Export: l’analisi aggiornata a settembre
Numeri in leggero calo. Ma Vicenza si riconferma 3ª provincia per valore di esportazioni manifatturiere, 2ª per il settore Macchinari e Apparecchiature
Nonostante una situazione internazionale difficile e il costo della materie prime che porta i valori dell’export in leggera contrazione, Vicenza si conferma ancora la 3° provincia italiana per valore di esportazioni manifatturiere, dietro a Milano e Torino.
I dati arrivano dall’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza e riguardano i primi 9 mesi del 2023 in cui l’export manifatturiero vicentino registra un lieve calo (-1,6%) rispetto allo stesso periodo del 2022 (a livello regionale il dato si assesta sul +0,4%). Per la provincia berica si tratta del secondo trimestre consecutivo nel 2023 in cui si rileva un calo tendenziale dell’export: dopo un aumento del 5,4% nel I trimestre, nel II trimestre si assiste a una inversione del trend con un calo del 3,9% e un più accentuato calo del 6,1% nel III trimestre rispetto allo stesso periodo del 2022.
“I dati rispecchiano una situazione percepita e nota. Il 2023 è stato caratterizzato dall’incertezza e questo ha avuto i suoi effetti sulle esportazioni di tutti i settori. Conflitti irrisolti dentro e fuori l’Europa, la Germania sotto la lente di ingrandimento per le basse performance della sua economia, gli effetti della Brexit, un rallentamento della locomotiva cinese, sono elementi che immancabilmente incidono sulle esportazioni – commenta Cristian Veller, delegato all’Internazionalizzazione, mercati e filiere di Confartigianato Imprese Vicenza -. Aggiungiamoci i tassi di interesse che nel 2023 sono progressivamente aumentati, fiaccando gli investimenti, e la corsa dei costi delle materie prime e ben si capisce come lo scenario conosciuto fino a un anno fa sia completamente cambiato. In questo momento risulta difficile capire e sapere cosa ci attende, sicuramente come Associazione teniamo occhi e orecchie ben aperti per cogliere i segnali del mutamento e capire come sostenere le imprese in questa fase”.
In questo scenario sono, infatti, i settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese (MPI) a registrare una flessione del -2,6% rispetto ai primi nove mesi del 2022, variazione tripla rispetto al -0,8% rilevato dagli altri settori manifatturieri. Il calo è determinato in particolare da tre comparti: Articoli in pelle (-9,8%), Prodotti della metallurgia (-9,6%) e Carta e prodotti di carta (-32,5%).
In forte aumento, invece, le esportazioni di Macchinari e apparecchiature, primo settore per vendite all’estero, che registra una crescita dell’11,1% rispetto ai primi nove mesi del 2022. In particolare, crescono le vendite di Macchine per la formatura dei metalli e altri macchine utensili (+24,1%), e Macchine per l’agricoltura e la silvicoltura (+21,9%) di cui Vicenza è 2° provincia esportatrice (era la 5° due anni fa). Un settore, quello dei Macchinari e apparecchiature, in cui operano quasi mille aziende, di cui l’88,9% sono micro e piccole imprese, e occupano 23.623 addetti, pari al 7,2% dell’occupazione delle imprese attive della provincia.
Quanto ai comparti in espansione, aumentano le vendite di Prodotti alimentari (+9%), Prodotti delle altre industrie manifatturiere (+2,9%), Articoli di abbigliamento e pelliccia (+1,1%) e Mobili (+0,4%).
Tra i principali mercati di destinazione, continua l’analisi dell’Ufficio Studi, si osservano le contrazioni più intese, a doppia cifra, verso Cina (-12,5%) e Regno Unito (-12,2%). In flessione anche le esportazioni verso i primi due partner commerciali, del -2,4% verso Germania e -2,9% verso gli Stati Uniti. Tuttavia, quasi la metà dei principali mercati risultano in positivo: crescono le esportazioni manifatturiere in Turchia (+19,0%), in Cechia (+6,2%), in Svizzera (+5,9%), in Romania (+5,8%), in Spagna (+3,6%), nei Paesi Bassi (+2,8%), e negli Emirati Arabi Uniti (+1,8%). In generale, le esportazioni manifatturiere vicentine mostrano un calo più contenuto verso i mercati dell’Unione Europea a 27 che segnano un -1% rispetto ai primi nove mesi del 2022, a fronte di una contrazione verso i mercati extra Ue a 27 del -2,2% nello stesso periodo.
Persiste la crescita dei prezzi alla produzione sebbene subisca un notevole rallentamento: nei primi nove mesi del 2022, infatti, l’aumento tendenziale era del +12,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nei primi nove mesi del 2023 la crescita dei prezzi alla produzione si è fermata a +3%.
Correggendo i dati delle esportazioni manifatturiere in valori per i prezzi alla produzione, si stima che nei primi nove mesi del 2023 i volumi dei prodotti esportati siano in diminuzione del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, a fronte di un calo delle vendite in valori dell’1,6%.
Osserviamo così come per alcuni settori la dinamica positiva in valori, correggendo per i prezzi alla produzione, porti ad una dinamica in volumi negativa. È il caso, ad esempio, dei Prodotti alimentari dove negli ultimi nove mesi l’export in valori cresce del 9% a fronte di una variazione in volumi stimata a -0,5%; di Prodotti delle altre industrie manifatturiere (variazione in valori +2,9% e in volumi -1,8%) e Articoli di abbigliamento (variazione in valori +1,1% e in volumi -2,5%). Situazione del tutto opposta per i Prodotti della metallurgia che rilevano un calo dei prezzi alla produzione del 14,7% rispetto ai primi nove mesi del 2022: ciò comporta una stima dell’export in volumi in crescita del 5,9%, a fronte di un calo delle vendite in valori del 9,6%.
“Per dire quanto la situazione sia in continuo divenire – aggiunge Veller-, è notizia di questi giorni che quasi tutte le compagnie marittime stanno dando ordine alle loro navi di circumnavigare per il Capo di Buona speranza ed evitare il tragitto per il Canale di Suez perché in quel tratto di mare potrebbero subire attacchi. Gli effetti di queste nuove rotte sono i tempi di trasferimento delle merci che così, di fatto, si prolungano di settimane, in un momento dell’anno molto importante per commercio ed export. Non solo, tutto ciò si riflette anche sui costi dei trasporti che stanno subendo un’impennata imprevista e incontrollabile arrivando a doppiare, o triplicare, quelli di appena qualche giorno fa”.