
L’analisi della redditività: come leggere il conto economico aziendale
Il conto economico è uno strumento fondamentale per ogni imprenditore che desideri comprendere la redditività della propria azienda e prendere decisioni strategiche informate.
Si tratta di uno strumento che mostra in modo chiaro e sintetico come sono andate le cose nell’arco di un anno: quanto si è venduto, quali sono stati i costi sostenuti e quale risultato netto è stato ottenuto. Ma dietro a questi numeri si cela molto di più: indicazioni precise su quali aree stanno performando bene e quali invece richiedono attenzione. Ad esempio, un’azienda può scoprire, mediante l’analisi del conto economico, un eccessivo consumo energetico in una linea produttiva. Intervenendo su questa inefficienza può ridurre i costi e aumentare la redditività. Perché un’azienda che conosce i propri numeri è un’azienda che cresce consapevolmente.
I PUNTI CHIAVE
Per orientarsi nella lettura del conto economico, è utile concentrarsi su tre aspetti principali:
- i ricavi, che rappresentano le vendite realizzate. Un’analisi attenta può aiutare a capire se il mercato risponde positivamente all’offerta o se è necessario intervenire;
- i costi, che comprendono tutte le spese legate alla produzione e alla gestione. Individuare i costi più rilevanti e valutarne l’andamento è importante per migliorare i margini;
- il risultato netto, ossia il saldo finale tra ricavi e costi, che rappresenta il vero indicatore della redditività.
Indicatori essenziali per approfondire l’analisi
Ma, per comprendere davvero la salute economica di un’azienda, non basta fermarsi ai dati di base come ricavi, costi e risultato netto. È importante andare oltre, utilizzando alcuni indicatori chiave che permettono di valutare la redditività, l’efficienza e la sostenibilità delle scelte gestionali.
Uno degli indicatori più utilizzati è l’EBITDA, che misura la redditività operativa dell’impresa, ossia quanto l’azienda è in grado di generare dalla propria attività caratteristica, senza tener conto delle politiche di ammortamento, degli accantonamenti, degli oneri finanziari e delle imposte. Questo indicatore è particolarmente utile perché consente di confrontare aziende di settori diversi o con differenti strategie di investimento e finanziamento. Ad esempio, se un’azienda registra ricavi per 700mila euro e sostiene costi operativi per 300mila euro, l’EBITDA sarà pari a 400mila euro. Questo valore, rapportato ai ricavi, offre una misura immediata dell’efficienza operativa. Un’EBITDA del 60% circa indica che, su ogni euro di fatturato, 60 centesimi rimangono all’azienda prima di interessi, imposte e ammortamenti.
Un altro indicatore fondamentale è il ROI, che esprime la redditività del capitale investito. In pratica, il ROI indica quanto utile operativo viene generato per ogni euro investito nell’attività. Se, ad esempio, l’utile operativo è di 100mila euro e il capitale investito è di 500mila euro, il ROI sarà del 20%. Questo significa che ogni euro investito produce venti centesimi di utile operativo. Un ROI elevato segnala una gestione efficiente delle risorse e una buona capacità di generare valore dagli investimenti effettuati.
Accanto a questi indicatori appena citati, sono da considerare i margini di profitto, che si suddividono in margine lordo, margine operativo e margine netto. Il margine lordo indica la percentuale di ricavi che rimane dopo aver coperto il costo delle merci vendute, offrendo una prima misura della redditività delle attività principali. Il margine operativo mostra quanto resta dei ricavi dopo aver dedotto tutti i costi operativi, mentre il margine netto rappresenta la quota di ricavi che si trasforma in utile finale, dopo aver considerato anche oneri finanziari e imposte. Questi margini, letti insieme, aiutano a individuare dove si concentrano i principali “assorbimenti” di risorse e dove, invece, l’impresa riesce a creare valore.
Per avere un quadro ancora più chiaro, è utile soffermarsi sull’incidenza di alcune voci di costo rispetto ai ricavi. Analizzare quanto “pesano”, ad esempio, gli oneri finanziari sul fatturato permette di capire se il costo del debito sta diventando eccessivo e rischia di compromettere la redditività complessiva. In generale, un’incidenza degli oneri finanziari tra l’1% e il 2% del fatturato è considerata fisiologica; valori superiori a 3-4% richiedono, invece, particolare attenzione e una riflessione sulla struttura finanziaria dell’azienda. Se, ad esempio, un’impresa sostiene oneri finanziari per 20mila euro su un fatturato di 800mila euro, l’incidenza sarà del 2,5%, un valore che suggerisce di monitorare con attenzione la situazione debitoria.
Allo stesso modo, valutare il peso del costo del personale rispetto ai ricavi aiuta a capire se l’organico è dimensionato in modo corretto rispetto all’attività svolta, mentre l’analisi dell’incidenza delle materie prime consente di individuare eventuali inefficienze negli approvigionamenti o nella produzione. Anche le spese generali e amministrative vanno monitorate: una loro incidenza troppo elevata può segnalare margini di ottimizzazione nella gestione.
L’analisi del conto economico permette di scoprire dove intervenire per ottimizzare la gestione: costi di materie prime o servizi troppo elevati rispetto ai ricavi, spese generali e amministrative da razionalizzare, investimenti non sfruttati appieno, costi del personale non allineati con il reale fabbisogno produttivo.
Individuare le criticità è il primo passo per definire strategie efficaci di contenimento e di sviluppo.
Strategie per migliorare la redditività e sostenere la crescita
Per aumentare la redditività e favorire una crescita stabile, è importante adottare un approccio integrato che coinvolga diversi aspetti dell’azienda. Prima di tutto, coinvolgere il team nella definizione degli obiettivi crea un clima di responsabilità condivisa e motivazione.
La razionalizzazione dei costi, attraverso l’ottimizzazione dei processi e l’uso di tecnologie digitali, permette di ridurre sprechi e migliorare l’efficienza. Allo stesso tempo, rivedere le politiche di prezzo e proporre soluzioni aggiuntive o complementari ai clienti può aumentare il valor medio delle vendite senza incidere sui costi fissi. Diversificare prodotti, servizi e mercati serve a ridurre i rischi e ad ampliare le fonti di reddito, mentre migliorare l’esperienza del cliente favorisce la fidelizzazione e stimola nuovi acquisti. Infine, investire nella formazione del personale è fondamentale per mantenere competitività e capacità di innovazione.
Il ruolo del consulente
In questo percorso, il consulente aziendale è un alleato indispensabile per l’imprenditore. Non solo aiuta a interpretare correttamente il conto economico e gli indicatori di redditività come ROI ed EBITDA, ma guida anche nella definizione di strategie di ottimizzazione dei costi personalizzate e sostenibili. Ad esempio Confartigianato Imprese Vicenza, con la sua rete di esperti, offre un supporto concreto alle imprese, mettendo a disposizione consulenze specializzate, strumenti di analisi e formazione per migliorare la gestione economica e favorire una crescita consapevole e duratura.