aggiungere alla nostra proverbiale cassetta degli attrezzi. 

Operando a contatto con i nostri imprenditori, osserviamo che essi stanno già saldando il passato e il futuro, la tradizione e l’innovazione, applicando la loro “Intelligenza Artigiana” senza avere paura del nuovo, ma sfruttando le applicazioni digitali per ampliare l’ingegnosità e la flessibilità che stanno alla base dell’eccellenza – non solo manifatturiera – del Made in Italy e del Made in Veneto.

Quella triade di “bello, buono e ben fatto” che da sempre ci contraddistingue, unita alla crescente sensibilità per l’ambiente e il territorio, è una formula che trova piena cittadinanza anche nel contesto della cosiddetta “era 5.0”. E lo stesso presidente Granelli lo ha chiaramente ribadito nel corso del recente Seminario estivo della Fondazione Symbola tenutosi a Mantova, evento di cui parliamo anche in altra parte del nostro giornale a proposito dell’impresa “coesiva”.

“La digitalizzazione della conoscenza artigiana – ha infatti sottolineato Granelli – non significa sostituire l’interazione umana, ma piuttosto valorizzarla. L’integrazione dell’Intelligenza Artificialee delle nuove tecnologie nel Made in Italy non è solo una sfida, ma un’opportunità. È un modo perrigenerare la nostra tradizione artigiana, rendendola ancora più forte e sostenibile. Dobbiamo abbracciare il cambiamento, guidarlo con intelligenza e creatività, e utilizzare le tecnologie come strumenti per migliorare ciò che rende unico il nostro patrimonio artigiano”.

“L’importante – ha inoltre aggiunto il presidente di Confartigianato – è avere ben chiaro qual è il modello di sviluppo economico e sociale che, con il contributo di noi imprenditori, si vuole costruire. Attraverso l’uso consapevole e intelligente delle nuove tecnologie possiamo preservare l’essenza del Made in Italy, caratterizzata da qualità, innovazione, rispetto per le persone e per l’ambiente. L’intelligenza artificiale, dunque, non dev’essere vista come una minaccia, ma come una possibilità per rafforzare il nostro patrimonio di conoscenza, esperienza, eccellenza manifatturiera. Il futuro dell’impresa dipende quindi dalla sua capacità di integrare queste nuove tecnologie, rendendo il lavoro più efficiente, sostenibile e personalizzato. Solo così potremo mantenere viva la tradizione del Made in Italy, arricchendola con le opportunità offerte dalla tecnologia”.

Difficile non essere d’accordo con questa visione, che del resto si basa sull’esperienza già in essere in tutti i settori della piccola impresa, siano essi di produzione o dei servizi. E questa realtà dobbiamo essere bravi a comunicarla all’esterno, soprattutto ai giovani, a quei “nativi digitali” che magari ancora non sanno quanto e come l’artigianato sia mutato rispetto a soltanto pochi anni fa. 

Far loro “toccare con mano” la realtà tecnologica attuale delle nostre aziende, comprese quelle che proseguono la tradizione delle lavorazioni tradizionali o artistiche innovandola con sapienza, è un compito cui siamo tutti chiamati, anche con la “regia” della nostra associazione, per dare ulteriore futuro all’artigianato, al suo ruolo fondamentale nella comunità. Quell’artigianato che, nel corso dei secoli, ha affrontato con successo tutte le innovazioni possibili: l’Intelligenza Artificiale, in fondo, non è che la tappa più recente di quel lungo, lunghissimo cammino.