Skip to main content







Gubitta: il Welfare è già un elemento strategico

Il tema del Welfare Aziendale è un argomento che impatta anche sulle imprese artigiane, e sul quale bisogna superare fraintendimenti o perplessità.

Per fare il punto regionale della situazione, si è svolto recentemente il Veneto Welfare Day, dove ci si è confrontati sulla promozione e la cultura della Previdenza, della Bilateralità e del Welfare aziendale e territoriale in Veneto. Associazioni di Categoria, Sindacati, Patronati e CAF, Università, Scuole, Centri di Formazione, Centri per l’Impiego, Camere di Commercio, Istituti di Credito e Assicurazioni, su tutto il territorio hanno organizzato seminari e momenti di approfondimento, specie su come si possa interpretare e articolare tale materia. La manifestazione è stata organizzata da Veneto Welfare, Unità Operativa regionale che ha il ruolo di dare impulso allo sviluppo della previdenza complementare collettiva e, in generale, ai sistemi di welfare integrato. 

Uno degli ospiti al Welfare Day è stato Paolo Gubitta, docente all’Università di Padova, che ha partecipato alla tavola rotonda “Welfare Aziendale e certificazioni, strumenti per incrementare la produttività e la competitività delle aziende e del territorio”. Pubblichiamo il suo intervento, in cui egli spiega anche cos’è il “Welfare Index PMI”, e quali gli ambiti da considerare per attivare politiche di Welfare Aziendale

LAVORO E CAPITALE UMANO.
POLITICHE DI WELFARE: SVILUPPO, EQUITÀ, SOSTENIBILITÀ
di Paolo Gubitta

Chi si occupa di organizzazione e gestione del personale sa bene che «il lavoro è uno stare in situazione». In pratica vuol dire che la qualità dell’ambiente di lavoro e delle relazioni con colleghi e colleghe sono fattori che incidono sulle scelte professionali di ogni persona, come ad esempio accettare la proposta di un’impresa e poi rimanerci nel tempo, piuttosto che cercare altre occasioni di impiego. Tutti e tutte noi, a prescindere dal mestiere che facciamo, sappiamo bene o abbiamo sentito dire che negli ultimi anni, e in particolare a partire dal 2020 con lo scoppio della pandemia, in molte persone «è scattato quel qualcosa» che ha cambiato sia il significato attribuito al lavoro sia l’importanza del bilanciamento tra esigenze del lavoro ed esigenze personali e familiari. Espressioni come grandi dimissioni, grandi scelte e disimpegno silenzioso sono diventate di uso comune. Fin qui, siamo tutti d’accordo e saremmo in grado di condurre amabili o animate conversazioni.Un po’ meno diffusa è la conoscenza su altri fenomeni di contorno, che è bene tenere a mente e che suonano più o meno così: le persone non possono lasciare a casa i loro valori (etici, ambientali) e le imprese devono in qualche modo allinearsi (anche) con le loro le preoccupazioni sociali e ambientali.Adesso, però, mettiamoci dalla parte di un datore di lavoro che, indipendentemente da ciò che pensa sulle dinamiche indicate sopra, deve senza indugio attrezzarsi per affrontarle, per non rischiare di rallentare le attività della sua impresa.Cosa significa praticamente che «il lavoro è uno stare in situazione» e come agire quando «è scattato quel qualcosa»?Tra le varie leve che si possono attivare, quelle legate al welfare aziendale giocano un ruolo chiave. Quando si entra in questo tema, ci sono tre livelli di analisi. Il primo è di natura fiscale e non è al centro di questa riflessione (anche perché rischia di alimentare solo conversazioni animate e rivendicative).Il secondo è di natura organizzativa e gestionale: le azioni di welfare sono per davvero una leva importante. Il Welfare Index PMI offre uno schema interessante per guidare le imprese nell’impostazione delle azioni di welfare. Questo studio utilizza 156 parametri, li organizza in dieci aree (Previdenza e protezione, Salute e assistenza, Conciliazione vita – lavoro, Sostegno economico ai lavoratori, Sviluppo del capitale umano, Sostegno alle famiglie per educazione e cultura, Diritti, Diversità e inclusione, Condizioni lavorative e sicurezza, Responsabilità sociale verso i consumatori e i fornitori, Welfare di comunità) e definisce indici di iniziativa, di capacità gestionale e di impatto sociale. 

Nel report Welfare Index PMI 2022 si legge che tra le 6.532 imprese coinvolte nell’indagine 957 sono venete, si ricava che queste ultime si posizionano bene in quasi tutte le aree del welfare aziendale analizzate, si dice che spiccano su alcuni parametri quali Condizioni lavorative e sicurezza, Welfare di comunità, Diritti, Diversità e inclusione. In più, si sottolinea che il 33,9% coinvolge direttamente le maestranze nelle decisioni di welfare aziendale, attraverso indagini, colloqui individuali o collettivi. Nella nostra regione, inoltre, hanno sede 17 delle 121 imprese che nel 2022 hanno ottenuto il rating di «Welfare Champion»: insomma, imprese top (anche) nel welfare. 

Usando questo «alfabeto», ogni impresa, a prescindere da dimensione e settore, può decidere la Road Map per il modello di welfare che meglio bilancia le esigenze del business e quelle delle maestranze. Non c’è nessun alibi che tenga.

Il terzo livello di analisi è contrattuale. I dati OCSEL (Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello) della CISL dicono che il 38% degli accordi integrativi sottoscritti nel periodo 2017-18 hanno introdotto misure di welfare, con una crescita notevole sul biennio precedente (23%). Il welfare si è affermato come la seconda materia più presente nella contrattazione di secondo livello, dopo il salario e prima di materie di grande rilevanza come l’orario, la gestione delle ristrutturazioni e delle crisi, i diritti sindacali e l’organizzazione del lavoro. Non serve aggiungere che il welfare sarà una leva strategica per attivare innovazioni significative anche nei rapporti tra le Parti Sociali, che reclameranno nuovi stili negoziali e nuove competenze. Il messaggio è chiaro. Tutti noi, indipendentemente da ogni altra considerazione, lavoriamo anche per lo stipendio e preferiamo lavorare in realtà che hanno una strategia anche per il welfare.

CHI È PAOLO GUBITTA
Paolo Gubitta è professore ordinario di Organizzazione aziendale e presidente della laurea magistrale in Management for Sustainable Firms all’Università di Padova. È direttore scientifico dell’Area Imprenditorialità di CUOA Business School.

PODCAST