
Le sfide delle imprese tra Export, UE e valorizzazione dell’artigianato
di Gianluca Cavion presidente Confartigianato Imprese Vicenza
Navigare a vista. È questa la condizione cui sono state costrette le nostre imprese esportatrici in questa prima fase d’anno caratterizzata dall’incertezza sul fronte dei dazi annunciati dagli Usa.

Una ridda di notizie contraddittorie, il cui sicuro effetto è stato quello di allarmare i mercati economici e finanziari, di frenare investimenti, di bloccare i flussi commerciali e le filiere di produzione. Situazione pesante, soprattutto per una provincia come quella vicentina che ha nell’export uno dei suoi capisaldi. Nel frattempo, però, non siamo stati con le mani in mano. In attesa di una chiara definizione dei nuovi regimi tariffari tra una sponda e l’altra dell’Atlantico, abbiamo intensificato il nostro impegno (che non nasce certo oggi) nell’individuare nuove aree di sbocco per i prodotti del nostro artigianato. Ne parliamo anche in questo numero di FareImpresa, dove raccontiamo alcune recenti iniziative nel nostro Ufficio Internazionalizzazione, grazie al quale la rete dei “desk” su cui possiamo fare affidamento ci porta a essere presenti ora in piazze come Sud Africa, Cina, Russia, Centro America (Colombia e Guatemala), con prospettive per l’India. Senza mai dimenticare l’importanza che riveste il mercato interno dell’Unione Europea. A proposito della quale, va registrata qualche interessante novità.
Ogni tanto, infatti, pare che l’UE si ricordi di quel suo “Small Business Act” che le impone di legiferare tenendo conto, in primo luogo, dell’impatto che i vari provvedimenti possono avere sulla vita delle piccole imprese (“Think Small First”), evitando loro di subire ingiustificati appesantimenti normativi. Ebbene: nell’ambito della Strategia che sta elaborando la Commissione europea, è previsto un nuovo test di sostenibilità in tal senso, così come si parla della necessità di sfoltire norme definite “inutilmente complesse”. Tutto questo al fine di rendere (anche in chiave anti-dazi) più snello il mercato interno UE, secondo l’idea che una riduzione dell’export verso gli Usa potrebbe essere compensata dal favorire un aumento degli scambi tra i 27 Stati membri, dove vivono 450 milioni di consumatori, operano 26 milioni di imprese e si realizza il 18% dell’economia mondiale. Vedremo in che modo tale volontà troverà applicazione pratica.
Di pari passo, continuiamo a sperare che anche nel nostro Paese i ripetuti proclami di volontà e necessità di favorire la sburocratizzazione trovino uno sbocco efficace, concreto, mentre spesso la sensazione degli imprenditori è che stia accadendo il contrario. È un tema che riguarda tutte le aziende: le nostre “scartoffie” rimangono uno degli ostacoli più evidenti di fronte all’esigenza di poter operare con agilità e serenità. La mole di documenti richiesti anche per questioni banali è scoraggiante, certi obblighi si sovrappongono inutilmente, le procedure previste sono spesso farraginose, inutilmente ripetitive, col risultato di costringere a perdite di tempo (e di danaro) chi, invece, di tempo da perdere non ne ha proprio. È davvero troppo chiedere che certi passaggi vengano accorpati, vengano resi più semplici e veloci?
Proprio per questo siamo anche curiosi di vedere in che modo – ovvero con quali strumenti e finalità – verranno messi in circolo i 25 miliardi che il Governo si è impegnato a stanziare per fronteggiare le turbolenze internazionali e i rischi di una prolungata “guerra dei dazi”. A nostro avviso, serve impiegarli secondo una politica industriale che preveda interventi e programmazioni a lungo termine, con una visione che tenga conto delle diverse caratteristiche del mondo produttivo.
Infine, un accenno lo merita la campagna “Artigianato, futuro del Made in Italy” di cui potete leggere in questo numero del giornale. Ebbene, l’intento di fondo è di riuscire a comunicare l’immagine moderna del nostro artigianato, agendo su due fronti.
Il primo è rappresentato dai giovani, che dobbiamo intercettare per far capire – anche attraverso i linguaggi da loro utilizzati – quali opportunità professionali e personali offre oggi l’universo artigiano. In tal senso sono indirizzate tutte le molte e varie iniziative di orientamento poste in atto dal nostro Ufficio Scuola e Capitale Umano, sia per gli studenti delle medie che per quelli vicini al diploma nelle superiori, ma rivolte pure alle famiglie e ai docenti, per avvicinare tutti a conoscere meglio il volto attuale e innovativo dell’artigianato, in ogni suo settore di attività.
L’altro fronte è quello rappresentato dai clienti, dai consumatori: è fondamentale che essi comprendano la differenza esistente tra un prodotto o un servizio realizzato da un’azienda artigiana e uno, diciamo così, di larga scala. Nel primo aspetto, sono condensate caratteristiche di attenzione alla qualità, al “su misura”, al rapporto con le persone e il territorio, alla sostenibilità sociale, alle competenze, alla valorizzazione dei talenti di chi lavora. Detta in breve: l’artigiano, oltre alla sua perizia, ci mette sempre la faccia, risponde del suo operato, lo garantisce, occupa gente del posto, paga le tasse qui, contribuisce allo sviluppo della comunità. Vi pare poco?