
Il libro che racconta i vicentini nel mondo e le loro storie
S’intitola “70 anni da Vicentini nel mondo” il libro scritto da Stefano Ferrio, e recentemente pubblicato da Ronzani Editore, che celebra appunto i settant’anni dalla fondazione, avvenuta in seno alla Camera di Commercio di Vicenza, dell’Associazione Vicentini nel Mondo.
Un ente tuttora necessario e prezioso, punto di riferimento caro e insostituibile per quanti, pur da lontano, coltivano legami affettivi e culturali con la terra delle proprie origini.
Decine di migliaia, eppure spesso invisibili. Sono le vicentine e i vicentini di pianura e montagna che a partire dal XIX secolo, da ogni angolo di una provincia grande per estensione e storia come la nostra, hanno lasciato la loro terra perché costretti a emigrare: chi per le piantagioni di caffè del Brasile, chi per le miniere di carbone del centro Europa, chi per avviare imprese e commerci in Australia, Argentina e Canada. Sono solo alcuni, questi, dei Paesi raggiunti in due secoli da povere quanto operose famiglie vicentine, che hanno lasciato traccia, ovunque, di una laboriosità e di un ingegno non comuni; si tratta, del resto, di una provincia che ha dato i natali a illuminati imprenditori, geniali artigiani, fecondi scrittori, uomini e donne segnati da profonde vocazioni religiose, le cui radici hanno fatto sì che i nostri emigranti non solo dessero testimonianza di una straordinaria laboriosità, ma costruissero anche storie imprenditoriali di successo, tramandate di generazione in generazione.
Questo libro, dunque, non solo ripercorre i settant’anni di attività dell’Associazione Vicentini nel Mondo, ma nelle sue 224 pagine racconta anche molte di quelle vicende umane, così come rende omaggio all’attaccamento tuttora vivo dei discendenti attuali di coloro che affrontarono quelle avventure in terre lontane. La Prefazione del volume è affidata a Giorgio Xoccato, presidente della Camera di Commercio di Vicenza, mentre l’Introduzione porta la firma di Ferruccio Zecchin, presidente dell’associazione Vicentini nel Mondo.
Il primo capitolo
Per gentile concessione dell’autore, riportiamo il primo capitolo, che s’intitola “Ai Vicentini del 2093…”. Eccolo.
«Chissà cosa vorrà dire essere “Vicentini nel mondo” tra altri settant’anni, in quel 2093 che solo a scriverlo, o a nominarlo, incute un inevitabile senso di soggezione?
Perché tra nuovi assetti dell’ordine globale, Intelligenza Artificiale, mezzi di comunicazione, progressi della robotica, migrazioni, cambiamenti climatici, esplorazioni spaziali, computer quantistici e chissà quali mezzi di mobilità personale e collettiva, la sensazione è quella di una comunità umana che potrebbe essere notevolmente diversa dall’attuale.
Qualunque essa sarà, i vicentini ne faranno parte, riconoscibili per un loro tratto gentile e operoso, e rappresentati da tesori inestimabili che ancora si chiameranno Andrea Palladio, Madonna di Monte Berico, Vicenza Calcio, “poenta e bacalà”. E continueranno a essere “cittadini del mondo” come lo fu cinquecento anni fa il loro celebre progenitore Antonio Pigafetta, il primo a dare conto per iscritto della circumnavigazione del globo terrestre. Che è lo stesso ruolo attualmente rivestito da uomini e donne chiamati a onorare in ogni angolo del pianeta il nome “Vicenza” in qualità di imprenditori, lavoratori, scienziati, medici, sacerdoti, volontari, docenti, ricercatori, sportivi, studenti.
Eppure, le diversità, perlomeno apparenti, con questo nostro presente, potrebbero essere tali da disorientare i vicentini dell’anno 2093 nel momento in cui vorranno capire qualcosa di più preciso di noi, cioè del loro passato. Ecco, se a qualcuno di loro verrà in mente di cercare informazioni in proposito nelle raccolte della rivista Vicentini nel Mondo, possiamo stare certi dell’illuminazione che lo coglierà di fronte alla copertina del numero 2 dell’anno 2020.
La foto di sfondo, scattata a Vicenza, è quello di uno scorcio di piazza dei Signori assolato e totalmente, anzi, “innaturalmente” deserto, come neanche in pieno ferragosto è dato vedere. Il perché di una così misteriosa visione è spiegato dai dodici volti sovrimpressi in primo piano, ognuno all’interno di un suo elegante “tondino” cerchiato di rosso. Appartengono a dodici “testimonial” che nell’occasione hanno due cose in comune: sono Vicentini nel Mondo fotografati a a Buenos Aires come a Mondelange, a Melbourne come a Serra Gaucha o a Montreal, e hanno tutti il volto travisato da una mascherina.
Non potrà esserci alcun dubbio. Tra settanta, come tra settecento o settemila anni, per qualsiasi osservatore, dal semplice curioso allo storico di professione, la copertina di questo numero di Vicentini nel Mondo avrà il valore di una semplice, quanto preziosa testimonianza sulla pandemia che nell’anno 2020 ha funestato l’intero pianeta Terra, relegando miliardi di persone all’interno delle proprie abitazioni e lasciandosi alle spalle un incalcolabile numero di morti.
Nello stesso tempo, dopo avere colto questa emblematica dimensione globale dell’immagine, l’attenzione avrà di che soffermarsi sulla specificità del suo contenuto. Diverrà dunque chiaro che ad accomunare quegli strani sorrisi, quanto mai veri perché costretti ad affiorare dalle mascherine, è l’appartenenza a un’associazione che si chiama Vicentini nel Mondo. Un qualcosa che nel funesto anno 2020 del covid agiva in modo così trascinante nei cuori dei dodici personaggi fotografati, sei uomini e sei donne, da superare i dolori, le angosce e le paure portate in tutto il mondo da un virus che dell’intera umanità ha cambiato la Storia.
Basterà dunque questa copertina di rivista a far capire che il nome Vicentini nel Mondo evoca significati importanti, fatti da scoprire e tramandare, verità piccole e grandi rivelate da un fenomeno antico come l’umanità stessa: le emigrazioni, i viaggi compiuti da uomini e donne i cui “bagagli” non sono solo sacchi o valigie, ma anche patrimoni incorporei che prendono il nome di tradizioni, culti, narrazioni, talenti condivisi.
Ecco spiegarsi come mai questa strana immagine esercita su di noi un fascino così potente. Perché, nonostante sia fotografato nella città dove abita, a migliaia di chilometri di distanza dagli altri, ognuno di questi uomini e donne “qui” trova una casa comune e amatissima, le cui fondamenta sono state gettate settant’anni fa, nel 1953. Quando, in seno a un ente benemerito come la Camera di Commercio di Vicenza, iniziava l’appassionante e inimitabile storia che ci accingiamo a raccontarvi.»
L’autore
Stefano Ferrio, scrittore e giornalista nato a Vicenza nel 1956, dirige dal 2016 il periodico “Vicentini nel Mondo” e, sempre per la casa editrice Ronzani, ha pubblicato “50 anni di ‘pop’”, dedicato alla storia della Labrenta, gloriosa fabbrica di tappi con sede a Breganze. Come narratore ha scritto vari romanzi e, nelle vesti di storico del calcio, ha invece dato alle stampe “Il secolo biancorosso”, pubblicato da “Il Giornale di Vicenza” per i 100 anni del Lanerossi Vicenza, e “Azzurri d’Europa”, scritto assieme a Gianni Grazioli. Attualmente è vicedirettore della Side Academy di Verona e scrive per il “Corriere del Veneto”.