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Maggioni, artista artigiano della porcellana e del bronzo

Le sue opere sono ai Musei Vaticani, a Detroit e a Hong Kong, nelle bacheche dei collezionisti ma anche nelle case della gente.

Alessandro Maggioni, di origini milanesi, scoprì la sua inclinazione per l’arte scultorea giovanissimo, andando a lavorare in un’azienda a 12 anni come apprendista. Una decina d’anni dopo arrivò nel Vicentino, dove tuttora vive e crea.

L’INTERVISTA

Quanti artisti possono vantare un’opera catalogata ed esposta ai Musei Vaticani, oppure collocata all’ingresso di un ospedale di Detroit e al Convention and Exhibition Centre di Hong Kong?
Le opere in porcellana di Alessandro Maggioni, milanese di Usmate trapiantato giovanissimo nel Vicentino, sono un po’ in tutto il mondo.
Come molti artisti e artigiani, inizia a lavorare molto giovane, a 12 anni, e subito il suo datore di lavoro capisce che quel ragazzino ha doti artistiche importanti, tanto da fargli fare il lavoro di colleghi di maggiore anzianità ed esperienza: come preparare le opere “zero” da portare alle fiere.
Siamo negli anni ‘60 e nel Vicentino c’è un grande fervore artistico; così, viene chiamato come dipendente alle Porcellane Del Giglio, dove resta alcuni anni, per fondare poi la Élite Porcellane d’Arte, con sede prima a Bolzano Vicentino e poi a Monticello Conte Otto. Ci rimane vent’anni, creando 250 sculture.

Alessandro, c’è un Maggioni uomo e uno artista?

No, uomo e artista non si possono dividere. Mi riconosco nei particolari di ogni mia opera. Ancor di più, chi mi conosce bene mi sa riconoscere in ogni mia opera.

Restiamo un momento al presente. Tra le soddisfazioni, la commissione nel 2018 per “Laura”, la Statua del Dono che campeggia al centro della rotonda di fronte al Municipio di Monticello Conte Otto, a richiamare l’importanza della donazione di organi…

È stato il completamento dei miei 40 anni di impegno in Aido per sensibilizzare le persone sulla donazione di organi. Chiunque entra in paese vede un messaggio importante e mi riconosce. E, nello “spirito del dono”, è stato un lavoro totalmente gratuito da parte mia e, con lo stesso spirito, i materiali sono stati poi finanziati da una raccolta di fondi. È stato il coronamento di un impegno per la donazione degli organi, e di noi stessi in ogni modo, iniziato tanti, tanti anni fa. Ho sempre ritenuto importante sensibilizzare le persone su questo argomento e ne sono convintissimo tuttora.

Andiamo al passato. Come ha capito questa sua inclinazione per la scultura?

Quando ho capito come rappresentare la realtà. Chissà come, il mio primo titolare aveva intuito che avevo questa inclinazione. Ed è stata una fortuna incontrarlo. A 13 anni facevo i campioni dell’azienda che andavano in Fiera. E mi sono accorto che potevo fare proprio lo scultore. Avevo compreso di avere una vena artistica, ma poi mi sono dovuto – da autodidatta – costruire la tecnica; avevo voglia di chiedere, di capire di più. E ho avuto le risposte anche dai colleghi più giovani. Dagli anni ‘60 a metà degli anni ‘80 la porcellana è stata molto di moda. Mi ha permesso di esprimere me stesso, non di essere solo collegato a finalità commerciali.

E poi sono venute anche le soddisfazioni. Quali sono quelle che ricorda più volentieri?

La rappresentazione di Michelangelo al lavoro, quella di un accampamento di nomadi, la copia delle Tre Grazie di Canova, un Cenacolo; quest’ultimo è stato un lavoro veramente impegnativo: chi me lo ordinò, una delle ditte artigiane del territorio, mi disse che non erano un problema né il tempo né il costo. Ci sono volute oltre 500 ore di lavoro… E poi c’è l’Angelo delle Rose, realizzato in bronzo, alto 3 metri e 70: uno è a Detroit, un altro a Hong Kong. E poi la statua in bronzo del Beato Fra’ Claudio Granzotto per il Santuario “La Pieve” di Chiampo. Ma, se devo essere sincero, una delle soddisfazioni maggiori è stata la creazione del reliquiario in occasione della beatificazione di S. Giovanni Farina, fondatore dell’istituto vicentino, che è stato donato a Papa Giovanni Paolo II. L’originale è nei Musei Vaticani, una copia è in una cappella del Duomo di Vicenza. Soddisfazione nella soddisfazione, il giorno della celebrazione della beatificazione in Piazza S. Pietro in Vaticano non si capiva perché papa Wojtyla fosse in ritardo nella sua uscita. Si era letteralmente “perso” ad ammirare il reliquiario in ogni suo particolare.

Ha lavorato per sviluppare le idee di grandi maestri…

La mia fortuna è stata che, oltre ai lavori personali, ho ricevuto l’incarico di sviluppare opere da semplici idee o fotografie. Ad esempio, la “Donna in Vasca” di Jeff Koons a fine anni ‘80, forse la scultura in porcellana più grande mai realizzata; oppure alcune opere in collaborazione con Mark Ryden.

Oggi, dopo tanti anni di lavoro, che comunque continua con passione, quale sarebbe il suo “sogno nel cassetto”?

Mi piacerebbe che a Vicenza ci fosse un luogo nel quale la mia collezione privata, di oltre 200 pezzi creati da me, potesse trovare casa, per raccontare la storia della Vicenza artistica che lavorava la porcellana, un periodo che ormai non c’è più.